22/08/2018 – Divagazioni estive (4): cosa c’entra la LIBERTA’ con il CONTROLLO?

Divagazioni estive (4): cosa c’entra la LIBERTA’ con il CONTROLLO?

21 agosto 2018
di Massimo Di Rienzo & Andrea Ferrarini
Questa quarta divagazione estiva (da leggere sotto l’ombrellone o perlomeno davanti a un ventilatore) parla di un triste fatto di cronaca: il crollo del Ponte Morandi di Genova.
Non siamo ingegneri e quindi non cercheremo colpevoli o motivazioni. Invece ci occupiamo di prevenire la corruzione. E quindi possiamo fare solo fare una semplice constatazione: non è vero che ogni volta che crolla un ponte è colpa della corruzione. Non è sempre un problema di tangenti e opere pubbliche costruite male. Le opere pubbliche possono essere anche costruite benissimo, ma nel tempo hanno bisogno di manutenzione e, soprattutto, di controlli. Che spesso non vengono fatti o vengono fatti male. Si chiama mala-gestio e può fare tanti danni quanti ne fa la corruzione. Ne abbiamo parlato parecchio nei nostri corsi di formazione, ad esempio, quando la FUNZIONE di CONTROLLO viene progressivamente disattivata (mala-gestio) a causa dell’interferenza di interessi secondari o di interferenze politiche.
La “funzione di vigilanza e controllo“, in effetti, non sta troppo simpatica ai politici. Avete mai sentito un politico durante una campagna elettorale rivolgersi ai potenziali elettori con le seguenti parole: “Se mi eleggerete, vi prometto di controllarvi e se troverò irregolarità, di sanzionarvi adeguatamente“. No, non credo. Fateci caso, quando i politici promettono di esercitare una “attenta e puntuale vigilanza” hanno in mente, ad esempio, i migranti, cioè individui che non possono votare.
Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha prontamente costituito una commissione di inchiesta. E ha fatto sicuramente bene. Ma poi L’Espresso fa una inchiesta sui componenti della commissione di inchiesta e scopre che  il Ministero ha affidato inchiesta su Ponte Morandi a tecnici che 6 mesi fa notarono i rischi e non fecero nulla per impedire il crollo. E questo non è un bene. Si chiama conflitto di interessi. Il conflitto di interessi non è corruzione, ma interferisce con il buon andamento della pubblica amministrazione e può degenerare in corruzione.
Come riporta l’articolo, alcuni relatori INTERNI del Ministero delle Infrastrutture si sono vistiautorizzare dal Ministero incarichi da parte della società autostrade e questo li pone in palese conflitto di interessi, anche se si fosse trattato di incarico gratuito: “L’autorizzazione agli incarichi esterni di coordinamento lavori o collaudo per imprese private è una prassi ministeriale. Una consuetudine di tutti i governi“. Comportamento assai discutibile vista la particolarità della “funzione di vigilanza”. Sappiamo bene, tuttavia, come in molte amministrazioni sia prassi autorizzare incarichi extraistituzionali a soggetti che incarnano ruoli di vigilanza. In questo modo il controllante si confonde con il controllato.
In qualche modo, sembra che per poter esercitare adeguatamente la funzione di vigilanza e controllo,occorra essere LIBERI. 
Il crollo del Ponte Morandi ha ucciso 43 persone e diviso in due Genova  e la Liguria.
Ci sono diverse città che sono state divise per varie ragioni, da circostanze storiche o da eventi naturali.
Ad esempio, Berlino è stata divisa in due per molto tempo. Per l’esattezza, dal 1961 al 1989.
Esiste una qualche analogia tra le vicende di Genova e Berlino?
Genova è stata divisa in due dal crollo di un’opera pubblica strategica: un viadotto dell’autostrada A10, che collega il nord Italia al sud della Francia. Berlino, invece, è stata divisa da un muro che era anch’esso un’opera pubblica strategica per la Repubblica Democratica Tedesca e che ha causato un numero ancora imprecisato di vittime: tra 192 e 239 cittadini della Germania Est, uccisi mentre cercavano di attraversarlo. 
La caduta del Muro di Berlino è (a torto o ragione) un simbolo di libertà: simboleggia la riunificazione di un popolo e la fine del comunismo sovietico, mentre la caduta del Ponte Morandi, con i conflitti di interessi che si porta dietro, sembra, piuttosto, un simbolo di costrizione e di assenza di libertà. 
Può sembrare un paradosso, ma la LIBERTA’, in una democrazia si esercita soprattutto rendendo efficace l’azione di vigilanza e controllo. Lo stato di salute di una democrazia, diremmo, si valuta sulla capacità di una comunità di esercitare una attenta vigilanza sulla legalità delle azioni dei propri rappresentanti e dei cittadini in generale. Ma lo sappiamo che controllare non va di moda. E allora teniamoci questa pseudo-democrazia in cui la libertà è, come in una vecchia gag di Corrado Guzzanti, la condotta secondo cui: ““Facciamo un po’ come c***o ci pare!”

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