23/08/2016 – Il fascino indiscreto della toga

Il fascino indiscreto della toga

di Francesco Petrelli

Il fascino indiscreto della magistratura continua a fare le sue vittime. Non c’è partito (di quello che una volta si chiamava l’arco costituzionale) che resista alla malìa di questo luogo comune. E poco importa se il magistrato faccia la sua scelta per passione politica (Di Pietro, Ingroia…) o per ragioni economiche o, infine, per dare un contributo tecnico a questo o quel partito, a questo o quel governo, perché comunque, così facendo si finisce con il legare l’immagine stessa della magistratura a questa o quella parte, ed a quel fondamentale meccanismo dell’azione politica che è la ricerca del consenso. Quello della magistrata della Corte di Appello di Milano cooptata dal governo capitolino è solo l’ultima delle molteplici vicende che vedono la politica consegnare il ruolo di tutrice della legalità in esclusiva alla magistratura (Sabella, Contrafatto…). La questione lascia emergere due differenti problemi, quello della funzionalità della giurisdizione e quello dei rapporti fra poteri dello Stato. I numeri dei magistrati fuori ruolo prestati alla politica e distaccati nelle più diverse amministrazioni consentono di comprendere come sarebbe utile regolamentare e limitare con una nuova legge questa osmosi. 250 (…) sono i magistrati che risultano svolgere altri incarichi, ma ad essi vanno aggiunti i magistrati che sono chiamati a svolgere funzioni temporanee ed occasionali, il tutto con un evidente discapito per la funzionalità della amministrazione della giustizia che lamenta una endemica carenza di organico. (…)

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