26.05.2015 – Online i nomi di politici e amministratori che non pubblicano i propri redditi

Online i nomi di politici e amministratori che non pubblicano i propri redditi

di Gianni Trovati

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Arriva anche la «sanzione reputazionale» per i politici e i vertici delle società partecipate che non pubblicano i dati sui loro redditi e patrimoni. A stabilirla è l’Anac, che con un comunicato del presidente Raffaele Cantone diffuso ieri, ha annunciato l’avvio della pubblicazione dei nomi di chi non ha trasmesso alla propria amministrazione i dati necessari a rispettare gli obblighi di trasparenza fissati dai decreti attuativi della legge Severino. In questo modo si traduce in pratica l’orientamento scrittonella delibera 10/2015(si veda anche Il Quotidiano degli enti locali e della Pa del 5 febbraio), con cui l’Autorità aveva deciso di intervenire direttamente nel campo delle sanzioni per la mancata trasparenza superando la situazione precedente che lasciava il compito all’autonomia delle singole amministrazioni.

Le norme

L’Authority guidata da Raffaele Cantone ha deciso di tradurre in termini di «sanzione reputazionale» le penalità previste da chi non rispetta gli obiettivi di trasparenza chiesti dalla legge. Obblighi e possibili sanzioni sono scritti nel decreto legislativo 33 del 2013, che ha attuato il capitolo dedicato alla trasparenza dalla legge Severino. All’articolo 14, il provvedimento prevede che i componenti degli «organi di indirizzo politico» pubblichino sul sito istituzionale dell’ente atti di nomina e curricula, ma anche i compensi connessi all’assunzione della carica e quelli connessi ad eventuali altri ruoli di coperti, le dichiarazioni dei redditi e quelle sulla propria situazione patrimoniale. A completare il quadro, la legge chiede infine di pubblicare «gli importi di viaggi di servizio e missioni pagati con fondi pubblici».

L’applicazione

Ovvio che questa pioggia di richieste, ispirate a un’idea di “controllo diffuso” da parte dei cittadini, non abbiano trovato ovunque un’accoglienza entusiasta, tanto più che il principio della «accessibilità totale» sancito dalla legge punta a un’applicazione ad ampio raggio. Oltre a Stato, Regioni ed enti locali, infatti, il decreto (all’articolo 11) chiama in causa tutti gli enti pubblici nazionali e locali e le partecipate. Senza sanzioni, però, la trasparenza chiesta dalla legge è destinatata a rivelarsi tutt’altro che «totale», per cui l’Anac ora gioca la carta dell’elenco pubblico dei soggetti che preferiscono rimanere “opachi”. L’elenco, avverte però l’Anac, si accompagnerà a una contestazione nei confronti di chi ha opposto qualche forma di resistenza, per esempio non fornendo i dati, mentre non riguarderà i soggetti per i quali la mancata pubblicazione è dovuta a un’inefficienza della Pa.

 

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