27/08/2016 – Sarà decisiva la trasparenza del sistema di valutazione

Sarà decisiva la trasparenza del sistema di valutazione

  • – di Gianni, Trovati
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È facile scommettere che la discussione sulla riforma approvata ieri in prima lettura dal Consiglio dei ministri si accenderà prima di tutto sulla sorte dei dirigenti attuali. Il fenomeno è comprensibile dal punto di vista dei diretti interessati, spesso titolari di competenze importanti maturate in anni di esperienza in ruoli delicatissimi, ma non deve far dimenticare una questione più generale: una pubblica amministrazione che funziona, e che diventa più trasparente e capace di selezionare il merito, è interesse del Paese prima che dei dirigenti pubblici. Se questa premessa è condivisa, sarà possibile svelenire un po’ il clima di queste settimane e avviare anche in Parlamento un esame che guardi più al merito della riforma, e all’esigenza di correggerne le parti che appaiono più deboli, e un po’ meno alla sorte dei singoli. È bene evitare, prima di tutto, che il meccanismo degli incarichi a tempo, e soprattutto le prospettive non certo confortanti previste per chi di incarichi rimane privo, non metta la dirigenza pubblica in una posizione troppo subalterna nei confronti dei vertici politici, a cui chiedere valutazioni positive e nuovi incarichi per non uscire dal giro. Il rischio c’è, e va superato mettendo in campo finalmente un sistema di valutazione trasparente e gestito da “giudici” davvero indipendenti: di questo tema la pubblica amministrazione ha parlato in migliaia di convegni, ed è ora di passare dalle parole ai fatti. Nemmeno oggi, del resto, i dirigenti pubblici vivono in una torre, nemmeno oggi la voce della politica è senza peso e i tanti inciampi dello spoils system all’italiana sono lì a dimostrarlo. La prima cartina di tornasole della direzione in cui si vuole andare, comunque, arriverà presto, dalla discussione che il decreto animerà in Parlamento. Se invece di andare nel merito delle singole misure ci si concentrerà sulle salvaguardie e le rendite di posizione, si sarà persa un’occasione importante. Anche perché, oltre ai dirigenti di oggi, occorrerebbe pensare a quelli di domani. La Pa da tempo non riesce ad attrarre i talenti di cui avrebbe bisogno: discutendo della riforma, bisognerebbe pensare anche a come risolvere questo problema.

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