31/05/2023 – Nuovo slittamento al 31 luglio dei bilanci di previsione: Piao sempre più inutile e controproducente

E’ alle viste una riunione della Conferenza unificata dalla quale dovrebbe scaturire l’ennesimo rinvio dei termini di approvazione dei bilanci di previsione, stavolta al 31 luglio 2023.

Ormai il ridicolo, sulla questione dei termini di approvazione del bilancio di previsione, è stato raggiunto da anni ed anni e non si fa assolutamente nulla per provare ad uscire da tale condizione.

In più è il terzo anno di seguito che allo slittamento del bilancio si accompagna lo slittamento di quel documento magnificato come la panacea di tutti i mali della PA, l’ambrosia anti burocrazia, la manna dal cielo per la gestione: il Piao.

La sciagurata riforma del 2021, messa lì tanto per far vedere che si riforma la PA, come noto, contiene l’altrettanto sciagurata, velleitaria e, visto che siamo per la terza volta consecutiva in questa condizione, irresponsabile previsione, contenuta nell’articolo 8 del DM 132/2022, il cui comma posticipa l’adozione del Piao ai 30 giorni successivi la scadenza edittale dell’approvazione dei bilanci di previsione.

Ergo, slittato il termine al 31 luglio, è possibile adottare il Piao il 30 agosto. Ciò significa posporre all’ottavo mese dell’anno:

  1. la programmazione dei fabbisogni;
  2. la pianificazione degli obiettivi gestionali

e ovviamente tutto quanto gli va dietro.

Lo scriviamo ormai ogni anno, da 3 anni: adottare atti di programmazione operativa fondamentali ad anno finanziario e gestione ampiamente iniziati è totalmente inutile, fuori tempo, ingestibile, controproducente.

Una situazione inammissibile, infatti, in quanto alla performance, non ammessa dalla legge. Lo ricordiamo fino alla nausea: l’articolo 5, comma 1-ter, del d.lgs 150/2009 impone di adottare comunque in via provvisoria un piano dettagliato degli obiettivi a inizio anno. Ed una programmazione dei fabbisogni, sempre a inizio anno, è indispensabile per attivare i concorsi.

Vorremmo sentire ancora, qui e adesso, le voci dei puristi che hanno affermato non possibile l’adozione di un Piao provvisorio, adottato quanto meno per parti autonome e progressivamente, così da dotare da subito gli enti della programmazione necessaria, per quanto provvisoria.

Queste voci sono quelle che hanno lasciato credere possibile l’inerzia e giustificato per la terza volta di seguito la negazione di ogni senso utile alla programmazione, ammettendo che possa giungere ad anno quasi finito (il ridicolo della scadenza del Piao al 29 dicembre 2022 comunque forse resterà il punto più basso; forse).

Al di là di queste considerazioni, che evidenziano l’incapacità di abbinare realtà a normativa, la terza consecutiva posticipazione del Piao a tempi totalmente inconciliabili con ogni sua utilità, se il buon senso avesse senso, non potrebbe che indurre a due scelte:

  1. modificare radicalmente le norme del DM 132/2002, manifestamente inapplicabili e controproducenti;
  2. meglio ancora, abolire del tutto il Piao. Non è servito a nulla, ha creato molte più complicazioni delle “semplificazioni” che avrebbe dovuto favorire.
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