30.03.2015 – … e ClaudioRossi risponde ancora

una definitiva, doverosa risposta ad Amedeo Scarsella

 

Ho fatto difficoltà a ritrovare la risposta (

http://segretaridellazio.blogspot.it/2015/03/caro-claudio-ti-scrivo.html

 ) che il collega Scarsella mi ha inviato a stretto giro, ieri sera presumo. Lo ringrazio particolarmente: questo è un modo serio di dibattere. Tizio espone A, Caio espone perché A non va bene e magari propone A1 o B. Non l’abbiamo mai fatto. In articulo mortis ci proviamo. Hai visto mai….

Un unico appunto mi sento di farti: potevi pubblicare la tua risposta anche qui, visto che si tratta di uno spazio, diversamente dagli altri, totalmenteopen.

Una prima considerazione di carattere generale viene spontanea dalla lettura di questa tua risposta.

E’ evidente il cambio di tono. Il primo scritto aveva una pretesa di “scientificità”, con organizzazione per punti precisi, che tendeva a conferire allo scritto un suo apparente rigore argomentativo e logico.

Oggi la risposta è, sin dalla sua esposizione generale, una mozione degli affetti ipotecata da una rassegnata considerazione iniziale: “a mio avviso non esiste alcuna reale possibilità politica che la norma sull’abolizione venga stralciata, per espressa posizione irremovibile del Governo”.

Anche io, in risposta, avevo cercato (nella fretta imposta dal pomeriggio della domenica delle Palme) di rispondere per tesi o per punti.

In quei punti ho provato a dimostrare l’insufficienza, la parziale infondatezza, se non la palese erroneità, di alcuni degli assunti che sorreggevano Scarsella 1.

Mi sarei aspettato, una analoga risposta. Guarda Claudio Rossi che quello che scrivi nel punto 1, non è vero per questo…. Quello che affermi nel tuo punto 7 è falso perché la norma dice tutt’altro…. Quello che ritieni nel punto 10 è indimostrato ed indimostrabile.

Nulla di tutto questo, c’è nella cordiale risposta di Scarsella.

Del resto, le sue poche cartucce egli le aveva ben sparate nel primo intervento ed oltre quello non poteva obiettivamente andare.

Ed allora si riparte da lì, da quella rassegnata considerazione: “a mio avviso non esiste alcuna reale possibilità politica che la norma sull’abolizione venga stralciata, per espressa posizione irremovibile del Governo”.

Grazie della cena, ma so che tu hai ragione. Il problema non sta nella irremovibile determinatezza del Governo sullo stralcio… il problema è come la categoria ed il suo sindacato hanno reagito alla irremovibile determinazione del governo di abolirci.

Come si diceva una volta, il toro (anda)va preso per le corna.

Il 30 aprile/1 maggio il governo ha annunciato e poi scritto a chiare lettere: “abolizione dei segretari comunali”.

Qualcuno, evidentemente, ha preso sotto gamba questo proclama ed ha pensato di far leva su qualche entratura per parare un fendente di questa forza inaudita.

Errore tragico.

 Rispetto a quella pesante, chiara, univoca ipoteca mi sembrano fantasiose, un po’ autoassolutorie e comunque non suffragate da alcuna prova vera le tesi frequentemente esposte da Ricciardi, secondo cui la manifestazione del 10 luglio (per me sbagliata nei modi, nei tempi e nel metodo) avrebbe “incattivito” il governo e da lì tutta la “dietrologia” alimentata su diverse precedenti versioni del DDL.

Il dato di fatto inoppugnabile è che il Governo, dal 30 aprile in poi, ci piaccia o meno, si è mosso in maniera sempre coerente. Sta perseguendo un disegno preciso. Tra l’affermazione della conferenza stampa del 30 aprile, il punto 13 della lettera del 1 maggio ed il DDL 1577 c’è, almeno per quanto riguarda i segretari, una rigorosissima, esemplare continuità.

I problema allora non è se, come ti chiedi con domande sin troppo retoriche, “E’ possibile per la nostra categoria opporsi al Governo? Abbiamo la forza di opporci ad un Governo che ha approvato norme contro i magistrati e contro addirittura le posizioni di sindacati di categorie numerosissime (mi riferisco al Jobs Act)?“.

Certo che no! Ma sia pure in forma dissimulata, è proprio questa la pretesa arditissima, oserei dire la scommessa estrema, che UNSCP ha lanciato. Fottere il governo per altra via… Ossia indurre il governo a cadere in una sorta di trappola di stampo gattopardesco.

Ma Renzi è un democristiano 2.0 (se non evoluzione addirittura ulteriore e successiva) che forse non ha neppure letto Tommasi di Lampedusa e se lo ha letto non deve esserne rimasto colpito per nulla. Egli si sente piuttosto come Alessandro il Grande davanti al nodo del sacro carro di Gordio. Ciò che non si dipana taglia. Anzi! Spesso taglia senza neppure provare a dipanare.

