07/02/2019 – Finanziabilità degli impianti di videosorveglianza con le sanzioni stradali

Finanziabilità degli impianti di videosorveglianza con le sanzioni stradali

di Cristina Montanari – Responsabile dell’Area Finanziaria-Tributi del Comune di Serramazzoni e Vicesegretario Comunale

Nella delibera 21 gennaio 2019, n. 3, la Corte dei conti-Emilia Romagna si esprime sulla destinazione delle sanzioni stradali; ciò, a fronte della sollecitazione di un Sindaco, che con riferimento alle previsioni contenute nell’art. 142, comma 12-ter, D.Lgs. 30 aprile 1992, n. 285, concernente la destinazione dei proventi delle sanzioni derivanti dalla violazione dei limiti di velocità accertati mediante apparecchi o sistemi di rilevamento della velocità ovvero attraverso l’utilizzazione di dispositivi o mezzi tecnici di controllo a distanza, e nell’art. 208dello stesso decreto, concernente i vincoli di destinazione dei proventi delle altre violazioni previste dal codice, ha chiesto, ai sensi dell’art. 7, comma 8, L. 5 giugno 2003, n. 131, di fornire un parere in merito alla possibilità di finanziare con i suddetti proventi la realizzazione e la manutenzione di impianti di videosorveglianza destinati anche al controllo e alla sicurezza stradale.

Il tema dei vincoli di destinazione delle sanzioni stradali previsti dal D.Lgs. n. 285 del 1992 (“Nuovo codice della strada“), è spesso posto all’attenzione della Corte dei Conti, che si esprime in argomento nella considerazione che: i) si tratta di fornire istruzioni relative alla corretta applicazione di norme valide per la generalità degli enti locali; ii) si verte nella materia della contabilità pubblica, in quanto la norma in argomento, nel fornire indicazioni agli enti locali in ordine al perseguimento di determinate finalità d’interesse pubblico, impone alle medesime Amministrazioni, in deroga al generale principio dell’universalità del bilancio, di utilizzare una parte delle risorse derivanti dall’accertamento di violazioni alle disposizioni contenute nel Codice della strada per effettuare singole categorie d’interventi ivi indicati.

Giova premettere, al riguardo, che le entrate derivanti da sanzioni stradali, oggetto d’amministrazione separata, hanno una destinazione parzialmente vincolata, e tale vincolo costituisce un limite, introdotto ex lege, per garantire un più economico perseguimento dei fini istituzionali; il legislatore, infatti, in deroga al principio contabile generale n. 2 dell’unità del bilancio, ha introdotto un vincolo di specifica destinazione, al fine di correlare parte delle somme previste ed introitate ad interventi di miglioramento della circolazione stradale.

La destinazione dei proventi in questione, oggetto delle scelte di politica finanziaria dell’Ente, è effettuata annualmente con deliberazione giuntale, che i Comuni con più di 10.000 abitanti devono trasmettere al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti: il Comune, con tale atto, esercita delle opzioni, entro i parametri fissati dalla legge, relative al modo in cui distribuire le risorse che allo stesso Comune appartengono. Il mancato vincolo di destinazione predetto nella quota prevista dalla legge, costituisce, per consolidato orientamento del magistrato contabile, un’irregolarità contabile.

Occorre poi ricordare, sul tema, che in ossequio ai principi generali della contabilità finanziaria, le entrate di dubbia e difficile esazione, per le quali non è certa la riscossione integrale, sono accertate per l’intero importo del credito (ad es. le sanzioni amministrative al codice della strada, gli oneri di urbanizzazione, i proventi derivanti dalla lotta all’evasione tributaria, ecc.): pertanto, per tali entrate è escluso il cosiddetto “accertamento per cassa” ed è obbligatorio effettuare un accantonamento al fondo crediti di dubbia esigibilità, vincolando una quota dell’avanzo di amministrazione

La volontà del legislatore d’individuare le finalità d’utilizzo delle sanzioni stradali spettanti ai Comuni, è stata per molto tempo cristallizzata nell’art. 208D.Lgs. n. 285 del 1992, e successive modifiche ed integrazioni, fino a quando la L. 29 luglio 2010, n. 120, recante “Disposizioni in materia di sicurezza stradale“, ha introdotto, tra l’altro, nuove regole dirette anche agli enti locali territoriali, in materia di riparto e destinazione di detti proventi.

