05/05/2020 – Non paura ma sano realismo: alcune riflessioni sull’atto notarile in video-conferenza

Non paura ma sano realismo: alcune riflessioni sull’atto notarile in video-conferenza
lunedì 04 maggio 2020
di Mendola Salvatore – Notaio in Verbania
 
Da un paio di settimane nel piccolo universo notarile, già impegnato nella navigazione a vista tra le onde della pandemia, si è aperto un vivace dibattito sul tema dell’atto notarile a distanza, cioè sulla possibilità di superare il presupposto, sino ad ora ineludibile per atti pubblici e scritture private autenticate, della compresenza fisica del Notaio e delle parti, o di loro rappresentanti.
 
Il 24 aprile è stato qui pubblicato l’articolo dell’autorevole Collega Cesare Licini, dalla cui intitolazione suggestiva (Chi ha paura dell’atto notarile in video-conferenza?) è già possibile ricavare una precisa impostazione narrativa, confermata nello svolgimento del tema, in termini di contrapposizione tra iniziative coraggiose e timori di retroguardia, che già appare penalizzante per chi vede in questo strumento più rischi che vantaggi.
A me sembra infatti che la prospettiva possa essere rovesciata, potendosi cogliere nell’entusiasmo di tanti Notai (molti dei quali ancor prima giuristi di grande valore) un eccesso di ottimismo ideologico verso il nuovo strumento, tale da oscurare aspetti critici che appaiono invece evidenti in una prospettiva solo un tantino più concreta e pragmatica.
Una prima osservazione è che il tema, evocato nell’ambito dei protocolli operativi da individuare per conciliare l’attività notarile ed il lockdown, appare ora del tutto sganciato da una emergenza che, sebbene con tutta la prudenza e la scaramanzia del caso, ha ormai alle sue spalle la fase più critica.Anche per gli Studi notarili sta per tornare una relativa normalità, nella quale con alcuni accorgimenti sarà possibile lavorare in sicurezza secondo le collaudate procedure. Ed allora non si tratta (più) di escogitare un sistema per stipulare senza incontrarsi, accettando rispetto all’ordinario imperfezioni e diminuzioni imposte dalla situazione straordinaria, quale prezzo da pagare per non restare del tutto immobili. Di cosa si tratta allora, e perché si dovrebbe pagare questo prezzo?
Si dice “Ora purtroppo è evidente che la tecnologia c’è e funziona, anche i notai si debbono “darwininianamente” adattare. Con visione e coraggio debbono essere “contemporanei”…”.
Mi permetto sommessamente di osservare (…) che la tecnologia c’è da molti anni ormai, e che il tema delle audio/video conferenze non è certo nuovo, senza che per questo si sia creato veramente nella società, nella economia e nel diritto un deficit di contemporaneità della funzione notarile “non a distanza”. E di aggiungere che però essa non funziona, o non funziona abbastanza bene, se è vero che abbiamo dovuto assistere, in queste settimane di collegamenti televisivi dalle case di questo e di quello (quasi sempre con fornite librerie in bella mostra a fare da sfondo), ad un’alternanza di inconvenienti tecnici di vario genere, che se proiettati su una ipotetica stipula avrebbero potuto avere conseguenze paralizzanti (personalmente mi terrorizza l’idea di un fermo immagine per interruzione di linea che congela il Notaio nella più ridicola delle espressioni del viso, mentre magari la solenne lettura procede); nonché alla rappresentazione plastica di come il micro-contesto ambientale di ciascuno dei partecipanti alla videoconferenza possa risultare inappropriato rispetto al contesto globale in cui essa vorrebbe/dovrebbe svolgersi, fino a negarlo totalmente. Vero mi pare invece che qui ed ora convivano soluzioni tecnologiche di alta efficienza, che giungono fino ad una simulazione praticamente perfetta della presenza fisica di un individuo in forma di ologramma; ed altre molto meno efficienti e molto più imperfette, penalizzate anche da limiti infrastrutturali e disomogeneità territoriali.Lontano mi sembra quindi l’obiettivo di potere “ricreare, mimandolo e magari migliorandolo [?], lo stesso ambiente di una stipula reale alla compresenza dei contraenti davanti al notaio”.
Non concordo poi su questa asserita necessità di adattamento, per mantenere o recuperare una contemporaneità altrimenti perduta, perché mai in ventiquattro anni di attività, e comunque nemmeno negli ultimi dieci o negli ultimi cinque, ho avvertito questa sensazione di inadeguatezza; e perché, pur sapendo che la mia dimensione professionale non è l’unica possibile, ben conoscendo l’esistenza di monti più alti delle mie piccole colline, so anche di non essere esempio di un notariato marginale o di minoranza. L’affermazione apodittica che i tempi cambiano e che anche il Notaio deve cambiare mi è apparsa spesso negli ultimi venti anni come una petizione di principio al servizio di pur legittime e talvolta nobili pulsioni individuali o di gruppo.
In termini economici, a me pare invece che l’atto notarile in videoconferenza si ponga, così come già in precedenza l’atto notarile informatico (che nasce già in originale solo come file, senza supporto cartaceo), come una offerta potenziale priva sul mercato di una vera domanda attuale, se non essenzialmente marginale. E credo però sia illusorio pensare che esso possa essere previsto e disciplinato solo per farne una bandiera di modernità, da issare a contrasto di ogni luogo comune sull’immagine stantia e polverosa del notariato, perché tanto poi alla fine nessuno lo usa.
