07/10/2019 – Che cosa imparare del caso Consip

Che cosa imparare del caso Consip
by santofabiano@me.com on Ottobre 5, 2019
Sono ormai così numerosi i casi giudiziari di “mala amministrazione” che sembriamo assuefatti e come nel film di Verdone, ogni volta che ne abbiamo notizia rispondiamo “lo fanno, lo fanno”, quasi senza più alcuna sorpresa.
Succede anche oggi per la nota vicenda che riguarda CONSIP con le accuse di possibile corruzione, favoreggiamento, violazione del segreto d’ufficio e traffico di influenze illecite per la più grossa commessa europea, del valore complessivo di ben 2,7 miliardi di euro suddiviso in 18 lotti per il servizio di “Facility management” relativo alla fornitura di servizi di pulizia e manutenzione negli uffici di tutta l’Italia..
È un atteggiamento giustificabile, ma pericoloso perchè rischia di fare passare come “normalità” ciò che dovrebbe, invece, scandalizzare.
Ciò che emerge dalla vicenda non è soltanto il fatto delittuoso, che è grave, ma una serie di aspetti preoccupanti che dovrebbero farci riflettere. Andiamo per odine:
  1. Sulla base del presunto conseguimento di economie di scala (peraltro smentito in diverse occasioni) e secondo l’affermata convinzione che la centralizzazione degli appalti potesse contrastare il fenomeno corruttivo (?), è stata costituita una società per azioni, denominata CONSIP, con lo scopo di centralizzare gli acquisti di tutte le pubbliche amministrazioni. Il risultato è stato quello di avere creato una profonda crisi tra i produttori locali incapaci di competere sul territorio nazionale; di avere generato complessità procedurali per l’acquisizione di semplici forniture, peraltro anche a prezzi superiori rispetto al mercato locale; di avere sostituito, in un mercato già contagiato da eventi corruttivi, piccoli appalti distribuiti nel territorio, con grandi appalti centralizzati, dal valore così elevato da richiamare l’attenzione e gli appetiti di “soggetti molto bene organizzati” e disposti a tutto, proprio in ragione delle dimensioni degli appalti.
  2. La tanto sbandierata “separazione” tra la politica e la gestione finalizzata a evitare indebite interferenze da parte dei vertici locali sulle decisioni dei dirigenti, è stata ampiamente disattesa. Gli appalti di valore considerevole, infatti, sottratti al mercato locale, sono risultati oggetto di “accordi” tra esponenti della politica nazionale e professionisti della centrale di committenza che, peraltro, non sono dirigenti pubblici, anche se adottano decisioni il cui impatto è gigantesco per tutte le pubbliche amministrazioni.
  3. Poiché la vicenda (e ci auguriamo solo questa) vede il coinvolgimento di politici nazionali, la questione viene subito dirottata sul piano delle posizioni e delle contrapposizioni tra partiti. Ciò ha favorito una giustificata distrazione dalla questione reale (i reati contestati) e spinto la questione verso la banalizzazione, come se non si trattasse di ciò che i magistrati contestano, ma di una macchinazione finalizzata a screditare uno o più personaggi politici.
  4. Nel corso delle indagini è emersa la presunta “parzialità” dei vertici dell’Arma dei Carabinieri. Si contestano a un generale, infatti, i reati di di rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento. Ciò, inevitabilmente assesta un duro colpo alle istituzioni e alla fiducia su cui si fonda il loro rapporto con i cittadini
La questione è grave, sia per le dimensioni (si tratta dell’appalto del valore più alto in Europa), sia per il livello elevato del coinvolgimento istituzionale, sia per ciò che viene contestato, che dimostra la fragilità del nostro sistema, agguerrito sui piccoli appalti e distratto su quelli grandi, sia per l’indifferenza generale, mascherata da posizione politica che potrebbe indurre qualcuno a pensare che “si può fare tutto”, senza il rischio di generare disappunto o scandalo.
Speriamo che non sia troppo tardi
Santo Fabiano

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