Gli interventi di modifica apportati dal Legislatore del 2010 riguardano il riparto e la destinazione dei proventi delle sanzioni per eccesso di velocità derivanti dagli accertamenti mediante autovelox, che spettano per il 50% all’ente proprietario della strada su cui è stato effettuato l’accertamento (o agli enti che esercitano le relative funzioni ai sensi dell’art. 39D.P.R. 22 marzo 1974, n. 381), e per il 50% all’ente cui appartiene l’organo accertatore; tale criterio sancisce, diversamente dal precitato art. 208, una doppia titolarità di attribuzione dei proventi indicati, che contempla non più il solo ente d’appartenenza dell’organo accertatore, ma anche l’ente proprietario della strada sulla quale è stata rilevata la contravvenzione per superamento dei limiti massimi di velocità, nel rispetto del principio di territorialità della sanzione.

I proventi dei provvedimenti sanzionatori stradali accertati da funzionari/ufficiali/agenti dei Comuni, sono così soggetti a differenti vincoli di destinazione: a) uno, derivante dall’art. 208 del Codice della strada, riguarda la generalità di queste entrate; b) l’altro, imposto dall’art. 142 dello stesso codice, è riferito alla parte di quelle derivanti dall’accertamento delle sanzioni in materia di limiti di velocità, e si pone in rapporto al primo quale norma speciale, attese le specifiche violazioni ivi contemplate (superamento dei limiti massimi di velocità) e le peculiari modalità di accertamento (attraverso l’impiego di apparecchi o di sistemi di rilevamento della velocità ovvero attraverso l’utilizzazione di dispositivi o di mezzi tecnici di controllo a distanza delle violazioni ai sensi dell’art. 4D.L. 20 giugno 2002, n. 121).

La ratio di entrambi i vincoli di destinazione posti dalle due norme è la medesima: individuare risorse per potenziare i servizi di sicurezza della circolazione stradale e tutela delle connesse esigenze d’incolumità pubblica, adottando tutte le misure idonee allo scopo; in sostanza, l’elencazione delle spese cui possono essere destinate le risorse di cui si scrive rappresenta una cautela posta a garanzia della corretta costruzione degli equilibri di bilancio in funzione di un’adeguata soddisfazione di rilevanti interessi pubblici che si riconnettono alla missione 03 del bilancio (“Ordine pubblico e sicurezza“).

Il primo vincolo (art. 208 Codice della strada) grava sul solo 50% dei proventi; in buona sostanza, individuata la metà del totale complessivo iscritto nel bilancio dell’Ente dei proventi contravvenzionali in argomento:

– almeno il 25% (il 12,5% del totale) è destinato a interventi di sostituzione, ammodernamento, potenziamento, messa a norma e manutenzione della segnaletica delle strade di proprietà dell’ente;

– almeno un ulteriore 25% (il 12,5% del totale) è destinato al potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale, anche attraverso l’acquisto di automezzi, mezzi e attrezzature dei Corpi e dei servizi di polizia provinciale/municipale;

– la restante quota va a finanziare altre finalità connesse al miglioramento della sicurezza stradale, relative a:

– manutenzione delle strade di proprietà dell’ente;

– installazione, ammodernamento, potenziamento, messa a norma e manutenzione delle barriere e sistemazione del manto stradale delle medesime strade;

– redazione dei piani urbani del traffico e dei piani del traffico per la viabilità extraurbana;

– interventi per la sicurezza stradale a tutela degli utenti deboli, quali bambini, anziani, disabili, pedoni e ciclisti;

– svolgimento, da parte degli organi di polizia locale, nelle scuole di ogni ordine e grado, di corsi didattici finalizzati all’educazione stradale;

– misure di assistenza e di previdenza per il personale dei Corpi e dei servizi di polizia provinciale e di polizia municipale;

– assunzioni stagionali a progetto nelle forme di contratti a tempo determinato e a forme flessibili di lavoro;

– progetti di potenziamento dei servizi di controllo finalizzati alla sicurezza urbana e alla sicurezza stradale;

– progetti di potenziamento dei servizi notturni e di prevenzione delle violazioni connesse alla guida sotto l’influenza dell’alcool o in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti;

– acquisto di automezzi, mezzi e attrezzature dei Corpi e dei servizi di polizia provinciale/municipale, destinati al potenziamento dei servizi di controllo finalizzati alla sicurezza urbana e alla sicurezza stradale;

– interventi a favore della mobilità ciclistica.

– resta in ogni caso facoltà dell’ente, destinare in tutto/in parte la restante quota “libera” del 50% dei proventi alle finalità sopradescritte e vincolate.

