30.03.2015 – un commento di un collega su emendamento Saggese e politica sindacale

Davide Alberto Vitelli

L’emendamento Saggese può forse migliorare la previsione iniziale contenuta nel testo dell’art. 10 comma 4 del Ddl AS 1577, ma di certo peggiora e tantissimo la nostra attuale condizione. Si baratta disinvoltamente l’eliminazione della categoria con una sopravvivenza per tre anni, in condizioni di piena delegittimazione e di umiliante subalternità agli umori della politica, senza avere nessuna certezza sul futuro, sul quale graverebbero anzi pesanti incognite. Ma ciò che è francamente inaccettabile è il placet dato da una ristretta cerchia di oligarchi ad una operazione di trasformazione genetica della nostra figura professionale, da sempre dotata di specifici tratti distintivi e di una propria storia professionale, che diventerebbe un clone mal riuscito dei dirigenti locali, destinato ad operare con ruolo e funzioni incerte, in una sorta di riserva indiana, con accesso rigorosamente interdetto ai piani alti degli Enti Locali, dove saranno benvenuti solo i cooptati e i sodali della politica. Si accentuano in questa oscena riforma anziché ridursi le degenerazioni dello spoil system e gli aspetti patologici della riforma bassanini, rispetto alla quale, come si vorrebbe fare anche oggi, non c’era stata alcuna valida opposizione ma solo un atteggiamento corrivo e fiancheggiatore del maggiore sindacato di categoria.

Noi non vogliamo rassegnarci ad accettare il meno peggio o al tirare a campare, ingoiando qualsiasi pietanza incommestibile. Non siamo più disposti ad accettare che il futuro della categoria sia deciso in maniera opaca e verticistica, senza alcuna consultazione della base e senza alcuna condivisione sul merito delle strategie da mettere in campo per contrastare efficacemente i proditori attacchi che stiamo subendo.

Non è tollerabile che si imponga a tutti la vision sul modello professionale, di un vertice sindacale scollato dalla base, incapace di analizzare lucidamente la situazione e di orientare con lungimiranza le scelte nell’interesse della categoria.

Basta anche con la strategia dell’attendismo, dell’opportunismo temporeggiatore e degli accordi sottobanco con la controparte che si risolvono puntualmente in costanti perdite di posizione e nell’arretramento sulla difesa dei diritti di lavoratori.

Riprendiamoci la dignità, opponiamoci all’arroganza di chi ci vuole fare fuori e combattiamo con determinazione questa ultima battaglia, non per una qualsiasi sopravvivenza, ma per assicurarci un futuro professionale sostenibile e con un ruolo rinnovato e autorevole nel mondo degli enti locali.

Non facilitiamo il compito e non rendiamoci complici con quanti vorrebbero un’amministrazione lottizzata e clientelare.

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