05/08/2020 – Con il decreto Semplificazioni rischia di sparire il 54% delle gare

Con il decreto Semplificazioni rischia di sparire il 54% delle gare
di Andrea Mascolini
 
Con il decreto Semplificazioni rischia di sparire il 54% delle gare per lavori, servizi e forniture. Le troppe deroghe determinano riduzione della trasparenza e della concorrenza ed è inappropriato l’uso del criterio del prezzo più basso. Sono alcuni dei punti critici evidenziati dall’Anac nella memoria depositata ieri a valle dell’audizione del presidente Francesco Merloni sul decreto-legge semplificazioni. In primo luogo l’Anac ricorda che, con alcune proposte avanzate settimane fa, aveva ritenuto opportuno evitare di adottare la tecnica delle deroghe al Codice per scongiurare possibili violazioni del diritto euro-unitario. Preso atto della diversa impostazione seguita dal governo, l’Autorità esprime però forti dubbi su alcuni punti cardine del provvedimento che incidono in modo rilevante sul sistema dei contratti pubblici e sulla materia della prevenzione della corruzione e della trasparenza. Prima delle critiche però le cose positive: viene apprezzato come la dichiarata finalità di semplificazione dell’intervento normativo sia stata raggiunta almeno per quanto riguarda lo sfoltimento delle tipologie di affidamento, che passano da quattro (affidamento diretto, l’affidamento diretto previa consultazione del mercato, procedura negoziata senza pubblicazione di bando, procedura aperta) a due (affidamento diretto e procedura negoziata senza pubblicazione di bando, più l’eventuale mantenimento della procedura aperta). Altrettanto apprezzato è l’accantonamento della procedura negoziata semplificata, censurata in passato dalla stessa Anac. Molte perplessità vengono espresse sull’innalzamento a 150 mila della soglia per gli affidamenti diretti con riguardo a tutti i contratti di lavori, forniture e servizi. «Nel 2019 la fascia di procedure comprese fra 40 mila e 150 mila ha rappresentato il 54% del totale e pertanto oltre la metà di esse, con la modifica normativa prevista, sarebbero sottratte a un confronto concorrenziale», osserva l’Autorità. In altre parole, pur nell’emergenza, «non si può abbassare la guardia nella lotta ai fenomeni corruttivi, ma occorre garantire l’efficienza della spesa pubblica e stimolare la competitività tra gli operatori economici quale volano di ripresa e rilancio dell’economia». Anche sulle modalità di affidamento diretto, l’Anac chiede interventi emendativi con particolare riguardo al principio di rotazione, perché l’affidamento al contraente uscente ha sempre carattere eccezionale e quindi «richiede un onere motivazionale più stringente». Questo senza aggiungere che occorre sempre assicurare un’adeguata consultazione del mercato con «informazioni, dati, documenti volti a identificare le soluzioni presenti per soddisfare i propri fabbisogni e la platea dei potenziali affidatari e di procedere al confronto dei preventivi di spesa forniti da due o più operatori economici». Da chiarire espressamente, per l’Anac, anche la possibilità di ricorso, comunque, alle procedure ordinarie «aperte alla più ampia concorrenza qualora appaiano le più idonee a soddisfare il proprio fabbisogno». Forti dubbi anche sull’applicazione del prezzo più basso, sia prezzo per l’affidamento di servizi ad alta componente di manodopera o caratterizzati da un notevole contenuto tecnologico o aventi carattere innovativo (che «rischia di dare vita ad affidamenti al ribasso giocati sull’abbattimento del costo del lavoro o di svilire il contenuto tecnologico della commessa»), sia per i lavori fino a 5 milioni di euro, ove «si rischia di favorire ribassi eccessivi che renderebbero difficoltoso il completamento dell’opera al prezzo di aggiudicazione, con il rischio della proliferazione di varianti in corso d’opera».

Print Friendly, PDF & Email
Torna in alto