13/06/2022 – Lavoro agile: finchè non si organizzino gli uffici e la PA non sappia cosa, come e quanto si produce, resterà sempre l’approccio da tifosi per il sì o il no.

Il lavoro agile è un metodo di svolgimento delle attività estremamente adeguato alle nuove tecnologie e all’idea che il lavoro sia da valorizzare, gestire e programmare orientandolo ai risultati, più che alla dimostrazione dell’adempimento al debito orario ed alla sottoposizione gerarchica, data dalla timbratura del cartellino e dalla presenza all’adunata per l’alza bandiera.

 

L’approccio utile è solo quello organizzativo. E per organizzazione non si deve intendere solo quella del singolo ente, ma anche del sistema.

Realtà metropolitane, nelle quali il problema dei trasporti pubblici, dei parcheggi, dell’affollamento dei centri direzionali, delle abitazioni, che riguardano non certo solo i dipendenti ma anche e soprattutto i fruitori dei servizi, dovrebbero spingere il più possibile le amministrazioni a modalità di remotizzazione del lavoro, per allentare la morsa dei mali che attanagliano le città.

Sappiamo bene che, al contrario, il sindaco di Milano, ad esempio, vede lo smart working come il fumo negli occhi, prevalendo la fascinazione della valorizzazione degli investimenti immobiliari in mega alveari che forse producono reddito per i baretti che si sono accaparrati la rendita di posizione, ma schiacciano la città e chi vi vive in code, orari impossibili, qualità della vita molto difficile.

Pretendere la presenza in servizio per poi far fare corsi di aggiornamento on line, oppure far aggiornare dati in piattaforme perfettamente remotizzabili o per partecipare a video call è oltre il ridicolo.

La diatriba “lavoro agile sì, lavoro agile no” e la disputa su quanti giorni l’anno sono tragicomiche e nascondo la sempiterna mancanza della PA: oltre a carenze organizzative, non si sa, nella maggioranza dei casi, cosa i dipendenti facciano, come lo facciano, cosa producano. Basterebbe avere queste cognizioni, che nel resto del consorzio umano sono precondizioni per organizzare attività lavorative, per capire se, quando e quanto il lavoro agile sia opportuno, senza schieramenti da tifosi per il no o il sì.

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