03/07/2019 – Appalti più facili e meno costosi 

Appalti più facili e meno costosi 

Italia Oggi – 02 Luglio 2019
Il settore degli affidamenti pubblici deve essere disciplinato da regole chiare. Questa la strada che governo e parlamento stanno intraprendendo al fine di contemperare l’ interesse pubblico alla corretta esecuzione degli appalti con quello delle imprese, specie pmi, a un agevole ingresso alle procedure di gara. La semplificazione dovrebbe costituire il nuovo principio ispiratore delle norme che regolano i criteri di selezione dei concorrenti e le modalità di partecipazione alle gare pubbliche. Oggi, il sistema è caratterizzato da molte disposizioni di attuazione del codice appalti demandate a organismi diversi e oggetto costante di modifiche. Il sistema, creato per assicurare la flessibilità del dato normativo, ha paralizzato l’ azione amministrativa, spesso perplessa sulla regola effettiva da applicare.
Ciò a discapito della certezza del diritto, data l’ estrema frammentazione del dettato normativo. Se è vero che per ammodernare un sistema così ingessato non si può ricorrere a dannose deregulation, è altresì vero che anche regole definite pericolose, quali il criterio del massimo ribasso, andrebbero mitigate individuando parametri di costo ben definiti, tali da impedire di praticare ribassi «scellerati». Potenziare la fase iniziale della procedura, la direzione dei lavori e le verifiche in fase di esecuzione oltre al successivo collaudo assistito da un preciso sistema di rendicontazione della spesa permetterebbe di ovviare a ribassi così elevati da pregiudicare l’ impiego di materiali e mezzi idonei a eseguire i lavori a regola d’ arte. Il massimo ribasso incide negativamente sulle voci di offerta non ben specificate dalla stazione appaltante nel loro ammontare economico e, dunque, lasciate alla libera discrezionalità degli operatori economici.
Il rischio di incentivare eccessive pratiche di risparmio e margini di utile a discapito della qualità di materiali e mezzi potrebbe essere evitato fissando parametri di costo oltre i quali l’ offerta dovrebbe essere considerata anomala con automatica esclusione dalla gara. Regole semplici assicurano trasparenza e legalità, non garantite dalle attuali procedure di aggiudicazione che limitano l’ accesso alle pubbliche selezioni delle pmi, oggi lasciate ai margini del mercato. Un sistema con regole chiare e fruibili è garanzia di legalità e trasparenza e rappresenta uno strumento di deflazione del contenzioso, oggi solo apparentemente ridotto, e non per merito del sistema di scelta del contraente da parte delle p.a., bensì in ragione degli ingenti costi della tutela giurisdizionale degli affidamenti pubblici. Costi che possono intaccare sino alla metà dei margini di utile se il valore della gara è inferiore al milione di euro. Così, molte imprese non impugnano i risultati di gara innanzi al Tar anche quando ci siano motivi fondati per farlo.
Ciò garantisce l’ impunità per le violazioni nelle gare d’ appalto lasciando senza controllo la spesa pubblica. Per un appalto dal valore compreso tra 200 mila e 1 milione di euro ne servono 4 mila, per quelli da 1 milione in su servono 6 mila euro per il ricorso al Tar, e 9 mila per il Consiglio di stato, cifre che raddoppiano aggiungendo il costo dell’ assistenza legale. A conti fatti, su un appalto da 50-60 mila euro, il ricorso rischia di erodere la metà del guadagno e spinge l’ imprenditore a rinunciare. L’ impossibilità di ricorrere agevolmente alla giustizia amministrativa crea uno stato di quasi totale anarchia e impunità nella gestione degli appalti, con conseguente grave lesione del diritto di difesa delle imprese impossibilitate a chiedere un controllo giurisdizionale sull’ operato delle stazioni appaltanti. L’ attuazione di qualsiasi modifica normativa rimarrà «pericolosamente affidata al buon senso» dell’ amministrazione sino a quando la disciplina sui costi della giustizia non sarà modificata sostanzialmente.
Senza interventi decisi, nessuna legalità potrà essere garantita. E ciò a dispetto dei principi dettati dalla Corte di giustizia che, nel 2015, rilevò la sostenibilità e la legittimità di tali costi. Oggi, i segnali che arrivano dagli imprenditori sono scoraggianti, considerata l’ impossibilità per le pmi di affrontare le gare e, soprattutto, di sostenere i costi connessi alla tutela giurisdizionale. Cifa, confederazione nazionale che tutela gli interessi delle pmi, in esito a un percorso di confronto con le imprese, auspica la tempestiva introduzione di norme attuative del Codice appalti di agevole fruizione, che garantiscano partecipazione e competitività. Auspica, inoltre, l’ avvio di un percorso di modifica normativa che porti ad una riduzione dei costi per l’ accesso alla giurisdizione amministrativa in materia di appalti pubblici anche mediante l’ allineamento con i costi previsti per l’ accesso alle altre giurisdizioni. E ciò al fine di inverare i principi di efficacia, celerità, non discriminazione ed accessibilità di cui alla «Direttiva ricorsi», oltre che a garanzia dell’ inviolabile diritto di difesa delle imprese.

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