12/09/2019 – Legittimo l’accesso al protocollo dell’Ente da parte dei consiglieri comunali

Accesso al protocollo dell’Ente
S. Biancardi (La Gazzetta degli Enti Locali 12/9/2019)
Legittimo l’accesso al protocollo dell’Ente da parte dei consiglieri comunali.

Così si è espresso il TAR Basilicata, Sez. I, nella sentenza n. 599/2019.

Nel caso esaminato, un consigliere comunale aveva impugnato il provvedimento comunale con il quale non era stata accolta la sua richiesta di rilascio delle credenziali per accesso da remoto al protocollo informatico e al sistema informatico contabile dell’Ente.

Dal canto suo, l’Ente aveva giustificato il proprio rigetto evidenziando che l’applicativo riferito al protocollo non era ancora funzionante al 100% e pertanto vulnerabile ad eventuali azioni di hackeraggio.

Il ricorrente aveva censurato il provvedimento di rigetto evidenziando che sarebbe risultato illegittimo in quanto contrastante con l’art. 43 del d.lgs. n. 267/2000 (Testo Unico Enti Locali), che riconosce ai consiglieri comunali e provinciali il “diritto di ottenere dagli uffici, rispettivamente, del comune e della provincia, nonché dalle loro aziende ed enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all’espletamento del loro mandato“.

Tale diritto dovrebbe essere esercitabile anche con modalità elettroniche, stante quanto disposto dall’art. 2 del d.lgs. n. 82/2005 (Codice dell’Amministrazione digitale), secondo cui “le autonomie locali assicurano la disponibilità, la gestione, l’accesso, la trasmissione, la conservazione e la fruibilità dell’informazione in modalità digitale e si organizzano ed agiscono a tal fine utilizzando con le modalità più appropriate e nel modo più adeguato al soddisfacimento degli interessi degli utenti le tecnologie dell’informazione e della comunicazione“.

In tal senso non sarebbe apprezzabile la giustificazione addotta dal Comune a fondamento del mancato accoglimento della richiesta di accesso da remoto. D’altra parte, la ritenuta esistenza di problemi nell’applicativo sembrerebbe contraddetta dalla circostanza che il medesimo Comune aveva acconsentito ad analoga richiesta proveniente da altro consigliere comunale.

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