29/11/2017 – Non è vero che non conta. Ancora a margine del congresso UNSCP

Non è vero che non conta. Ancora a margine del congresso UNSCP

 

Sminuire la portata del congresso UNSCP conferma la miopia assoluta di questa categoria, la quale – sempre più – sembra interpretare alla perfezione quel “e che so Pasquale io?” di un celeberrimo sketch della ditta Totò/Castellani (per chi non lo ricordi: http://www.dailymotion.com/video/x50uaj ).

Certo, il mondo non ruota intorno a UNSCP ed a Ricciardi, fortunatamente. Non voglio minimamente sopravvalutarli. Essi si limitano a fornire le categorie logico-giuridiche elementari per mettere in croce questa categoria di lavoratori.

Forniscono legna al fochista/pilota, di turno, della locomotiva. E non è poco.

Pur di non impegnarsi a smascherare l’inconsistenza delle categorie elaborate da UNSCP ed esposte da Ricciardi, ci si attarda ancora nella inutile polemica sulla presenza della Madia, dimostrando una pochezza di argomenti che rischia di ingigantire il ruolo di UNSCP. Vicino al nulla anche un nano sembra un gigante.

Ho cercato di dimostrare nel mio precedente intervento come la teoria dell’apicale sia, in termini di diritto positivo ma anche di idem sentire collettivo, una mera ipostasi.

Ricordo, dagli ormai remoti studi liceali e però confermati dalla consultazione della fonte “prêt-à-porter” del web, che l’ipostasi è quella subdola operazione intellettual/filosofica attraverso cui si cerca di conferire sostanza ontologica (ossia esistenza reale e concreta) ad un concetto astratto. La funzione apicale, per come entusiasticamente descritta da Ricciardi, questo è: una mera ipostasi. Una astratta costruzione intellettuale senza alcun reale riscontro né nella realtà normativa (come ho provato a dimostrare nel mio precedente intervento) e meno che mai nella realtà dei rapporti di forza esistente negli enti locali.

E’ evidente che sia così, tanto è vero che se a parole gli unionisti enfatizzano la necessità di un confronto con la categoria, nei fatti ne fuggono, terrorizzati, con i diversi e subdoli argomenti che ricordano la scena, altrettanto famosa e surreale di Totò, Peppino e Mezzacapa (https://www.youtube.com/watch?v=Uv8sSr9Ynk4 ), in cui i primi due cercano di menare il can per l’aia per non concedere a Mezzacapa il risarcimento che costui giustamente pretende …. Salvo alla fine concedergliene un simbolico (rispetto all’iniziale pretesa di 1 milione essi, grazie alle loro estrose trovate, concedono un’inezia: 50.000 lire).

Tutta l’operazione di UNSCP va smascherata perché è proprio quella la legna che il macchinista chiede per alimentare la sua fornace. Che questo macchinista sia la Madia o Di Primio nulla cambia.

E non basta consolarsi con l’auspicata sconfitta di Renzi e del suo cerchio magico. Le parole di Di Primio confermano che, a prescindere da chi governerà, non solo la legna, ma anche la fornace, la locomotiva e la direzione di marcia resteranno le stesse. Cambierà, probabilmente, solo il macchinista. Tutto il resto sarà confermato.

Ma se la funzione apicale è una mera, inconsistente ipostasi perché essa ha fortuna?

Perché una funzione, inconsistente nella sostanza ma roboante nelle definizioni, offre all’ANCI ed ai sindaci un servo utile e sciocco, su cui scaricare un pesante fardello di responsabilità, senza particolari controindicazioni.

Nell’indefinitezza assoluta di quel ruolo (comprimibile ed estensibile a piacere), ciascuno prende quello che gli aggrada. I sindaci hanno un docile strumento di governo per conto terzi, cui si chiede – all’occorrenza – di fare scudo umano contro tutti i possibili ostacoli (dipendenti riottosi, minoranze agitate, cittadini risentiti…..) ma anche di assumere incarichi “speciali”; hanno a disposizione soprattutto un utilissimo capro espiatorio su cui scaricare, all’uopo, le responsabilità (la teoria del sindaco ignaro- perché “non addetto ai favori” è nota ed abusata e se non è sempre utile ad escludere del tutto le responsabilità, serve comunque a limitarle) fa comodo davanti a tutte le magistrature.

