Perchè non elaborare un indicatore di tempestività dei contributi?

Un articolo di Matteo Barbero

Da anni si registra (giustamente) un’attenzione esponenzialmente crescente per il tema della tempestività dei pagamenti della pubblica amministrazione.

Come sappiamo, l’Italia è maglia nera in Europa, sotto procedura di infrazione e sempre alla ricerca di soluzioni per ovviare a questo problema endemico.

Le abbiamo tentate tutte: dalla digitalizzazione delle fatture all’introduzione di Siope+, dall’obbligo di accantonare il fondo garanzia debiti commerciali ai tagli agli emolumenti accessori dei dirigenti.

Eppure c’è un aspetto che, per quanto centrale, continua ad essere sottovalutato: quello dei tempi di erogazione dei contributi. Spesso (non sempre, ma spesso) chi paga in ritardo le fatture è un ente che attende di essere rimborsato da altri enti per spese già sostenute, anticipate e rendicontate.

Nell’ordinamento c’è una norma (l’art. 44 del D.L. 66/2024) che sulla carta prevede un termine abbastanza breve per il versamento: erano 60 giorni, ridotti a 30 dal recente D.L. 19/2024.

Si tratta di un termine rispettato? Ovviamente no, perché non è presidiato da alcun controllo e men che meno da sanzioni. Non esistono dati precisi sulla tempestività di questa tipologia di pagamenti, per cui non sappiamo quali siano gli enti puntuali e quelli ritardatari. Chiunque operi nella PA sa che la priorità è pagare le fatture, perché su quelle si viene misurati e, in casso di sforamento dei tempi, puniti.

Sui contributi, invece, nulla e ci sono enti che li pagamento a distanza di mesi, se non addirittura di anni. Questa prassi, chiaramente illegittima, scarica sugli ultimi anelli della catena enormi problemi di liquidità, spesso costringendoli a fare ricorso all’anticipazione di tesoreria.

Il problema è emerso in tutta la sua crudezza con il Pnrr, ma al momento l’unica soluzione concreta è stata quella di prevedere un aumento dell’anticipazione iniziale. Il che va benissimo, ma occorrerebbe anche intervenire sul circuito delle rendicontazioni in modo da renderlo più tempestivo.

La circolare della Ragioneria generale dello Stato 19/2023, sempre in ambito Pnrr, ha previsto che i rimborsi debbano essere erogati entro 25 giorni dalla presentazione dei rendiconti, ma anche qui la realtà è ben diversa. E anche qui non abbiamo dati. 

In questo contesto, perché non elaborare un indicatore di tempestività del pagamento dei contributi? E magari prevedere qualche penalizzazione per gli enti che li pagano con ritardi eccessivi? 

Print Friendly, PDF & Email
Torna in alto