01/11/2016 – Riforma dirigenza pubblica, audizioni in I Commissione permanente del Senato: la CIDA elenca i 6 punti critici

Riforma dirigenza pubblica, audizioni in I Commissione permanente del Senato: la CIDA elenca i 6 punti critici 

Gli Alti Dirigenti avvertono: la riforma della dirigenza pubblica portatrice di danni difficilmente sanabili. Due documenti rilevanti direttamente dall’audizione

La I Commissione permanente Affari Costituzionali del Senato ha proseguito alla fine della scorsa settimana le audizioni sullo schema di decreto riguardante la riforma della dirigenza pubblica. Particolare interesse ha rivestito Presentato un documento redatto da parte della CIDA (Confederazione Italiana Dirigenti ed Alte professionalità) contenente considerazioni rilevanti in materia.

6 punti critici che affiorano dal documento sono i seguenti: 

– l’attuazione del principio del ruolo unico;

– permanenza nel ruolo unico e diritto all’incarico;

– garanzie di natura retributiva e previdenziale al dirigente senza incarico;

– la composizione e i compiti delle tre Commissioni per la dirigenza;

– incarichi dirigenziali a tempo determinato;

– responsabilità gestionali del dirigente pubblico.

Pubblichiamo di seguito la premessa del documento:

“La CIDA, rappresentativa delle compagini dirigenziali del pubblico impiego nei diversi settori di attività (Scuole, Ospedali, Ministeri, Enti pubblici, Agenzie governative, Enti Locali e Autorità indipendenti), con la presente memoria formula una serie di proposte concrete di modifica dei contenuti dello schema di decreto legislativo recante la disciplina della dirigenza della Repubblica. Lo spirito con il quale ci si rivolge a codesta Commissione è quello costruttivo di chi intende condividere gli obiettivi generali enunciati dal Presidente del Consiglio e dal Governo all’atto dell’approvazione dello schema del decreto: cioè, un passo deciso verso l’innovazione delle Pubbliche Amministrazioni, ottenuto attraverso la creazione di uno strumento generale detto “ruolo unico”, che faccia sentire i dirigenti in servizio nelle diverse Amministrazioni come “dirigenti della Repubblica”. Si condivide, peraltro, l’obiettivo di fondo di incentivare la crescita di una dirigenza pubblica orientata al risultato e valutata in relazione alle performance ottenute nell’esercizio delle funzioni pubbliche svolte. Tuttavia, l’esposizione delle condivise finalità generali e l’ottimismo espresso dal Governo all’atto della presentazione del decreto rischiano in questo caso di tramutarsi in ciò che gli inglesi chiamano wishful thinking (“Pie intenzioni”) o, altrimenti dicendo, una probabile “eterogenesi dei fini” che potrebbe vanificare le pur lodevoli intenzioni di fondo. È convinzione della scrivente Confederazione che, in alcuni aspetti non secondari contenuti nelle disposizioni di cui si tratta, il link fra buone intenzioni e realtà passi attraverso una verifica rigorosa delle contraddizioni interne che nel probabile sviluppo concreto si manifestano portatrici di danni difficilmente sanabili. Si passano in rassegna, pertanto, le incongruenze ritenute più considerevoli, fornendo per ciascuna un’idea su come possibilmente riorientare quanto attualmente previsto”.

LEGGI qui il documento integrale della CIDA

 

Nella medesima seduta della Commissione permanente è stato inoltre presentato un documento elaborato dal Comitato Nazionale dirigenti pubblici in difesa degli art. 97 e 98 della Costituzione.

LEGGI qui il documento del Comitato Nazionale dirigenti pubblici.

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