Il sindacato ha commesso due errori fondamentali. Il primo di tipo tattico: non andare a scoprire realmente il senso del messaggio lanciato dall’ex Ministro Lanzetta nella audizione del 7 maggio 2014, davanti alla CAC del Senato. Non posso credere che, proprio nei giorni in cui scoppiava la bufera sui segretari, il Ministro Lanzetta abbia lasciato quel documento scritto, con quei contenuti, senza soppesarne gli effetti. Lì ci poteva essere l’apertura per piccola via di fuga, sulla quale stava convergendo – sia pure per altra via – la componente alfaniana del governo. Non si è voluta esplorare….

Ma il grave errore strategico è stato quello di pretendere di fare resistenza passiva rispetto al chiaro proposito del governo… Ossia sperare di ingannarlo con una tattica di chiaro tipo gattopardesco (gli concediamo l’abolizione, gli facciamo cambiare nome e qualche dettaglio, gli offriamo qualche sovrappiù e la partita si sistema proprio come annunciava il gattopardo).

In questo tragico equivoco il sindacato è rimasto paralizzato per mesi… Sino alle ultime battute quando ha compreso che invece il governo sarebbe andato fino in fondo, dritto per la sua strada.

L’emendamento Saggese è la pezza che, come da tradizione, è peggiore del buco.

Intanto colloca (confermando il DDL 1577) i segretari nel ruolo dei dirigenti degli enti locali (dimenticando che essi oggi appartengono al Ministero dell’Interno, sono stati da sempre selezionati e formati su base nazionale). Si dice ma il rapporto tra i diversi ruoli è osmotico….. Io rispondo che nel diritto le qualificazioni sono pietre e se si distingue tra dirigenti dello Stato, quelli delle regioni e quelli locali una ragione ci deve pure essere. E ci saranno anche degli effetti pratici, perché, statene sicuri, le norme non si scrivono a caso.

Il sindacato avrebbe dovuto trattare le condizioni della “resa”, come si fa quando si è oggettivamente più deboli…. Ossia dare per persa la partita e richiedere una “buonuscita” …. Non si è tentato… Si è tentata la via opposta, finendo allora sì di far incaponire ancora di più Renzi…

La vera domanda è: perché Renzi dovrebbe concedere per via di emendamento ciò che non concede per la via principale?

Poi noto che salti a piè pari i punti più spinosi delle questioni che ponevo ieri.

Ricordiamoli: punto 6) questione sedi minori, che ti ritrascrivo:  c’è poi la questione aperta (che interessa il circa il 70% delle sedi) che riguarda i comuni di minore dimensione demografica… Lì gli equivoci sono tanti. Si sta vedendo come procede a stento la questione delle gestioni associate…. Il richiamo all’art. 14 del DL. 78 è una iattura da non sottovalutare…. Inserirci in quel tritacarne significa esporci a rischi mortali. Lì siamo, in molti casi, alla paralisi. E poi chi assume? Le due forme di gestione associata note sono la convenzione (che non è un soggetto giuridico) e l’unione, presso il quale attualmente segretario ( e presumibilmente il dirigente apicale) è un soggetto di mero complemento, per di più chiamato a lavorare gratis…. Continuo a ripetere: sino ad oggi il problema non esiste perché ciascun comune (sotto i 5.000 abitanti) è già obbligato ad avere il segretario e la convenzione è solo uno strumento di organizzazione del servizio/funzione. Dopo l’emendamento 10.504/7 (testo 2) c’è il rischio di paralisi (come sta accadendo per le gestioni associate) perché nessun comune potrebbe voler prendere l’iniziativa per creare le onerosi condizioni per poter assumere un dirigente apicale…. Basta l’inerzia (come sta accadendo per le funzioni associate) per far saltare tutto.

Non l’hai letto? Rileggi attentamente… Stiamo parlando del 70% circa delle sedi di segretaria. Che rassicurazioni sai dare? Che rassicurazioni dà l’emendamento che vi sta tanto a cuore?

Sulla questione dei vincoli di spesa che possono essere utilizzati strumentalmente per eludere un obbligo di legge che appare generico hai evitato di rispondere…. Così come non hai raccolto il tema, conseguente e collegato a quello dei vincoli di spesa, relativo alla rischio di marginalizzazione della nuova figura (che non solo nasce dalle ceneri di una figura rottamata – la nostra – ma nasce gracilissima e piena di vizi).

Ma poi viene la parte più singolare del tuo ragionamento….. c’è un approccio, se consenti, naif al nuovo sistema… Credi veramente che varrà il principio dell’azzeramento triennale di tutto?… Una sorta di anno sabbatico ogni tre? Quale sistema può tollerare di essere rovesciato come un calzino ogni tre anni?

A livello ministeriale, l’incarico triennale è già in parte collaudato e non comporta null’altro (almeno nel 95% dei casi e salvo situazioni patologiche) che il rito del rinnovo del contratto, salvo interessati e spesso concordati aggiustamenti.

