27/05/2016 – Rotamus ergo sumus

Rotamus ergo sumus

 

Nel documento ANAC sul nuovo PNA, sottoposto a consultazione, la nuova (vecchia) parola d’ordine sembra essere la “rotazione”.

Nel documento di circa 100 pagine, il lemma ricorre ben 146 volte!

Ora si distingue tra rotazione “straordinaria” e rotazione “ordinaria”.

E l’assunto perentorio è il seguente:

Nell’ambito del PNA la rotazione del personale è considerata quale misura organizzativa preventiva finalizzata a limitare il consolidarsi di relazioni che possano alimentare dinamiche improprie nella gestione amministrativa, conseguenti alla permanenza nel tempo di determinati dipendenti nel medesimo ruolo o funzione. L’alternanza riduce il rischio che un dipendente pubblico, occupandosi per lungo tempo dello stesso tipo di attività, servizi, procedimenti ed instaurando relazioni sempre con gli stessi utenti, possa essere sottoposto a pressioni esterne o possa instaurare rapporti potenzialmente in grado di attivare dinamiche inadeguate. In generale la rotazione rappresenta anche un criterio organizzativo che può contribuire alla formazione del personale, accrescendo le conoscenze e la preparazione professionale del lavoratore. In tale direzione va anche l’esperienza del settore privato dove, a fronte di un mondo del lavoro sempre più flessibile e di rapido cambiamento delle competenze richieste, il livello di professionalità si fonda non tanto o, non solo, sulle capacità acquisite e dimostrate, ma anche su quelle potenziali e future.”.

Posizioni ideologiche? Dogmatiche?

Nessuna evidenza statistica; nessuno studio di psicologia sociale viene addotto a supporto di affermazioni così impegnative….

Studi di psicologia sociale parlano e documentano, invece ed in abbondanza, del fenomeno c.d. delle “bad apples spoil“… Il famoso “effetto mela marcia” che tutti sperimentiamo nel porta frutta di casa. Basta sola una mela marcia per insidiare la salute di quelle “sane”, mentre mai quelle “sane” possono risanare quella bacata. Il soggetto incline a delinquere diventa così una sorta di virus, pronto ad ammalorare anche tessuti inizialmente integri.

Che poi la rotazione “rappresenta anche un criterio organizzativo che può contribuire alla formazione del personale, accrescendo le conoscenze e la preparazione professionale del lavoratore“, appare – per chi opera sul campo – un autentico, misterioso atto di fede.

La rotazione, invece, disorienta; induce soluzioni di continuità che possono essere anche traumatiche. In ogni caso, non viene spiegata la ragione per cui la rotazione, di per sè sola, possa accresce le conoscenze e la preparazione del lavoratore…. Con non meno forza, derivante almeno dall’osservazione empirica, si può affermare che il lavoratore che è chiamato a ruotare perde una parte del suo know-how; perde il suo bagaglio di esperienze; perde le coordinate di riferimento; perde la sua “squadra”; perde certezze…. Diventa precario nella sua stessa disposizione d’animo.

Anche le esperienze del settore privato sono richiamate in maniera apodittica e fideistica. Quale azienda dispone di far ruotare i propri lavoratori, in particolare quelli specializzati, da un settore all’altro come fossero biglie di una roulette impazzita?

Ci documentassero i teorici di ANAC queste best practise ….. portassero esempi concreti; ne illustrassero la rilevanza statistica e le peculiarità casistiche…. Ai signori di ANAC occorrerebbe, forse, suggerire la lettura del vecchio argomento dei 100 talleri di kantiana memoria…

A dire il vero, ci provarono in CINA, durante la rivoluzione culturale, a mandare i professori nei campi a rieducarsi ed i contadini sulle cattedre ad insegnare il loro peculiare “sapere”. E’ stato il più grande esempio di rotazione su larga scala……. Durò poco e sappiamo come andò a finire. 

 

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