06/08/2015 – Alfredo Ricciardi: un uomo, un destino.

Alfredo Ricciardi: un uomo, un destino.

 

Ecco il comunicato emesso da Alfredo Ricciardi e pubblicato nella pagina FB dell’Unione, in seguito alla definitiva approvazione del DDL di riforma della PA.

Il disegno di legge delega che prevede l’abolizione della figura del Segretario Comunale e Provinciale è stato approvato dal Parlamento. 

Quello stesso Parlamento, nella stessa norma, prevede l’obbligo per tutti gli enti locali di nominare un dirigente apicale con funzioni di attuazione del programma, coordinamento dell’attività amministrativa e controllo della legalità dell’attività amministrativa, che sono le storiche funzioni del Segretario. 

È una contraddizione in termini della abolizione. È l’implicito riconoscimento che l’abolizione era un pretesto per aprire l’albo, anzi per cancellarlo. 

Ora per tutti noi si apre la partita vera, quella della professionalità come unico criterio per la possibilità di svolgere questa funzione.

Ma mentre penso al futuro non posso non pensare al passato e dico che questa storia professionale a cui apparteniamo tutti, quella del Segretario Comunale e Provinciale, è una grande storia di questo Paese, e dobbiamo essere tutti orgogliosi di appartenere a questa storia, e orgogliosi di quello che i Segretari hanno dato alla vita delle comunità per le quali si sono spesi, alla soria della Amministrazione Pubblica Italiana.

Domani, quando la legge delega sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale, non cambierà nulla, saremo ancora Segretari, perché saranno solo i Decreti Delegati a cambiare veramente l’ordinamento.

Ma per ieri, per oggi, per domani e anche per dopo i Decreti:

Viva i Segretari!

Viva la nostra storia!

 

Un epitaffio piuttosto grigio e melanconico. Ti toglie finanche la forza di infierire.

Leggendo questo scarno comunicato, ti rendi conto (semmai non lo avessi sospettato) di quanto modesta fosse la levatura della nostra dirigenza sindacale.

In questo comunicato il senso di una morte annunciata eppure sempre dolorosissima.

E’ una dichiarazione di resa definitiva.

Saranno solo i decreti delegati a cambiare veramente l’ordinamento“; osservazione banale e scontata. Siamo all’ultimo tiro di sigaretta concesso al condannato a morte.

Non c’è, non ci può essere la promessa di una riscossa. Non c’è lo spazio per una speranza assurda e che tuttavia dovrebbe essere sempre l’ultima a morire. Non c’è l’indicazione di nessuna estrema azione disperata.

C’è solo l’attesa che l’ineluttabile accada.

C’è il senso di una sconfitta epocale che cancella definitivamente dalla Storia una figura che era nata con l’unità d’Italia e che era sopravvissuta a tutti i cambiamenti di regime.

C’è il senso di uno scoramento che gli evviva finali rendono ancora più lancinante. Ricordano gli evviva dei condannati a morte che, di fronte alle pallottole esplose dal plotone di esecuzione, lanciano il loro estremo urlo di vita.

E’ un congedo definitivo. Da domani (dall’approvazione dei decreti delegati) UNSCP non avrà più alcuna ragion d’essere né formale né sostanziale.

Mentre i singoli si apprestano a sopravvivere, più o meno fortunosamente, ciò che viene meno è proprio la categoria come tale e, conseguentemente, il sindacato che quella categoria ha preteso di rappresentare.

E’ stata quindi una tragica corsa verso il suicidio quella dell’UNSCP. Oggi sono morti loro prima di tutti noi. E’ una beffa atrocissima di cui il tono rassegnato del comunicato di Alfredo Ricciardi mostra piena consapevolezza.

Ci sarà tempo per valutazioni più razionali e definitive.

150 anni di storia non possono archiviarsi con insulti e con un evviva. Si apre una stagione nuova e piena di insidie.

Anche Ricciardi sa, nonostante il rituale gli imponga di dire il contrario, che nel presente, specie in questo cupo presente, la professionalità non basta.

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Mancano le formalità di rito prima che dalla morte cerebrale si passi alla dichiarazione di decesso ed al distacco delle macchine. Il coma è totalmente irreversibile.

Ci sarebbe un’estrema carta da giocare. Sarebbe dovuta essere la prima: chiedere – dopo la morte – delle esequie decorose.

C’è ancora qualche spazio da esplorare. Nei decreti delegati si devono prevedere esequie sobrie ma dignitose.  Non la volete chiamare exit strategy? Chiamatela come vi pare ma non consentite che il cadavere di questa categoria ora imputridisca sul ciglio della strada, ivi frettolosamente abbandonato.

E’ l’ultimo servigio che potete rendere a questa categoria ed alla sua Storia. Sarebbe l’ultima vostra occasione di riscatto.

 

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