15.05.2015 – Madia: «Degli esuberi delle Province può farsi carico lo Stato»

Madia: «Degli esuberi delle Province può farsi carico lo Stato»

di Gianni Trovati

«Se le Regioni non fanno bene il loro lavoro, lo Stato ha le risorse e gli strumenti per ricollocare il personale delle Province, e a tutti i dipendenti saranno garantiti stipendio e lavoro». Sull’allarme-ritardi nell’attuazione della legge Delrio interviene in prima persona il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, che a margine di un’audizione alla Camera sullo sviluppo delle azioni di semplificazione lancia una “garanzia statale” sul futuro dei circa 20mila dipendenti coinvolti in quella che il governo chiama «la più grande operazione di mobilità nella storia della Pubblica amministrazione italiana». Operazione che in ogni caso, ha detto ieri il ministro, dovrà essere completata entro la fine del 2016.

L’analisi della Corte dei conti 

L’intervento del ministro serve a ribadire il controllo dell’Esecutivo sulla riforma Delrio «la cui attuazione – ha sottolineato sempre ieri Marianna Madia – è un’azione qualificante per questo governo». Sui problemi incontrati dal decollo della riforma era intervenuta nei giorni scorsi la Cgil, evocando un «rischio-stipendi» già a partire da giugno per i dipendenti delle Province, e mercoledì scorso è stata la volta della Corte dei conti, che ha messo in discussione il parallelismo fra la manovra miliardaria chiesta dalla legge di stabilità a Province e Città metropolitane e il ritmo di attuazione dell’alleggerimento previsto dalla riforma Delrio per funzioni e personale. In pratica, i tagli si basano sul presupposto che le Province svolgano solo le funzioni loro attribuite dalla riforma, e abbiano quindi in carico meno di 30mila dipendenti, ma finora nessuno degli oltre 48mila lavoratori in organico negli enti di area vasta si è spostato, e a giudizio dei magistrati contabili questo blocco è destinato a durare ancora. Per queste ragioni, la Corte giudica urgente una «manovra di riallineamento» per assicurare alle Province le risorse necessarie a svolgere i servizi e a pagare il personale ancora a loro carico.

Gli ostacoli all’attuazione della riforma 

La stessa sezione delle Autonomie ha individuato gli ostacoli che finora hanno frenato l’avvio effettivo della riforma, e ha spiegato che il primo è rappresentato dalla “resistenza passiva” messa in atto dalle Regioni. A loro toccherrebbe infatti decidere quali funzioni (e di conseguenza quale personale) dovrebbero spostarsi dalle Province ai Comuni o alle Regioni stesse, ma finora le leggi approvate sono solo quattro, e per di più sono confuse e ricche di rimandi a provvedimenti successivi per affrontare i nodi veri di risorse e organici. «Ai territori abbiamo fatto un’apertura di credito – ha ribattuto ieri il ministro Madia – e in queste settimane stiamo dicendo alle Regioni di sbrigarsi, ma se non faranno bene il loro lavoro interverremo noi: abbiamo le risorse per farlo perché abbiamo bloccato tutte le altre assunzioni».

I contratti a termine 

L’intervento statale riguarda anche i contratti a termine delle Province. Il Milleproroghe, dopo una serie di proteste a gennaio con tanto di occupazione di sedi, aveva permesso agli enti di area vasta di rinnovare i contratti, ma almeno una Provincia su tre ha sforato il Patto di stabilità lo scorso anno, e quindi si trova oggi a subire il blocco di qualsiasi possibilità assunzionale. Sul tema interverrà il decreto enti locali che il Governo dovrebbe approvare lunedì, eliminando questa sanzione per Province e Città metropolitane

 

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