Insomma questa categoria, erosa alla base (sui comuni minori attendo risposta di merito) e decapitata al vertice (nei comuni capoluoghi e quelli sopra i 100 mila i comuni hanno mani libere), dovrà concentrarsi inevitabilmente sui comuni di fasci intermedia dove sarà feroce la concorrenza della dirigenza…. E sarà ferocissima dopo il triennio.

In ogni caso, nel sistema che verrà – e questo è l’altro punto essenziale che hai ignorato – varrà la rendita di posizione di chi è già organico di qualche apparato…. L’apparato funziona come una sorta di invisibile magnete.

E’ vero che la ratio della legge è proprio quella di spezzare il legame dirigente apparato e la rendita di posizione che ne deriva…  Ma i costi organizzativi e di inefficienza che comporta questo “ideale” modello “volatile” di nuova dirigenza sono eccessivamente sovrabbondanti che nessuno si sognerà mai di applicare seriamente il nuovo sistema (ammesso sempre che esso sia costituzionalmente corretto, come tu giustamente osservi).

Cosicché prevarrà alla fine la forza derivante dall’appartenenza agli apparati. Prevarrà l’inerzia.

In questo quadro, come osservavo ieri, i segretari non appartengono a nessun “apparato” e sono, essi soli, lanciati nella riffa che sarà.

Per concludere, ti rispondo con alcune considerazioni che svolgevo poco fa nel forum e che vale ribadire.

L’ho spiegato in maniera didascalica ieri, con l’esempio del “gioco dei 4 cantoni”. Noi, con la cancellazione dell’albo, le profonde ristrutturazioni degli enti minori, la volatilità del “dirigente apicale” (non a caso definito in maniera così generica e sottoposto e risottoposto ai vincoli di spesa) e con la moratoria triennale, siamo gli unici che istituzionalmente ed organizzativamente si troveranno ad essere messi “in mezzo” (nel gioco dei quattro cantoni e poi direttamente “in mezzo alla strada”). Che poi significa in realtà, per la maggioranza di noi, restare “fuori gioco” mentre gli altri si scambieranno i “cantoni”.

Le amministrazioni compatte: i ministeri con le loro articolazioni locali, le agenzie, gli enti pubblici, le regioni, assicurano al loro personale un vantaggio competitivo enorme ed irrecuperabile per noi (almeno per la stragrande maggioranza di noi). I dirigenti di quelle entità sono già inseriti in un “ciclo produttivo” dato; hanno alle spalle un “apparato” che costituisce per loro una piattaforma ed un punto di radicamento che il segretario, gettato fuori dal suo albo, non ha. Perchè semplicemente non ha nessun radicamento istituzionale. Per cui quella competizione che immagina Ricciardi (e che anche Scarselle ripropone) è una competizione chiaramente truccata… Anzi è come correre ad handicap rispetto a tutti gli altri dirigenti.

L’unica proposta possibile (che l’assemblea di Roma ha espresso più d’istinto che di ragione) è quella di non arrendersi a questo annientamento progressivo…. Perché oggi, almeno siamo 3.000 ed ancora facciamo notizia. Tra 3 anni o 3 anni mezzo, quando una parte della categoria sarà andata in pensione o si sarà ulteriormente avvicinata a quel traguardo, quando qualche altro fortunato avrà spiccato il volo vero altre direzioni, e qualcuno si sarà “municipalizzato” per forza o per buona voglia, per il resto della truppa: qualche migliaio di persone, ulteriormente svilite, senza più neppure una identità nominale riconoscibile (oggi parlano i segretari comunali, domani dei generici dirigenti apicali), sarà ancora più difficile trattare e salvarsi…. Saremo rari et desperati nantes in gurgite vasto.

La battaglia è ora. Riconoscere l’abolizione per quella che è e non farla dissimulare abilmente per quello che non è.

Bisogna chiedere quello che normalmente si chiede in questi casi e che stanno concedendo, pur tra tante contraddizioni, ai provinciali. Il male per essere affrontato non va negato e soprattutto non servono cure palliative.

Tutto il resto è inganno.

Auspico che questo non diventi un nostro sterile epistolario personale ma solo la sfida lanciata ad altri perché il dibattito si arricchisca. Io credo di aver detto quasi tutto, dal mio punto di vista. Spero che altri sappia rilanciare il confronto… Un saluto cordiale. Quanto alla cena… Siamo in piena settimana santa …. Quella dell’ultima cena…. Speriamo che ci sia, per tutti, una seria resurrezione. Quel che è certo è che non ce la offre l’emendamento saggese. 

PS poi sperare nelle dichiarazione di illegittimità costituzionali che verranno, significa attendere anni… passarla nella scomodissima condizione in cui ci colloca il DDL 1577, pur emendato non è proprio la cosa da auspicarsi.

 

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