08/09/2020 – Riforma assunzioni da rifare

Il presidente dell’Anci Decaro scrive alla ministra Dadone. Da salvare i concorsi già avviati
Riforma assunzioni da rifare
Vanno escluse spese eterofinanziate e rinnovi contrattuali
a cura di Francesco Cerisano

Riforma assunzioni da riscrivere. Vanno salvate le assunzioni approvate dai comuni in attesa che venisse emanato il decreto interministeriale 17 marzo 2020 con le nuove regole per incrementare gli organici. Si dovrà consentire ai sindaci di portare a termine le procedure assunzionali avviate sulla base dei piani triennali di fabbisogno (e dei loro eventuali aggiornamenti). E bisognerà inserire nella norma primaria (l’art. 33 del decreto n.34/2019, cosiddetto decreto Rilancio) alcuni correttivi alle modalità di determinazione della sostenibilità finanziaria delle nuove assunzioni, escludendo tutte le spese eterofinanziate (perché trovano specifico finanziamento in risorse comunitarie, statali, regionali o di soggetti privati), rimborsate (come ad esempio il trattamento economico del segretario comunale in caso di convenzione di segreteria, che andrà quindi imputato da ciascun ente per la quota a proprio carico) così come le spese per i rinnovi contrattuali a decorrere dal triennio 2016-2018. Infine, sul versante delle entrate bisognerà consentire ai comuni di non considerare l’annualità 2020, caratterizzata dal crollo delle entrate proprie a causa della pandemia. E’ quanto ha chiesto il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, in una lettera inviata ieri alla ministra della pubblica amministrazione Fabiana Dadone.

L’applicazione pratica del decreto interministeriale sblocca-assunzioni, che avrebbe dovuto liberare oltre 40 mila nuovi posti di lavoro negli enti pubblici e invece rischia di restare ingessato dall’emergenza Covid, resta uno degli aspetti più controversi di una disciplina da cui i comuni virtuosi si aspettavano finalmente mani libere sugli organici per realizzare il tanto auspicato ricambio generazionale. E invece la lunga attesa intercorsa tra l’entrata in vigore del dl 34/2019 e l’emanazione del decreto attuativo (quasi un anno), unita all’emergenza Coronavirus che ha falcidiato le entrate dei comuni rendendo le nuove assunziooni subito insostenibili dal punto di vista finanziario, rischiano di vanificare la ratio stessa della norma. Per la quale l’Anci ha subito predisposto dei correttivi da inserire nel primo provvedimento utile, magari già a partire dagli emendamenti al decreto Agosto all’esame del senato. Il quadro di regole è stato poi reso ancora più confuso dalla mancata emanazione della circolare interpretativa del dm 17 marzo. La circolare avrebbe dovuto chiarire i principali aspetti applicativi, quali, ad esempio, la salvaguardia dei piani assunzionali già approvati e le corrette modalità di contabilizzazione della Tari in caso di riscossione esternalizzata. Di qui la richiesta, scrive Decaro alla ministra Dadone, di «indirizzi applicativi chiari e coerenti per i comuni su una materia che da sempre si caratterizza per gli orientamenti spesso disomogenei delle sezioni regionali della Corte dei conti in sede consultiva».
Le richieste, come detto, ruotano attorno a due modifiche fondamentali: l’esclusione delle spese eterofinanziate (che cioè non gravano sul bilancio dell’ente in termini di sostenibilità finanziaria) dalle voci di spesa ai fini dell’applicazione della nuova disciplina e l’esclusione degli oneri per i rinnovi contrattuali in quanto, osserva il sindaco di Bari, «si tratta di onere finanziario che non dipende da scelte discrezionali delle singole amministrazioni e che altrimenti è destinato a produrre la progressiva riduzione degli organici ad ogni rinnovo contrattuale». «Si tratta di questioni concrete ed urgenti che abbiamo più volte sottolineato sull’attuazione dei piani assunzionali già per l’anno in corso, ed interessano anche le assunzioni del personale educativo, insegnante ed ausiliario impiegato nei servizi educativo-scolastici dei comuni», ha concluso Decaro.

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