26/10/2019 – La tutela dei compensi professionali passa dagli enti locali

La tutela dei compensi professionali passa dagli enti locali
Sono dieci le regioni che hanno approvato negli ultimi due anni una legge a garanzia degli emolumenti dei professionisti. In altre sei, invece, è stato già avviato l’iter per la promulgazione di provvedimenti sulla materia
Pagina a cura di Michele Damiani
La tutela dei compensi professionali passa dagli enti locali. Sono dieci le regioni che hanno approvato negli ultimi due anni una legge a garanzia degli emolumenti dei professionisti. In altre sei, invece, è stato già avviato l’iter per la promulgazione di provvedimenti sulla materia. È quanto emerge da un documento redatto dall’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili. In attesa di un intervento governativo che rafforzi la misura introdotta dalla legge di Bilancio 2018 (Art.1, commi 487- 488, legge n.205 del 2017), chiesto a gran voce dalle associazioni professionali, le regioni scendono quindi in campo per garantire la certezza dei pagamenti per i professionisti.
Le dieci leggi approvate, più che sull’equità del compenso, si concentrano sulla certezza del pagamento. Infatti, i vari provvedimenti (tutti uguali sul punto) stabiliscono che al momento del rilascio dell’atto autorizzativo in materia di edilizia e urbanistica, il professionista dovrà dichiarare preventivamente che le proprie prestazioni siano state economicamente soddisfatte, indicando gli estremi della fattura; viene in sostanza richiesta la dimostrazione di avere saldato la necessaria prestazione professionale. La Pa sospenderà il procedimento avviato nel caso in cui mancasse la prova del compenso al professionista. Quest’ultimo dovrà allegare ai documenti necessari per l’avvio degli interventi un’autodichiarazione attestante l’avvenuto pagamento dei compensi da parte del committente. «Si tratta di previsioni», si legge nel documento Ance, «che introducono nuovi adempimenti documentali nei rapporti con la Pa che in realtà riguardano accordi contrattuali tra privati e che vanno, in questo modo, ad impattare soprattutto nell’ambito dei procedimenti in materia edilizia, ambientale e commerciale».
La mancata presentazione della dichiarazione dell’avvenuto pagamento, come detto, costituirà un motivo ostativo per il completamento del procedimento fino ad avvenuta integrazione della documentazione. Sarà lo stesso ente pubblico a richiedere l’integrazione. In questo modo, nelle regioni interessate non potrà esser concluso un intervento che richiede un’autorizzazione pubblica senza che il professionista abbia confermato di esser stato pagato dal committente.
Alle dieci regioni che hanno già provveduto a definire questo tipo di intervento, presto se ne aggiungeranno altre sei (Friuli Venezia Giulia, Toscana, Liguria, Marche, Molise e Lombardia) che hanno già avviato la discussione su provvedimenti simili.

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