16.05.2015 – le considerazioni del collega ClaudioRossi sull’assemblea CGIL-CISL-UIL e Unione

Quello che va detto oggi 15 aprile 2015

 

Was gesagt werden muss

Nei giorni scorsi è scomparso uno dei più importanti intellettuali del ‘900.

Il 4 aprile del 2012 vergava un celebre testo per la  Süddeutsche Zeitung, ed esordiva proprio così: Was gesagt werden muss, ossia: “Quello che va detto”.

E cosa va detto oggi, 15 aprile, giorno dell’assemblea “generale” dei segretari comunali?

Che si celebra un funerale grottesco in cui il cadavere c’è ma crede di essere ancora in vita.

Si tratta forse in una di quelle esperienze di pre-morte di cui parlano i testi di tanatologia? O si tratta di spasmi post mortali?

Il fatto è che la categoria (una parte) celebra oggi degli assurdi giochi funebri.

Non so a quale emendamento della lunga serie siamo arrivati. Il Saggese, il bis, il ter o il quater…. Sta di fatto che l’incipit resta drammaticamente identico a se stesso. Cambiano tutto il resto ma la sostanza è questa:

4) dei segretari comunali e provinciali: abolizione della figura.

E’ una sentenza senza appello. E’ inutile che poi ci si affanni dietro al triennio obbligatorio (tra l’altro ora affodato per questioni di copertura!), ai possibili aggiustamenti in corsa, a quello che si potrà ottenere nei decreti delegati….

E’ strabiliante sentire qualcuno affermare che comunque ci siamo garantiti la sopravvivenza, mentre ancora cala la gragnuola di pareri negativi, proprio dal punto di vista delle coperture finanziarie.

Ma non è solo l’abolizione. E’ anche una tragica damnatio memoriae.

Perdiamo il brand; perdiamo il nome. Il nomen iuris, che nel diritto è tutto. Come se da oggi Alfredo Ricciardi, per decreto, smettesse di chiamarsi Alfredo Ricciardi, ma diventasse il sig. AR.

Nei regimi totalitari e nella letteratura distopica, che ho scoperto piacere a Ricciardi (Orwell, in particolare), una delle misure punitive, afflittive e persecutorie tipiche è la cancellazione dell’identità personale.

Noi smettiamo, dopo giusto un secolo e mezzo dal lontano 1865, un nomen iuris fortemente identificativo per assumerne uno anonimo: “dirigente apicale”… che dice tutto e nulla.

Siamo nel solco della più classica ed autolesionistica tradizione del nostro sindacato, cui tanto piacciono le definizioni generiche…. Definizioni generiche nelle quali – all’occorrenza – i nostri mille ed insospettabili avversari possono infilare quello che vogliono… dal Garante della legalità, al Direttore generale, a, city manager, al dirigente apicale…. Ma quasi sempre, solo per fotterci.

Si è  sfornato così solo l’ennesimo, vuoto, enunciato linguistico che serve a riempire la bocca.

Si è trattato sempre di definizioni enfatiche cui non corrisponde nulla di realmente costitutivo… Nulla di realmente identificativo…

Tutto è affidato all’estro, alla spregiudicatezza (?) dei singoli… ed allo stellone.

Il sindacato che oggi vi convoca non ha mai voluto una professione definita. Un vero civil servant che rispondesse ai canoni essenziali dell’art. 97 della Costituzione… quelli per i quali – nell’ordinamento degli uffici – la filiera “sfere di competenza, attribuzioni e responsabilità” sono organizzate dalla legge e tenute in costante, COERENTE e ragionevole equilibrio tra loro.

No! Il segretario deve restare sempre più una figura necessariamente “gregaria” pronta a rendersi servizievole al punto da assumere su di sé compiti inconciliabili, come “l’attuazione dell’indirizzo politico, il coordinamento dell’attività amministrativa ed il controllo della legalità dell’azione amministrativa”…. Ossia tutto e nulla… Ossia: allenatore della squadra del Sindaco ma anche centravanti di quella squadra ma finanche arbitro…. Un perfetto interprete del “ma anche” veltroniano. Definizioni comunque vaghe e vacue…. Come quei partiti senza programma e senza idee che si caratterizzano solo per stare al centro… Al centro di cosa resta poi un mistero….

Ma questa assurdità logica e giuridica non serve neppure a salvare la poltrona… Perché, a proposito di apicale, la sentenza – come ricordavo prima – resta scritta in apice… In quell’incipit perentorio del n.  4) dei segretari comunali e provinciali: abolizione della figura.

Questo resta alla storia. Questa sentenza. E nessun espediente retorico può cancellare questo disastro.

Disastro che viene reso ancora più penoso dalle misure che accompagnano questa ferale condanna.

