27/09/2019 – Mini enti, semplificazioni tradite – Dopo tanti proclami restano soggetti a quasi tutti gli oneri

Mini enti, semplificazioni tradite – Dopo tanti proclami restano soggetti a quasi tutti gli oneri
di Matteo Barbero
Piccoli comuni, semplificazioni con il contagocce. Dopo anni di proclami, i mini enti restano soggetti a quasi tutti gli adempimenti più gravosi che riguardano le amministrazioni medio-grandi.
L’ultima tegola è stata la decisione di Arconet di negare la possibilità di tenere in formato light della contabilità economico-patrimoniale ai municipi che nel rendiconto 2018 hanno optato (in attesa di una proroga che, come spesso accade, è arrivata a tempo scaduto) per la versione completa. Ma anche per gli altri, la deregulation è davvero minima, vista la necessità di incrociare ben quattro ordini di dati: a) quelli dell’inventario aggiornato alla data del 31 dicembre 2019; b) quelli del rendiconto 2019; c) quelli dell’ultimo conto del patrimonio approvato; d) dati extracontabili. In ogni caso, al momento la misura vale solo per un anno, mentre dal rendiconto 2020 (quindi di fatto entro il 30 aprile 2021) bisognerà mettersi al passo degli altri.
Per la contabilità economico-patrimoniale, per fortuna gli uffici finanziari potranno avvalersi di un file excel che dovrebbe consentire di aggregare in modo automatico le voci del piano patrimoniale e di raccordarle a quelle dello stato patrimoniale 2019. Tale scelta sembra ispirata alla necessità di evitare l’effetto perverso che si è verificato, invece, per il Dup. Per questo adempimento, di cui da anni si chiede inutilmente, se non la cancellazione, almeno un profondo restyling, molti enti hanno deciso di non avvalersi dei modelli semplificato e super semplificato, in quanto le software houses non sempre li hanno implementati nei loro sistemi operativi. Il che avrebbe costretto a estrapolare i dati finanziari a mano dai gestionali e riportarli nel documento.
Meglio è andata sul fronte del bilancio consolidato, dove dall’obbligo si è passati alla facoltà di redigerlo. Con una deroga che, in questo caso, non è temporanea, ma a regime , anche se solo al di sotto della soglia critica dei 5.000 abitanti.
Ma è la vigente disciplina contabile nel suo complesso che meriterebbe di essere alleggerita dalle troppe zavorre, che l’hanno portata a raggiungere (non solo per i mini enti) livelli di complessità difficilmente tollerabili, con regole che per di più cambiano di continuo.
Le ultime modifiche sembrano destinate a rafforzare ulteriormente la già elevata (e talora eccessiva) analiticità dei preventivi e dei rendiconti. In base ai principi generali, il sistema dovrebbe ispirarsi al principio di chiarezza, che postula una classificazione leggibile delle voci finanziarie, economiche e patrimoniali. Chiunque maneggi oggi un bilancio di un ente locale difficilmente potrà riscontrare questi requisiti. Le decine di allegati obbligatori forniscono una visione ostica anche agli addetti ai lavori, sommersi da un diluvio di informazioni di dubbia utilità ed attendibilità. Fissare l’asticella troppo in alto, infatti, significa inevitabilmente abbassare la qualità media dei dati, specialmente in quei numerosi enti privi di un’adeguata struttura organizzativa. Il corpus del dlgs 118/2011 somiglia sempre di più ad una vettura di Formula 1 alla cui guida devono sedersi quasi sempre piloti dotati al massimo della patente B. Ed è quasi paradossale che il verbale della commissione Arconet che descrive le ulteriori novità in cantiere si apra con un riferimento esplicito all’imminente apertura di un nuovo tavolo per alleggerire gli adempimenti a carico dei piccoli comuni. Occorrerebbe ammettere che il meccanismo di delegificazione previsto dal decreto come strumento di flessibilizzazione ha portato ad una sorta di bulimia normativa, che non a caso ha prodotto ben undici correttivi in meno di quattro anni di applicazione effettiva della riforma: una media di quasi tre correttivi all’anno! È successo anche in questo ambito quanto verificatosi con la normativa sugli appalti, secondo un modello che non a caso è in corso di superamento. Se non si vuole arrivare ad avere bilanci incomprensibili anche per chi è chiamato a redigerli e approvarli forse sarebbe opportuna anche qui una pausa di riflessione.

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