Accade in un comune nella periferia del Regno che l’Anac disponga di irrogare una sanzione di € 1.400,00 nei confronti del segretario generale per la mancata adozione, in qualità di RPCT, del codice di comportamento dei dipendenti della pubblica amministrazione.
Il segretario obietta di non essere mai stato nominato RPCT ed impugna il provvedimento innanzi al Tribunale.
Anac si costituisce contestando quanto affermato dal segretario, ritenendolo infondato in fatto ed in diritto e chiedendo il rigetto del ricorso.
Il Tribunale accoglie invece l’opposizione del segretario, annulla il provvedimento sanzionatorio e condanna l’Autorità alla rifusione delle spese di lite a favore del segretario.
Avverso tale decisione l’Anac soccombente presenta impugnativa innanzi alla Corte d’Appello.
Ma anche la Corte d’Appello conferma il responso ritenendo fosse pacifico che il sindaco non avesse adottato alcun provvedimento di nomina ai sensi di legge nei confronti del segretario generale.
La Corte aggiunge che “la suggestiva domanda dell’appellante circa le eventuali conseguenze della mancata nomina, da parte del sindaco, del responsabile in parola (figura, questa, che riveste un ruolo di primaria importanza, siccome deputata alle attività di controllo, prevenzione e contrasto della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione), non può valere a riscontrare la qualifica in capo ad un soggetto che non la riveste, potendosi per converso configurare la responsabilità del sindaco per la mancata nomina del responsabile della prevenzione della corruzione.”
A seguito di tali considerazioni i giudici rigettano l’appello e condannano l’appellante Anac alla rifusione, in favore del segretario, delle spese del grado, che liquida in complessivi €.1.830,00 per compensi, oltre ad IVA, CPA e rimborso spese forfettarie nella misura del 15%.
Sarebbe paradossale apprendere che a fronte di questa spiacevole vicenda il Segretario abbia anche subito un procedimento disciplinare dall’Albo dei Segretari ……