Il fatto stesso di avere previsto un meccanismo che prescinde dalla compresenza fisica di parti e Notaio avrebbe infatti in sé delle conseguenze talmente dirompenti da non restare confinate nell’ambito della mera potenzialità, le stesse che peraltro il Collega Licini per primo paventa, fornendo però a mio avviso soluzioni deboli, peraltro formulate solo in termini di principio e di buona volontà ed affidate in ultima analisi alla norma deontologica. Lo strumento sarebbe sicuramente usato, perché forze economiche esterne al Notariato eserciterebbero pressioni di fatto irresistibili, in probabile sinergia con correnti di pensiero già presenti al suo interno.
Considero poi fallito in partenza il lodevole tentativo di introdurre l’atto a distanza tenendosi il Notaio vicino.
Qualunque discorso sulla competenza territoriale del Notaio ha senso se resta fermo il presupposto che le parti devono essere, fisicamente o per rappresentanza, nel luogo in cui si trova il Notaio. Se puoi operare solo in Piemonte, ti puoi occupare di affari localizzati in Puglia, ma i pugliesi devono farti visita.
Rimosso quel presupposto, non ha più alcun significato parlare di competenza territoriale. Se il venditore è a Bari, l’acquirente a Milano e l’immobile in Sardegna, che senso avrebbe mai prevedere che la postazione video/audio collegata del Notaio debba trovarsi in un certo luogo o ancorata ad un ambito territoriale?
Ed anche la “prossimità” del Notaio è roba da dimenticare, per manifesta incoerenza: atto a distanza si, ma poi devo scegliere il Notaio della mia residenza o uno di quelli del Distretto o uno di quelli della Regione? Cioè, per restare all’esempio di prima: sono a Milano per lavoro ma risiedo a Roma, voglio comprare una villa in Sardegna che appartiene ad un Tizio di Bari, posso farlo senza muovermi di casa ma devo scegliere un Notaio del Distretto di Roma (il quale peraltro potrebbe anche fisicamente trovarsi in Sicilia, se si dovesse coerentemente abbandonare il vincolo della sua competenza territoriale). Oppure, visto che sono a Milano anche se risiedo a Roma, devo sceglierne uno di Milano. Non mi pare abbia alcun senso, ed anzi sarebbe una limitazione ingiustificata alla mia libertà di scegliere il Notaio che voglio, libertà che invece paradossalmente manterrei se non si trattasse di atto a distanza.
E non credo che cambi le cose il riferimento alla tutela del consumatore: sono obbligato a scegliere il Notaio della mia città (Regione?) per evitare che l’impresa controparte mi imponga il suo; quindi per un verso con l’atto a distanza la mia possibilità di scelta si amplia a tutti i Notai d’Italia, però invece no, solo nella mia città (Regione?), altrimenti il contraente forte ne può approfittare. Un risultato talmente parziale da mettere in dubbio la validità dell’idea, specie se la mia scelta di consumatore dovesse dirigersi obbligatoriamente nel mio Comune di residenza (togliendomi così la possibilità di sceglierne uno a 10 Km).
Senza poi parlare del fatto che in tante occasioni la controparte non è impresa, ma ci sono di mezzo intermediari a vario titolo che indirizzano le scelte, senza applicazione di alcuna norma a tutela del consumatore.
Penso inoltre che sarebbe inevitabile anche l’accelerazione brusca verso fenomeni di networking, che considero un lusso per pochi consentito dal lavoro oscuro di molti. Non posso fare a meno di immaginare a breve periodo il sorgere di nuovi portali telematici o di nuove articolazioni di quelli esistenti, sui quali caricare documenti istruttori, elaborati dal “sistema” per giungere modernamente alla stipula dal divano di casa; e ciò con una comodità enorme per tutti quegli operatori che già oggi fungono da collettori di clientela. Tutto molto bello, se non fosse per il fatto di essere trasformati (non so quanto rapidamente o lentamente) in terminali periferici, fino al punto di rompere il giocattolo, di ritrovarsi in mare aperto, e di essere presto fagocitati tutti, network compresi, da soggetti muniti per loro natura nelle acque alte di forza preponderante.
Penso infine che a poco valgano i richiami alle scelte di altri Paesi, nella impossibilità di confrontare globalmente i rispettivi sistemi e di misurare quanto ampio possa essere lo scarto tra il valore di una regola e l’attitudine diffusa alle deviazioni da essa, nella amara consapevolezza di tutte le ferite quotidiane che la nostra deontologia subisce.
Per la distanza che sempre è giusto tenere dalla ipocrisia, non si può certo nascondere che gli effetti non graditi sino a qui delineati potrebbero nuocere agli interessi di molti Notai, ed in prospettiva di medio termine a quelli del Notariato tutto; ma questo non impedisce che si tratti nello stesso tempo di effetti ad alto rischio di grave lesività per la stessa funzione pubblica notarile come oggi ancora possiamo intenderla, volendo credere che permanga il suo valore nel sistema; e ciò sul piano dell’accertamento della identità e della capacità naturale delle parti, delle tutele supplementari per persone non udenti o non vedenti, della indagine della volontà e della conseguente funzione di adeguamento, della prossimità territoriale e di tutte le sue implicazioni (compresa la vigilanza antiriciclaggio), ed in ultima analisi sul piano della pubblica fede, risultandone sicuramente diminuita la forza di ciò che il Notaio afferma essere avvenuto “alla sua presenza”.
Può darsi che per vari motivi alla fine non se ne possa fare a meno, e del resto dalle dinamiche UE sembra stia per arrivare la costituzione a distanza delle SRL. Ma in ragione degli argomenti esposti ritengo che razionali e realistiche preoccupazioni debbano prevalere sul fascino istintivo per la innovazione.

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