03/08/2020 – L’avocazione e la resilienza

L’AVOCAZIONE E LA RESILIENZA.
20.07.2020
Ha fatto molto discutere (e ancora lo fa) il testo di un articolo della preintesa che riguarda il nuovo CCNL Dirigenti / segretari che attribuisce ai segretari comunali, nei comuni fino a 100mila abitanti “il potere di avocazione degli atti dei dirigenti in caso di inadempimento”.

Certamente di tratta di una disposizione che esprime una “forzatura”, soprattutto se si ricollega alle disposizioni che l’hanno ispirata che sono state rigettate dalla Corte Costituzionale, come altre dello stesso periodo.

Ma non si può negare che esprime la volontà di una parte di quei professionisti, anche se sarebbe opportuno comprendere se è dello stesso avviso anche “il sistema amministrativo”, visto che non si tratta di una questione limitata a una categoria, ma del modo di intendere la gestione e l’organizzazione all’interno di una amministrazione locale. Quindi il tema riguarda tutti. E già da questo si comprende che l’ambito in cui inserire una norma del genere non potrebbe essere un contratto collettivo, anche se in ottemperanza a un atto di indirizzo.

Però la questione è più ampia e mi auguro che nessuno me ne voglia se, anche in questa circostanza, manifesto la mia vocazione alla moderazione e alla ricerca della mediazione.

Quella disposizione non è arrivata all’improvviso. Era voluta dal Governo dell’epoca e nessun Governo successivo ha pensato di modificarla, nè ha fatto obiezioni chi avrebbe potuto, nelle sedi opportune.

Questo vuol dire (non è la prima volta) che si tratta di una norma sorretta da una “volontà politica” che corrisponde all’intenzione di chi l’ha prodotta. Certamente non si tratta di un errore, nè di una disattenzione involontaria.

E adesso che è stata trascritta, certamente verrà adottata in quella forma, nel rispetto (bisogna riconoscerlo) delle procedure di cui è dotato il nostro sistema amministrativo.

C’è chi grida allo scandalo, chi invece esulta e c’è chi, come me (e pochi altri) con realismo riconoscono che questa disposizione esprime il nuovo scenario con il quale interpretare l’ente locale e il ruolo del segretario comunale.

Peraltro (so bene che raccoglierò altri strali, ma sono abituato) non si può nascondere che questa soluzione “inopportuna” interviene in un contesto di cui tutti (nessuno escluso) avevano ragione di lamentarsi.

Poteva andare meglio o in modo diverso. Ma adesso che siamo di fronte a questa previsione normativa, ciò che serve non è alimentare nuove contrapposizioni, cercare colpevoli o sperare che venga dichiarata incostituzionale, con il risultato di ritornare al caos iniziale.

Ciò che serve è contribuire tutti (abbandonando antiche contrapposizioni) per rendere “funzionale” e “sostenibile” ciò che è ormai definito in quell’articolo.

Come cittadino sono rammaricato nel vedere una delle professioni più prestigiose, sempre in guerra al proprio interno. E mi piacerebbe che adesso si potessero trovare le ragioni per un percorso comune a tutti in direzione di un progetto che sia utile al “governo locale” e non solo alla “categoria”.

Mi piacerebbe che le energie e le professionalità dei segretari comunali fossero indirizzate verso la loro valorizzazione e l’individuazione di nuovi modelli organizzativi e non verso la ricerca di divisione e contrapposizione (anche coinvolgendo estranei nelle loro beghe…).

Per questo non serve il “diritto” o la “posizione”, nè la “carica” o i “titoli”, serve “buon senso” e soprattutto il “senso dello Stato” che non deve mai mancare a chi è funzionario pubblico.

Mi auguro che le energie di tutti siano riversate nella ricerca di modalità condivise per l definizione comune delle innovazioni introdotte in quell’articolo, proprio per evitare che ciascuno le intenda come ritiene o peggio che qualcuno debba sottomettersi alle interpretazioni di altri.

Serve la famosa “resilienza” che ci porta a governare le situazioni, anche le meno facili o le meno favorevoli, sapendo cogliere le opportunità che si manifestano.

Il nostro Paese ha bisogno di funzionari coesi e orientati al perseguimento dell’interesse pubblico, lontano dalle vicende personali.

Organizziamoci per rendere possibile, con ciò che abbiamo a disposizione, la “buona amministrazione”. E proviamo a farlo lontani dai personalismi, dai tatticismi e dall’ostracismo verso chi ha idee diverse.

I veri “leader” non temono il confronto e le intese, se hanno buoni principi e progetti da condividere nell’interesse di tutti.

Print Friendly, PDF & Email
Torna in alto