Il sviluppo inestricabile delle scadenze successive al rendiconto

Su Il Sole 24 Ore del 7 maggio 2024, l’articolo di Patrizia Ruffini “Dieci adempimenti post-rendiconto: le date cruciali da cerchiare” è ben rappresentativo dell’invincibile burocrazia, che infierisce con particolare accanimento sugli enti locali.

L’articolo riporta le tante comunicazioni post rendiconto. Un elenco sconfortante di una, per altro piccola, serie delle tantissime scadenze nelle quali certificare e comunicare quantità immense di dati ai più diversi destinatari (dal Mef alla Corte dei conti,  dal Ministero dell’interno alla Sogei o a piattaforme), tutte a pena di sanzioni o blocchi di assunzioni.Tutte comunicazioni, per altro, da effettuare utilizzando modalità diverse, in banche dati diverse, con accessi diversi e scadenze diverse.

E’ il trionfo di Bisanzio, della complicazione, dell’analiticità atomizzata dell’informazione fine a se stessa, o, meglio, finalizzata quasi a ridefinire l’autodafè dell’ente locale, valvassino, nei confronti degli enti grandi feudatari, che esigendo e riscuotendo la “comunicazione a pena di” confermano a se stessi e agli enti locali la loro “supremazia”, sia con pensose successive analisi di dati, che arrivano dopo anni e pertanto sono utili solo ai media per scrivere qualche articolo di commento, sia appunto con le “sanzioni”, spesso, per altro, riservate ai più deboli della filiera.

Si tratta, per lo più, di dati pubblicati e presenti in banche dati ed applicativi di uso comune, ai quali gli enti feudatari dovrebbero e potrebbero accedere da se stessi, ma si preferisce scaricare “l’adempimento”: il feudatario, del resto, banchetta in sontuosi saloni, non si cura della fatica di coltivare ed allevare da parte del contado.

Si fa un gran parlare dell’intelligenza artificiale, dei big data, delle nuove professionalità necessarie per l’applicazione delle tecnologie digitali. Ma, a parte qualche debolissimo e malriuscito tentativo (vedasi Fvoe), ancora non si sono creati sistemi digitali di dialogo ed accesso tra le banche dati esistenti, in modo che chi debba acquisire dati vi provveda senza chiedere l’invio al soggetto detentore o produttore, accedendovi direttamente, anche mediante routine totalmente informatizzate e digitalizzate.

Sembra che l’ebbrezza dell’individuazione di un “responsabile” dell’imputazione dei dati da poter sanzionare, di una scadenza per poter diffidare, di un insieme di dati da poter acquisire anche se presenti e rilevabili, sia irrinunciabile per i feudatari della burocrazia.

Sicchè, poi, le fantasmagoriche elucubrazioni sulle nuove competenze, la semplificazione, la digitalizzazione, l’attenzione al “risultato” invece che all’adempimento, finiscono solo per suscitare negli operatori, che a testa bassa imputano dati, li copiano, li riversano nella prima, nella seconda, nella terza, nell’ennesima banca dati in modo sempre analogo e sempre diverso, con scadenze che si inseguono contorcendosi ed avviluppandosi insieme con le sanzioni incontrollabili e cangianti, come i capelli serpentini della Gorgone Medusa, sgomento e fastidio.

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