Ma fa comodo anche agli altri attori istituzionali. Serve ad un sistema che si regge sulla retorica ipocrita dell’anticorruzione e della lotta agli sprechi ed al malaffare.

Serve un re travicello, onusto di responsabilità quanto povero di poteri reali.

Cosa è il responsabile dell’anticorruzione e della trasparenza se non una tragica parodia? Come si regge in piedi la teoria del “garante della legalità” se non sulla ipocrisia e sulla retorica? Così si può andare in giro a sbandierare una lotta alla corruzione sicuramente farlocca ma mediaticamente spendibile.

Sul segretario, prossimo dirigente apicale, si scaricano così – a costi tutto sommato bassissimi – tutte le contraddizioni del sistema, facendo pure bella figura. Chi non la vorrebbe una lotta alla maladministration messa in mano ad una marionetta che puoi manovrare come credi?

Ma anche ANAC e Procure varie si vedono servito, senza sforzo alcuno, un “colpevole” o comunque un responsabile già designato per legge. Per parafrasare, con amara ironia, l’art. 25 della Cost. si tratta di un responsabile “naturale, precostituito per legge”.

A questo serve la qualifica di responsabile della prevenzione della corruzione o, quella pretoria, di “garante della legalità”, che UNSCP rivendica con incosciente leggerezza.

Il segretario/dirigente apicale così conciato serve come l’altrettanto celebre serva di Totò…. Serve e basta.

E’ inutile girarvi intorno. Vale sempre il monito di Einstein: non si può risolvere un problema restando nella logica che ha prodotto il problema stesso.

Che il segretario comunale sia affetto da problemi gravissimi (ormai patologici) è un fatto, un fatto così grave ed ingombrante che Unscp lo ha totalmente rimosso dal suo dibattito e dai suoi documenti congressuali. Per risolvere quei problemi bisogna uscire dalla logica che li ha prodotti. Questa la sfida vera.

Perché UNSCP intellettualmente fallisce? Perché, in forza di una ferrea impostazione “continuistica”, essa vuole perpetuare, sotto vestiti solo apparentemente nuovi, una condizione sempre uguale: la soggezione al potere politico locale, mascherata ed addirittura aggravata da funzioni di controllo e di garanzia, in gran parte incompatibili proprio con quella soggezione.

E’ patetico che ripetano il loro mantra, secondo cui il dirigente apicale assicura (con poteri evidentemente taumaturgici), nello stesso tempo, l’efficienza e la legalità dell’azione amministrativa, quasi fosse un Giano bifronte. Per giustificare il loro dogma essi ricorrono ad un argomento evidentemente farlocco quanto ingannevole e pericoloso. Se è vero, infatti, che – in via di principio – non può darsi un’azione amministrativa efficiente che non sia allo stesso tempo “legittima”, deve essere altrettanto vero (e così si smaschera l’insidioso inganno argomentativo di UNSCP) che l’obbligo di osservare la legge (in questo consiste la legittimità) ricade indistintamente in capo a tutti gli operatori della PA.

Il caso in cui un soggetto viene specificamente chiamato a far osservare e rispettare la legittimità è invece peculiare e pone il soggetto chiamato all’esercizio di tale delicata funzione (funzione di controllo) in posizione totalmente discriminata rispetto all’operatore ordinario e non può essere con costui confuso. “Fare” e “controllare” si pongono su piani operativi diversi, come ci ripete ossessivamente la stessa Corte dei Conti, la quale nell’esercizio del “controllo collaborativo” ci dice, pressoché quotidianamente, che la funzione di “controllo” le impedisce di interferire, in alcun modo, nella gestione diretta. Se quello è il principio dell’ortodossia amministrativa ed il modello di comportamento (la best practise) perché ai segretari si applica la regola di condotta esattamente contraria?

Nella confusione, così, si continua ad andare avanti almeno dalla legge 142/90 e riforma, dopo riforma, rimpasto dopo rimpasto, ritocco dopo ritocco, la situazione non accenna a migliorare. Anzi peggiora, inevitabilmente, vieppiù. Smascherare UNSCP e le sue aporie logico-argomentative è un dovere civico prima che un’azione di tutela lavorativa.

Print Friendly, PDF & Email
Torna in alto