Con riferimento al secondo vincolo (art. 142Codice della strada), specificatamente disposto in relazione ai proventi delle sanzioni per eccesso di velocità rilevati con apparecchi elettronici, va ricordato che:

– il comma 12-ter li finalizza “…..alla realizzazione di interventi di manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali, ivi comprese la segnaletica e le barriere, e dei relativi impianti, nonché al potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale, ivi comprese le spese relative al personale, nel rispetto della normativa vigente relativa al contenimento delle spese in materia di pubblico impiego e al patto di stabilità interno“;

– il comma 12-quater specifica che ciascun ente locale trasmette in via informatica al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed al Ministero dell’interno, entro il 31 maggio di ogni anno, una relazione in cui sono indicati, con riferimento all’anno precedente, l’ammontare complessivo dei proventi di propria spettanza, come risultante da rendiconto approvato nel medesimo anno, e gli interventi realizzati a valere su tali risorse, con la specificazione degli oneri sostenuti per ciascun intervento;

– la percentuale dei proventi spettanti è ridotta del 90% annuo nei confronti dell’ente che non trasmetta la relazione di cui sopra, ovvero che utilizzi i proventi in esame in modo difforme da quanto previsto ex lege, per ciascun anno per il quale sia riscontrata una delle predette inadempienze, le quali rilevano ai fini della responsabilità disciplinare e per danno erariale, e che devono essere segnalate tempestivamente alla Corte dei conti.

Cosi richiamato il quadro normativo che regola la materia, il giudice dei conti esamina la specifica domanda posta dall’Ente, volta a conoscere se sia possibile utilizzare i proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie previste dal Codice della strada per finanziare progetti volti alla realizzazione di impianti di video sorveglianza, ed al riguardo rileva che:

il comma 4, lett. b ), dell’art. 208 citato, stabilisce che una quota non inferiore ad un quarto del 50% degli introiti deve essere destinata “al potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni, anche attraverso l’acquisto di automezzi, mezzi e attrezzature dei Corpi…“;

– la lett. c) del medesimo comma 4, prevede che la quota del 50% dei proventi può essere destinata “ad altre finalità connesse al miglioramento della sicurezza stradale…” tra le quali “interventi per la sicurezza stradale a tutela degli utenti deboli, quali bambini, anziani, disabili, pedoni e ciclisti…“.

– in forza del comma 12-ter dell’art. 142 del Codice, i proventi derivanti dell’accertamento delle violazioni ai limiti di velocità attraverso apparecchi di rilevamento o dispositivi di controllo a distanza sono destinati “alla realizzazione di interventi di manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali, ivi comprese la segnaletica e le barriere e dei relativi impianti, nonché al potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni…“.

Per il giudice, tali previsioni normative ben possono ricomprendere anche le spese relative all’acquisizione e manutenzione degli impianti di videosorveglianza, quando gli stessi risultino finalizzati ad accrescere la sicurezza stradale attraverso il controllo della circolazione dei veicoli e degli altri utenti della strada; al riguardo va, peraltro, tenuta presente la nozione di “sicurezza integrata” introdotta dall’art. 1D.L. 20 febbraio 2017, n. 14, secondo il quale “si intende per sicurezza integrata l’insieme degli interventi assicurati dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province autonome di Trento e Bolzano e dagli enti locali, nonché da altri soggetti istituzionali, al fine di concorrere, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze e responsabilità, alla promozione e all’attuazione di un sistema unitario e integrato di sicurezza per il benessere delle comunità territoriali.”.

In tale nuovo contesto normativo, il ricorso alle tecnologie di videosorveglianza consente di coniugare le finalità proprie della sicurezza stradale con i caratteri di una moderna sicurezza urbana e territoriale, finalizzata a innalzare i livelli di benessere delle comunità locali, come accade, ad esempio, nel caso di telecamere del tipo OCR (Optical Character Recognition) collegate al Sistema centralizzato nazionale targhe e transiti (SCNTT) che, consentendo d’individuare tempestivamente la circolazione di mezzi non revisionati o privi di copertura assicurativa, corrispondono pienamente alle finalità prescritte dalla normativa ricordata.

Corte dei conti-Emilia Romagna, Sez. contr., Delib., 21 gennaio 2019, n. 3

Art. 142, comma 12-terD.Lgs. 30 aprile 1992, n. 285 (G.U. 18 maggio 1992, n. 114, S.O.)

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