08/09/2020 – Decentrati, il tetto di spesa 2016 blocca i premi sull’emergenza

Decentrati, il tetto di spesa 2016 blocca i premi sull’emergenza
di Gianluca Bertagna
*=da romagnafaentina.it
 
I buoni propositi di riconoscere l’impegno dei dipendenti dei Comuni durante l’emergenza sanitaria si scontrano, ancora una volta, con i limiti alla spesa di personale che il legislatore ha imposto negli ultimi anni, con particolare riferimento al trattamento accessorio. È giusto puntare a valorizzare le attività in smart working ed è ancora più giusto pensare a un riconoscimento economico basato sul raggiungimento degli obiettivi, ma tutto questo come si concilia con l’articolo 23 comma 2 del Dlgs 75/2017 che prevede un tetto dell’accessorio pari a quello dell’anno 2016?
Il quadro regolamentare
Gli strumenti per riconoscere la performance dei lavoratori risiedono nelle disposizioni contrattuali; nello specifico l’articolo 68 del contratto nazionale del 21 maggio 2018 ha elencato le varie possibilità di erogazione dei compensi aggiuntivi che non siano quelli riferiti alla mera presenza in servizio.
Peccato però che per giungere a inserire in busta paga gli emolumenti siano necessari passaggi particolarmente delicati, assoggettati a forme di controllo molto rigide.
Il fondo ad hoc
Ogni ente, infatti, deve innanzitutto costituire il fondo delle risorse decentrate sulla base di precisi paletti previsti dall’articolo 67 dell’ultimo contratto nazionale. Le regole sono di per sé complicate, tanto che spesso gli ispettori della Ragioneria generale dello Stato hanno rilevato illegittimità nella quantificazione delle somme. Il tutto, poi, ha avuto riflessi ancora più complessi dall’entrata in vigore di alcuni limiti di finanza pubblica. Ad oggi, ad esempio, non è possibile nel complesso del trattamento accessorio superare il corrispondente importo dell’anno 2016.
Fino a oggi i Comuni hanno in qualche modo scontato l’effetto livellante della norma; ma quest’anno, in piena emergenza da Covid-19, i nodi sono venuti al pettine: se la coperta è sempre quella, com’è possibile giungere a premiare i dipendenti più impegnati nelle attività emergenziali?
L’obiettivo mancato
Una speranza sembrava giungere dal decreto ministeriale del 17 marzo 2020, attuativo del Dl 34/2019. Infatti nella norma è previsto che i Comuni debbano adeguare al rialzo il limite del trattamento accessorio in caso di incremento dei dipendenti a seguito dell’applicazione del calcolo degli spazi assunzionali, basato come noto sul rapporto tra spese di personale ed entrate correnti.
La novità, però, non dà una soluzione al problema, per due motivi. Il primo è che in ogni caso i nuovi dipendenti “mangiano” quote parte di trattamento accessorio. La seconda, certamente più attuale e importante, è che gli operatori navigano a vista nell’applicare la norma, mancando ogni istruzione su come agire operativamente.
Adeguarsi subito
Questo è il momento dell’anno in cui è necessario procedere senza indugio alla costituzione del fondo, per definire in contrattazione integrativa le regole per la distribuzione delle somme.
Ogni ulteriore temporeggiamento contribuisce a non rispettare quei canoni di correttezza e regolarità sottolineati più volte dalla Corte dei conti, che si possono riassumere nell’obbligo di contrattare il decentrato entro l’anno. Eppure, non esistono regole chiare, né nel Dm del 17 marzo 2020 né nella circolare esplicativa “fantasma”.
Una situazione di stallo che rischia di portare a un corto circuito dell’intero sistema nel riconoscimento del trattamento accessorio dei dipendenti.

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