Nei “comuni di minori dimensioni demografiche” (non si sa neppure dove si fisserà l’asticella, visto che in Italia, non esiste una definizione di comune minore e, secondo le ultime tendenze, potrebbe benissimo fissarsi a 10.000 abitanti (vedi quanto accaduto a proposito della centrale di committenza) o addirittura  15.000…) la categoria viene infilata direttamente nel tritacarne delle gestioni associate. Per non parlare del fatto che, a secondo di dove effettivamente si fisserà quella asticella, entrano in ballo migliaia di sedi….

Dicevo delle gestioni associate: un meccanismo che gira pericolosamente a vuoto da 5 anni… e sul quale pende ora anche un insidioso ricorso promosso da ASMEL.

Stiamo parlando, in ogni caso, di oltre il 65% delle sedi di segreteria…

Cosa accadrà? Boh! Le Unioni al presente prevedono il segretario call (a chiamata)  e a gratis…. Le convenzioni non sono soggettività giuridiche cui poter incardinare la figura…. Al presente le convenzioni funzionano come accordi tesi solo a ripartire il peso di una figura già radicata nelle singole realtà istituzionali… Ma dopo il DDL 1577 cosa accadrà? Chi si intesterà l’onere del dirigente apicale? E nei casi di renitenza e di inerzia (come già è accaduto in forma clamorosa per le gestioni associate) a chi ci si potrà rivolgere? Contro quale comune si potrà agire? Contro il Comune A? Contro il Comune B? Contro il Comune C?

Ma nulla vi sta insegnando la vicenda delle gestioni associate?

E poi questa figura professionale già provata da mille e mille prove (dalla richiesta di abolizione per illegittimità costituzionale del 1969, al referendum abrogativo del 1997, alle decine di Castel di Tora, Copparo, Lauro, Lodi…. E le decine di altre sedi che semplicemente se ne fregano… alle convenzioni monstre che ora sono diventate mostruose)….ora subisce l’ultima onta: l’abolizione con la forzosa imbalsamazione post mortem per rivivere in forma di zombie.

Ma quale credibilità istituzionale potremo avere di fronte ai sindaci, agli assessori, ai lavoratori, ai cittadini… da aboliti… da reietti, da condannati con condanna infame?

Un ordinamento, una figura professionale, le persone vivono – prima che di emendamenti salva-vita – anche di simboli, di carisma, di legittimazioni formali e sostanziali… noi siamo stati più che delegittimati. Siamo ormai totalmente sputtanati (scusate).

L’ordinamento sta lentamente ma inesorabilmente metabolizzando l’abolizione… E voi ci promettete che invece domani saranno tutti pronti ad accoglierci a braccia aperte…. Suvvia…. Raccontatecene altre.

La cancellazione del nome non è un accidente ma il risvolto più evidente e manifesto dell’abolizione.

Dispersi nella massa indistinta della dirigenza locale, i segretari smarriranno la loro identità professionale ed umana….

E poi c’è da dire un’altra cosa che è uno dei punti nodali di questa riforma.

Come diceva un autorevolissimo maestro di diritto: il leguleio si sofferma sui commi, sui punti e sulle virgole, il giurista coglie la ratio della legge.

Ebbene mentre noi da settimane corriamo dietro all’emendamento bis, ter, quater…. Abbiamo perso totalmente di vista la ratio di una legge che ha fatto una sola vittima certa: i segretari comunali.

E’ inutile che ci raccontiate la storia che stiamo sulla stessa barca della dirigenza ….

Non è vero. Il resto della dirigenza pubblica farà valere, potrà far valere la propria coesione. Potrà far valere il vantaggio competitivo di essere già parte di un apparato e di potersi far scudo di quell’ apparato.

I segretari, pardon gli ex segretari, no! Essi sono geneticamente privi di ogni radicamento istituzionale e non sono integrati in nessun apparato. Almeno la stragrande maggioranza di loro. Oggi essi perdono finanche quell’esile scudo dell’albo….

Essi subiscono questa riforma come lo sradicamento definitivo e totale. Diventano soggetti volatili di questo ordinamento, anzi: diventano clandestini…. Sì come i clandestini che sbarcano a Lampedusa.

Essi, sopravvivendo da zombie sono anche figli di NN ed, anzi, essi stessi NN…

E’ una tragedia da ogni punto di vista. E, vista la ricorrenza, bicentenaria che corre proprio quest’anno, potremmo dire: una Waterloo.

Sarebbe stato meglio trattare la resa… Una onorevole resa con ricollocazione concordata… Come fa ogni sindacato serio quando la fabbrica chiude… E qui la fabbrica dei segretari l’hanno chiusa. Anzi! Hanno chiuso proprio i segretari … Altro che raccontare storie!

In questi casi, i sindacati seri chiedono: mobilità, prepensionamenti, ricollocazioni mirate e guidate, e, dove possibili riassorbimenti nelle nuove unità produttive.

E’ questo quello che resta da fare… finché c’è tempo.

Non portate alla rovina centinaia e centinaia di madri e padri di famiglia….in nome delle vostre astruse teorie e dei vostri interessi.

 

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