29/11/2016 – Il piano nazionale anticorruzione

Il piano nazionale anticorruzione
 

di Arturo Bianco

Le amministrazioni locali, al pari di tutte le altre pubbliche amministrazioni, devono dare applicazione alle indicazioni dettate dal nuovo piano nazionale anticorruzione; il che determina la necessità di tenere adeguatamente conto dei suoi principi di fondo nella redazione del prossimo piano annuale e triennale per la prevenzione della corruzione. 

Siamo in presenza di indicazioni che hanno un grandissimo rilievo ed impongono a tutti i soggetti pubblici l’adeguamento alle prescrizioni innovative dettate nel Piano Nazionale Anticorruzione. Adeguamenti che devono essere realizzati a costo zero per le amministrazioni e che determinano ovvero, nel caso della nuova versione del diritto di accesso, possono provocare un rilevante aumento degli oneri organizzativi in capo alle singole amministrazioni.

IL PIANO NAZIONALE ANTICORRUZIONE

Con la delibera n. 831 dello scorso 3 agosto l’Anac ha approvato il nuovo Piano Nazionale Anticorruzione 2016. Si deve subito sottolineare che il documento innova in modo radicale i contenuti essenziali dei precedenti documenti aventi lo stesso oggetto.

Sul terreno della prevenzione della corruzione le nuove disposizioni vogliono prevedere “una possibile articolazione delle attività in rapporto alle caratteristiche organizzative (soprattutto dimensionali) delle amministrazioni”.

In questo ambito gli elementi di maggiore rilievo innovativo sono i seguenti: rafforzare “il ruolo dei Responsabili della prevenzione della corruzione (RPC) quali soggetti titolari del potere di predisposizione e di proposta del piano anticorruzione all’organo di indirizzo. È, inoltre, previsto un maggiore coinvolgimento degli organi di indirizzo nella formazione e attuazione dei Piani così come di quello degli organismi indipendenti di valutazione (OIV). Questi ultimi, in particolare, sono chiamati a rafforzare il raccordo tra misure anticorruzione e misure di   miglioramento della funzionalità delle amministrazioni e della performance degli uffici e dei funzionari pubblici”. Il document torna a sottolineare la necessità di garantire la partecipazione dei soggetti portatori di interessi, nonchè delle associazioni e, all’interno dell’ente, sia del consiglio sia dei dirigenti/responsabili nei comuni che ne sono sprovvisti.

LE INDICAZIONI INNOVATIVE

Il nuovo piano nazionale anticorruzione detta, con riferimento agli enti locali, alcune indicazioni specifiche per i piccoli comuni, nonchè per le città metropolitane. Esso si caratterizza inoltre per l’attenzione dedicata in modo significativo al governo del territorio.

Viene immediatamente indicato da parte del documento nazionale di riferimento per la redazione dei piani anticorruzione la necessità che il “responsabile del piano per la prevenzione della corruzione svolga il suo delicato compito in modo imparziale, al riparo da possibili ritorsioni”. Ed ancora, leggiamo che “a garanzia dello svolgimento delle funzioni del Responsabile per la prevenzione della corruzione (RPCT) in condizioni di autonomia e indipendenza, occorre considerare anche la durata dell’incarico di RPCT..”. Si ricorda comunque in termini generali che il soggetto cui generalmente viene attribuito questo incarico è il segretario.

LE ATTIVITA’ AD ELEVATO RISCHIO

Si devono confermare le indicazioni fornite in precedenza sulla individuazione delle attività a più elevato rischio di corruzione, cioè quelle individuare direttamente dalla legge n. 190/2012, vale a dire assunzioni e progressioni del personale; affidamento di lavori, servizi e forniture; erogazione di benefici, sussidi etc (provvedimenti ampliativi della sfera giuridica del destinatario con effetti economici diretti); autorizzazioni e permessi etc (provvedimenti ampliativi della sfera giuridica del destinatario privi di effetti economici diretti), nonché quelle individuate successivamente dall’Anac, e cioè: gestione delle entrate, delle spese e del patrimonio, controlli, verifiche, ispezioni e sanzioni, incarichi e nomine, affari legali e contenzioso, smaltimento dei rifiuti e pianificazione urbanistica.

Strettamente connesse alla individuazione delle attività a più elevato rischio di corruzione è la indicazione delle misure che si giudicano necesssarie per dare corso alla riduzione di tali rischi. Ecco in sintesi le indicazioni dettate dall’Anac: in primo luogo, per ogni attività a elevato rischio di corruzione si devono indicare le misure per la prevenzione; misure che devono avere uno spettro assai ampio e differenziato di produzione di effetti; occorre garantire la pubblicazione delle informazioni che ogni enti è tenuto ad effettuare. Si deve disporre l’aumento dei controlli ed il monitoraggio dei tempi di conclusione dei singoli procedimenti. Ed ancora occorre dare corso alla verifica degli affidamenti diretti ed all’applicazione del principio della rotazione ed ancora alle iniziative specifiche che sono giudicate come necessarie. Occorre ricordare che, stante il carattere triennale del documento, le amministrazioni hanno la possibilità di dare corso ad una articolazione temporale ed alla “gradualità nella concreta applicazione”.

LE INIZIATIVE DI PREVENZIONE

Tra le misure preventive da assumere si segnalano le seguenti: rispettare l’ordine cronologico di protocollo dell’istanza; predeterminare i criteri di assegnazione delle pratiche ai collaboratori; redigere gli atti in modo chiaro e comprensibile con un linguaggio semplice; rispettare il divieto di aggravio del procedimento. Con riferimento in specifico alle posizioni organizzative il documento ci dice che gli enti devono dare corso alla indizione in tempo delle gare, così da evitare il ricorso alle proroghe. Ed ancora, si sottolineala necessità di una redazione di una relazione tecnica per giustificare l’eventuale ricorso a proroghe/rinnovi/nuovi affidamenti allo stesso soggetto; si deve dare corso al divieto sia di frazionamento che di aumento illegittimo dell’importo, nonchè alla applicazione delle limitazione degli affidamenti diretti, della utilizzazione della Consip, della rotazione negli affidamenti in economia ed a progettisti, nonchè alla verifica delle congruità.

LA ROTAZIONE

Sul terreno della rotazione si ricorda il vincolo del suo rispetto, con riferimento alle attività a più elevato rischio di corruzione, sia per i dirigenti che per i dipendenti impegnati nelle attività a più elevato rischio di corruzione; occorre ricordare che si può dare corso ad una deroga motivata per i dirigenti dei comuni in cui ciò cozza con una presenza numericamente ridotta, sulla base della legge n. 208/2015. Ad esso occorre dare applicazione come principio di carattere generale per il conferimento di incarichi dirigenziali. Si deve procedere alla indicazione della cadenza e della decorrenza iniziale. Nel caso in cui l’ente deroga ai vincoli della rotazione deve prevedere forme ulteriori di verifica e monitoraggio che aumentino la prevenzione della corruzione. Le amministrazioni devono inoltre dare corso alla applicazione delle norme sulla rotazione straordinaria in caso di apertura di procedimenti di accertamento della responsabilità penale e/o contabile, nonché –a maggior ragione- in caso di condanna.

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