09/12/2018 – Fondo crediti di dubbia esigibilità, rischio cortocircuito  

Fondo crediti di dubbia esigibilità, rischio cortocircuito  

di MATTEO BARBERO – Italia Oggi – Sabato, 08 Dicembre 2018

Rischio cortocircuito sul fondo crediti di dubbia esigibilità. Le nuove modalità di calcolo concordate da Anci e Governo e destinate ad essere approvate con la manovra, anziché alleggerire il peso dell’ accantonamento, in diversi casi lo farebbero aumentare. E intanto cresce la preoccupazione dei sindaci per il possibile, parziale definanziamento del fondo Imu-Tasi, che interessa (e spesso risulta decisivo per) circa 1.800 comuni. Il corposo pacchetto di emendamenti sugli enti locali contenuto nel disegno di legge di bilancio che l’ aula della Camera, dopo la fiducia di ieri, approva oggi per inviarlo al vaglio del Senato (si veda ItaliaOggi di ieri) non ha risolto tutte le questioni aperte, per cui il capitolo dovrà essere riaperto appunto a Palazzo Madama.

In cima alla lista delle questioni urgenti c’ è quella del ricalcolo del Fondon crediti di dubbia esigibilità (Fcde) la cui dinamica crescente rischia di rivelarsi insostenibile per molte amministrazioni. Se tale voce di bilancio (dove devono essere allocate le entrate di dubbia e difficile esazione) cresce troppo, l’ unica strada è quella di tagliare la spesa, perlopiù corrente, che rappresenta la carne viva delle politiche locali. Per questo, in sede di Conferenza stato-città, è stato concordato di mantenere, per il 2019, al 75% il tetto minimo (attualmente fissato all’ 85% dell’ importo teorico risultate dall’ applicazione delle regole contabili), diluendo ulteriormente la tabella di marcia per arrivare al 100% (ora il traguardo sarebbe raggiunto nel 2021).

L’ accordo, però, prevede anche di ridurre da 5 a 3 anni il periodo di calcolo dell’ andamento della riscossione sulla base del quale stimare l’ accantonamento, il che rischia di vanificare l’ effetto della modifica. Accorciando l’ arco temporale di riferimento, quest’ ultimo includerebbe solo anni «armonizzati», nei quali il Fcde si calcola considerando solo il riscosso di competenza e non anche quello in conto residui, alzando «naturalmente» la percentuale. Anche avvalendosi della possibilità di inserire nel conteggio le riscossioni in conto residui effettuate nell’ anno successivo sulla competenza del precedente, il risultato cambierebbe di poco.

Per evitare questi problemi, basterebbe, però, modificare a regime la formula, inserendo sempre a numeratore la sommatoria competenza+residui, come da tempo chiede l’ Anci. Altro problema quello del fondo Imu Tasi, decisivo per quadrare il bilancio in diverse centinaia di comuni. Se, come proposto dal Governo, tale risorsa passasse dai 300 milioni del 2018 a 190 milioni, le perdite sarebbero pesanti: Roma, ad esempio, vedrebbe svanire quasi 4 milioni di euro, Torino e Napoli oltre 6 milioni, Genova poco meno di 5 milioni. Non a caso, Anci ha espresso un parere condizionato alla manovra, chiedendo il «ripristino stabile nel tempo del fondo e la conferma della somma inizialmente prevista di 300 milioni», accantonando le ventilate ipotesi di ulteriore riduzione.

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