27/09/2021 – Tariffe Tari e costi gestione rifiuti nei capoluoghi di Regione coinvolti nella tornata elettorale 2021: una analisi comparata

DOSSIER A CURA DI CENTRO ENTI LOCALI SPA

 

Con l’avvicinarsi delle prossime elezioni amministrative è più che mai opportuno analizzare il costo per i contribuenti di uno dei più importanti servizi erogati dal Comune, ovvero la gestione del ciclo dei rifiuti urbani.

Per far ciò sono stati analizzati gli atti di approvazione delle tariffe Tari valide per l’anno 2021 dei Comuni capoluogo di Regione che vedranno rinnovarsi i propri organi politici nel mese di ottobre prossimo, ovvero: Roma, Milano, Bologna, Napoli, Trieste e Torino.

Gli atti che determinano il livello tariffario Tari sono stati presi in esame sia a livello di impostazione della tariffa che a livello di analisi della maggiore o minore incidenza che la Tari ha sulle tasche dei contribuenti.

La tipologia di tariffa applicata

I Comuni del campione sopra individuato applicano la Tari nella sua versione tributaria e non nella versione cd. “corrispettiva” prevista dall’art. 1, comma 668, della Legge n. 147/2013 (“Legge di stabilità 2014”).

Tutti i Comuni del campione, eccezion fatta per il Comune di Bologna, applicano la cd. “tariffa binomia” di cui all’art. 3, del Dpr. n. 158/1999 così come richiamata dall’art. 1, comma 651, della Legge n. 147/2013. La “tariffa binomia” costruisce la Tari ripartendo il gettito in due quote distinte: la quota fissa, determinata in relazione alle componenti essenziali del servizio, e la quota variabile, rapportata alla quantità di rifiuti conferiti al pubblico servizio. La tariffa cd. “monomia”, applicabile in vigenza di Tarsu e applicabile alla Tari in virtù dell’art. 1, comma 652, della Legge n. 147/2013, è applicata dal solo Comune di Bologna e non suddivide il gettito della tariffa in componenti destinate al finanziamento di determinate tipologie di costi del servizio.

La cd. “tariffa binomia”, nelle utenze domestiche, tiene in considerazione sia dell’estensione del locale che del numero degli occupanti, la “tariffa monomia”, invece, prende come riferimento, per le sole utenze domestiche, la superficie del locale, senza variare il gettito in base al numero degli occupanti al suo interno.

Analisi degli atti di approvazione delle tariffe

Per quanto riguarda gli atti amministrativi tutti i Comuni del campione hanno approvato le tariffe Tari entro il termine ultimo previsto dalla normativa nazionale del 31 luglio 2021, ad eccezione del Comune di Napoli, che applica le tariffe dell’anno 2019 per effetto della mancata approvazione delle tariffe per l’anno 2021 e della possibilità di applicare, per l’anno 2020 le tariffe dell’anno 2019 ai sensi dell’art. 107, comma 5, del Dl. n. 18/2020. Pertanto, ai fini della successiva analisi, le tariffe del Comune di Napoli non recepiscono le eventuali variazioni che vi sono state all’interno del costo del servizio negli anni 2020-2021.

Per gli altri Comuni del campione gli uffici amministrativi hanno provveduto a dare pubblicità degli atti sul “Portale del federalismo fiscale” entro il termine prescritto dalla normativa (28 ottobre per la pubblicazione e 14 ottobre per la trasmissione), per cui le tariffe Tari possono essere legittimamente applicate per tutto l’anno 2021.

Analisi dell’impatto economico delle tariffe per utenze domestiche

La Tari, dal punto di vista del bilancio familiare, rappresenta da sempre una voce di spesa, unitamente agli altri servizi a rete, che incide in maniera significativa sia sulla percezione che l’utente ha del servizio che sugli equilibri finanziari di quest’ultimo.

Per questo, è importante procedere ad un’analisi comparata del costo del servizio di raccolta e gestione dei rifiuti.

Per dare significatività all’analisi è stata presa a riferimento la seguente profilazione “tipo” delle abitazioni in base al numero di componenti:

Tariffa Mq
Famiglie di 1 componente 60
Famiglie di 2 componenti 80
Famiglie di 3 componenti 100
Famiglie di 4 componenti 120
Famiglie di 5 componenti 140
Famiglie di 6 o più componenti 160

Elaborazione a cura di Centro Studi Enti Locali Spa

Analizzando in maniera comparata tutti gli atti di approvazione delle tariffe emergono i seguenti costi:

A livello comparato abbiamo i seguenti risultati:

Elaborazione a cura di Centro Studi Enti Locali Spa

Come ben si evince dalla tabella sopra riportata il Comune di Napoli ha le più alte tariffe Tari per le utenze domestiche per tutti i componenti, mentre Trieste è il Comune con le tariffe più basse per il monolocale con un solo componente, per il resto è il Comune di Bologna, unico ad applicare la tariffa monomia, ad avere le tariffe più basse.

Interessante è analizzare anche lo scostamento dalla media, come di seguito riportato:

Elaborazione a cura di Centro Studi Enti Locali Spa

Da tale analisi si evince che la profilazione media è tendenzialmente in linea con quella di Milano (leggermente inferiore). Quattro dei sei Comuni indagati hanno tariffe sotto la media (Torino, Milano, Trieste e Bologna, salvo che per la tariffa di un componente), mentre gli altri 2 (Roma e Napoli) hanno tariffe al di sopra della media su tutte le categorie di utenza tassate.

