DIRIGENTI PUBBLICI E RIFORMA PA: UNA REPLICA SUL CORRIERE DELLA SERA

Caro Direttore,

l’amministrazione pubblica rischia di diventare clientelare per legge e nessuno dice niente, pare. Poi, però, non vogliamo più sentire nessuno incolpare la “burocrazia” di tutti i mali del Paese.

L’articolo di Antonella Baccaro (“Dirigenti statali e incarichi esterni. Così il governo punta al ricambio”, Corriere dell’8 marzo) spiega bene tecnicamente cosa si sta preparando. Ma la cosa non riguarda “noi”, i dirigenti pubblici. Riguarda voi. Riguarda tutti.

Eh sì, perché dopo anni di bocche riempite di “meritocrazia”, di invettive contro stipendi troppo alti e l’invasione della politica nella PA, ci troviamo davanti una riforma che potrebbe arrivare a fare tutto il contrario: la professionalità diventa a chiamata, non solo per ruoli di staff, e la selezione dei dirigenti potrebbe diventare un affare privato. Se proviamo a parlarne siamo tacciati di interesse corporativo, usando persino la Costituzione come paravento (la Costituzione dice cose un po’ diverse, in effetti, chissà poi perché).

Quando si prospetta il rischio concreto che la classe dirigente non serva la Nazione ma il politico di turno, a prescindere da risultati e competenze, si apre uno scenario clientelare senza precedenti. Di cose da aggiustare nella macchina pubblica ce ne sono tante. Siamo noi per primi ad arrabbiarci quando l’inefficienza diventa disservizio al cittadino, e come Associazione dei dirigenti provenienti dalla Scuola Nazionale di Amministrazione abbiamo portato le nostre proposte alla Commissione Affari Costituzionali del Senato.

Se qualcuno fra noi non è capace, vada pure a casa. Siamo noi stessi a chiederlo, anche a pretenderlo, per la verità. Se però adesso si rinuncia alla qualità e autonomia della dirigenza, chi ne subirà le conseguenze saranno i cittadini.

Poi non dite che non l’avevamo detto.

Alfredo Ferrante

Presidente AllieviSNA

 

 

 

 

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