Il tutto discende da una situazione molto delicata e particolare del comune di Perugia, che nel corso degli anni ha assunto a piene mani dipendenti di staff non solo per il sindaco, non solo per gli assessori, ma anche per i gruppi consiliari. Un’estensione oggettivamente eccessiva e poco giustificata dell’articolo 90 del d.lgs. 267/2000, che ha creato una piccola massa critica di dipendenti, con la conseguente rivendicazione di stabilizzazione o risarcimenti, che ha portato a due gradi di giudizio.
In primo grado il giudice del lavoro umbro ha respinto le doglianze dei dipendenti, sostenendo che l’assunzione negli staff degli organi di governo scade in coincidenza con la scadenza del mandato sindacale e, quindi, può durare ben oltre il limite dei 36 mesi ordinariamente posto ai contratti a termine.
La Corte di appello di Perugia, tuttavia, ha espresso un avviso diametralmente opposto. In particolare, la Corte non reperisce nell’articolo 90 l’espressa previsione legislativa, analoga a quella invece presente nell’articolo 110 del TUEL, che riconnetta la durata dell’assunzione a termine in staffa al mandato del sindaco, conclude per l’applicazione del divieto di prorogare i contratti oltre il termine dei 36 mesi, visto che al lavoro pubblico si applicano le regole del lavoro nelle aziende e, quindi, le previsioni generali vigenti.
La pronuncia della Corte dei conti dell’Umbria denuncia un evidente imbarazzo, per una questione che in sede locale si trascina da tempo.