L’analisi tariffaria è stata condotta sul dato “standard”, ovvero senza tener conto delle eventuali riduzioni che possono spettare alle varie utenze e senza tener conto delle riduzioni che gli Enti possono aver deliberato per il contrasto agli effetti economico-sociali dell’emergenza epidemiologica da Covid-19.

Analisi dell’impatto economico delle tariffe per utenze non domestiche

Dal punto di vista dell’analisi delle utenze non domestiche l’indagine non verrà estesa su tutte le categorie previste dal Dpr. n. 158/1999 (30 categorie), ma solo sulle più significative.

Inoltre, è opportuno precisare che i vari Comuni del campione hanno variato la profilazione standard prevista dal Dpr. n. 158/1999, inserendo ulteriori categorie di utenze. Uno su tutti è il Comune di Torino, per il quale non è possibile procedere ad una comparazione in quanto le categorie di utenze non domestiche non sono conformi al Dpr. n. 158/1999, ma derivano da un’attività di studio peculiare condotta direttamente dall’ente, come precisato della Deliberazione di approvazione delle tariffe.

L’indagine è stata condotta, per i rimanenti Comuni del campione, sulle seguenti categorie di utenze non domestiche, maggiormente interessate dall’emergenza epidemiologica in corso: “Cinematografi e teatri”, “Attività artigianali tipo botteghe: parrucchiere, barbiere, estetista”, “Attività industriali con capannoni di produzione”, “Ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, pub”, “Bar, caffè, pasticceria”.

La tabella delle tariffe comparata è la seguente:

Elaborazione a cura di Centro Studi Enti Locali Spa

Per quanto riguarda le categorie delle utenze non domestiche, il Comune di Roma, sulle 5 categorie analizzate, è l’ente con le tariffe più alte, eccezione fatta per parrucchieri, barbieri ed estetiste, dove la tariffa più alta è quella di Napoli.

Per quanto riguarda le tariffe più basse la situazione è meno polarizzata rispetto alle utenze domestiche, posto che Milano eccelle per cinematografi e botteghe artigianali dei parrucchieri, barbieri ed estetiste, mentre Bologna ha le tariffe più basse dei bar e dei ristoranti, mentre Trieste è la migliore con riferimento alla tassazione delle attività industriali con capannoni di produzione.

Elaborazione a cura di Centro Studi Enti Locali Spa

Per quanto riguarda lo scostamento rispetto alla media, si nota immediatamente che i Comuni di Milano, Trieste e Bologna, come già per le utenze domestiche, hanno delle tariffe Tari più convenienti rispetto ai Comuni di Napoli e Roma, che hanno delle tariffe per le utenze non domestiche indagate notevolmente più alte della media del campione analizzata.

Come per le utenze domestiche la comparazione è stata effettuata non tenendo conto delle eventuali riduzioni che possono spettare alle varie utenze e senza tener conto delle riduzioni che gli Enti possono aver deliberato per il contrasto agli effetti economico-sociali dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Inoltre, la predetta analisi non tiene conto degli effetti della riforma della normativa sui rifiuti operata con il Dlgs. n. 116/2020.

Analisi produzione e raccolta differenziata

Stando a quanto emerge dai dati contenuti nel catasto dei rifiuti Ispra (l’ultima rilevazione è riferita al 2019), tra le città prese in esame, quella in cui in cui la percentuale di raccolta differenziata è in assoluto più bassa è Napoli, ferma a quota 36,2. Fanno leggermente meglio: Trieste (42,2%), Roma (45,2%) e Torino (47,67%). Si collocano al di sopra del 50% soltanto Bologna (54,1%) e Milano (61,2%).

 Dato relativo a: Popolazione RD (t) Tot. RU (t)  RD (%)  RD Pro capite (kg/ab.*anno) RU pro capite (kg/ab.*anno)
Comune di Torino 870.952 208.700,84 437.804,69 47,67 239,62 502,67
Comune di Milano 1.396.059 433.403,85 707.507,26 61,26 310,45 506,79
Comune di Bologna 390.625 122.447,98 226.101,03 54,16 313,47 578,82
Comune di Roma 2.837.332 765.130,10 1.691.887,32 45,22 269,67 596,3
Comune di Napoli 962.589 183.347,30 506.078,98 36,23 190,47 525,75
Comune di Trieste 203234 41642,307 98664,83 42,21 204,9 485,47

Elaborazione a cura di Centro Studi Enti Locali Spa basata su dati Ispra

Analisi costi gestione servizi igiene urbana

Marcate anche le differenze che emergono dalla comparazione dei costi dei servizi di igiene urbana, sempre derivanti dall’analisi dei datidel catasto dei rifiuti Ispra. Colpisce, ad esempio, che il costo della raccolta e del trasporto dei rifiuti urbani indifferenziati costi a Roma 35,48 euro per abitante all’anno, che è quasi il doppio rispetto a Torino (16,21 euro/abitante annui) e Milano (16,36). In mezzo, Trieste con 17,55, Bologna con 24,44 euro e Napoli con 24,6.

Anche spazzare e lavare le strade è nettamente più economico a Torino rispetto al resto delle città prese in esame. Nel capoluogo piemontese, si spendono – a questo scopo – 17,73 euro annui per abitante, meno della metà rispetto a Roma (45,99), Milano (45,27 euro) e Bologna (43,95).

A Napoli e Trieste, il costo di spazzamento e lavaggio stradale sono risultati essere pari, rispettivamente, a 24,29 e 29,34 euro annui per abitante.

Elaborazioni Centro Studi Enti Locali basate su dati Ispra

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