10/01/2017 – Non ci si può armare di “elmetto” e “corazza” ogni mattina, verrebbe da dire.

Il Sole 24 Ore ed i suoi satelliti (il quotidiano degli enti locali) pubblicano ulteriori dati significativi, sempre in materia di impiego pubblico. Il titolo di un articolo è eloquente: “Concorsi ad alto rischio TAR“. Gli articolisti forniscono dati impressionanti sulla mole di contenzioso che ormai si scatena su procedimenti che dovrebbero, invece, scorrere con una certa tranquillità e serenità. Non ci si può armare di “elmetto” e “corazza” ogni mattina, verrebbe da dire.

Secondo le attendibili ricerche del quotidiano di Confindustria, in 5 anni si sono registrati 10.000 ricorsi contro procedimenti concorsuali.

E’ un dato che fa sgranare gli occhi e da cui discendono – insieme con gli altri antefatti- due considerazioni naturali ed immediate.

1) L’iperprocedimentalizzazione dell’attività amministrativa ed il conseguente sovraccarico di adempimenti e di interessi che si scaricano sui singoli procedimenti genera un contenzioso mostruoso ed ormai insostenibile.

La semplificazione non va solo declamata come principio generale da sbandierare demagogicamente per tranquillizzare le “masse” ma deve essere un dovere prioritario che il legislatore deve assegnare quasi esclusivamente a se stesso e non scaricare furbescamente sulla “dirigenza”. In altro contesto ho letto un vademecum contenente la rassegna di “allegati” al bilancio previsti da varie disposizioni. Siamo nell’ordine di diverse decine di atti, che assumono carattere ridondante, esasperando il tasso di autoreferenzialità dell’azione amministrativa (non si amministra più per rispondere alle vere esigenze dei cittadini ma per adempiere obblighi, i più dei quali astrusi ed incomprensibili per gli stessi operatori).

2) una figura come la nostra, chiamata a competenze generali (specie nei piccoli e medi enti) non è oggettivamente più in grado di fronteggiare, neppure in parte, i compiti che le vengono assegnati. Urge sempre più una ridefinizione del ruolo e delle competenze, in senso esattamente opposto a quello prefigurato dalla riforma Madia e sostanzialmente patrocinato dall’UNSCP (che, come noto, affoga(va) la nostra figura in ambiti abonormemente smisurati quali sono: l’attuazione dell’indirizzo politico e la garanzia della legalità dell’azione amministrativa).

Le dimensioni “pantagrueliche” che vanno assumendo i fenomeni in cui siamo immersi ci impongono di richiamare l’eterno monito di Orazio: “Est modus in rebus; sunt certi denique finesQuos ultra citraque nequit consistere rectum“.

Ecco: Quos ultra citraque nequit consistere rectum!

 

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