18/03/2021 – Se il Responsabile ha altro da fare. L’anticorruzione dopo il 31 marzo 2021

Mancano solo pochi giorni al P-Day, termine fatidico in cui, presumibilmente, sbarcheranno in tutte le pubbliche amministrazioni italiane i nuovi piani anticorruzione validi per prossimo triennio…

Il termine ultimo per la predisposizione e la pubblicazione dei Piani triennali per la prevenzione della corruzione e la trasparenza 2021-2023 è stato differito da ANAC con un Comunicato del 2 dicembre 2020, nel quale si prendeva atto dell’emergenza sanitaria da Covid-19 e della necessità di concedere un tempo maggiore alle amministrazioni, per allinearsi agli indirizzi contenuti nel PNA 2019.

Certamente, molti Responsabili della prevenzione della corruzione (RPCT) avranno tirato un sospiro di sollievo, leggendo il comunicato del 2 dicembre. Ma a noi tale differimento era sembrato alquanto strano, quasi illogico. Per più di una ragione.

La pandemia della corruzione: il punto di vista del GRECO

Nel Piano Nazionale Anticorruzione 2019, approvato con Delibera n. 1064 del 13 novembre 2019 ANAC aveva raccomandato alle amministrazioni di rivedere ed affinare la propria valutazione dei rischi, adottando un approccio di tipo qualitativo, identificando fattori di rischio e fattori abilitanti in grado di stimare in modo più realistico il rischio di corruzione.

La pandemia da Covid-19, scoppiata pochi mesi dopo l’approvazione del PNA, ha evidenziato un aumento dei rischi di corruzione in diverse aree di attività gestite nell’ambito dei sistemi pubblici. Nell’aprile del 2020, il Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO) del Consiglio d’Europa ha addirittura pubblicato delle linee guida rivolte ai suoi 50 Stati membri con l’obiettivo di prevenire la corruzione nel contesto dell’emergenza sanitaria causata dalla pandemia da Covid-19. Le linee guida stimavano un aumento del rischio di corruzione nel sistema degli appalti, nei servizi legati al settore medico, nelle attività di ricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti, “in particolare sotto forma di conflitti di interesse o di lobbying” e di “commercializzazione di prodotti medici contraffatti in relazione al COVID-19”.

Sarebbe stato meglio anticipare, anziché differire

A fronte di rischi corruttivi così elevati ed emergenti in settori strategici per la gestione dell’emergenza (acquisto di beni e servizi, erogazione di servizi sanitari, ricerca e sviluppo), ci saremmo aspettati che ANAC chiedesse alle amministrazioni di anticipare l’aggiornamento della valutazione dei rischi … non di differirla di tre mesi!

Perché ANAC ha concesso questo differimento? Lo sappiamo tutti e soprattutto chi lavora all’interno del settore pubblico. Lo ha fatto perché…

…le pubbliche amministrazioni avevano altro da fare. Travolte dal virus, erano troppo impegnate a gestire servizi essenziali e a tutelare la salute pubblica. Erano troppo impegnate, per pensare all’anticorruzione!

Ma come? La prevenzione della corruzione non è una attività essenziale per una pubblica amministrazione? La risposta, ovviamente è affermativa. La prevenzione della corruzione è essenziale, perché le amministrazioni pubbliche (non solo quelle del settore sanitario, ma anche le amministrazioni locali) sono impegnate proprio in quelle attività che il GRECO ha identificato come ad alto rischio: acquisto di macchinari, DPI, di vaccini e di servizi di sanificazione, erogazione di servizi sanitari e di prestazioni mediche, finanziamento di attività di ricerca. Per non parlare di altri rischi che sono degli evergreen di questo sgangherato e martoriato Bel Paese: l’erogazione di contributi alle persone e alle imprese in crisi, le attività di controllo e vigilanza, la selezione (pardon… cooptazione) dei membri delle task force e l’affidamento di servizi di consulenza a società più o meno internazionali, per formattare slides più o meno importanti.

La prevenzione della corruzione è fondamentale. Ad essere percepiti come una inutile perdita di tempo sono piuttosto gli adempimenti anticorruzione, cioè il tipo di prevenzione inaugurata in Italia dalla Legge n. 190/2012.

Legge n. 190/2012: il triste bilancio di un’occasione mancata.

Nel 2012, al momento della sua approvazione, la Legge n. 190/2012 aveva acceso gli entusiasmi di molti: finalmente l’Italia si dotava di un sistema di prevenzione dei reati, in grado di affiancarsi al sistema di repressione! Finalmente una Authority Anticorruzione e misure di trasparenza totale sul funzionamento delle pubbliche amministrazioni! Finalmente Piani di prevenzione a livello decentrato e un nuovo Codice di comportamento, per responsabilizzare le persone e le amministrazioni.

Ma è stato un entusiasmo con il fiato corto. Subito sono arrivati gli allegati del Piano Nazionale 2013 (il famigerato allegato 5!), le tabelle infinite con gli obblighi di pubblicazione, le relazioni degli RPCT sui fogli di calcolo, gli adempimenti.

Adempimento è ornai una parola odiata da referenti e responsabili anticorruzione: deriva dal verbo latino adimplere , il cui primo significato è farcire: amministrazioni riempite di misure e controlli e relazioni come panini farciti di un salume indigesto!

Certo, pochi anni non bastano per fare un bilancio dei costi e benefici di una normativa complessa come quella di prevenzione della corruzione, ma possiamo senza ombra di dubbio dire che in meno di nove anni …

… la Legge n. 190/2012 è riuscita a fare l’impossibile: convincere gli RPCT che l’anticorruzione è qualcosa di inutile!

Questa convinzione emerge chiaramente anche nei gruppi di RPCT e di Segretari Comunali che popolano il web e i Social: alla domanda “avete aggiornato la valutazione dei rischi d corruzione alla luce degli indirizzi dell’allegato 1 del PNA 2019”, in molti rispondono con quelle quattro parole che non lasciano alcuna possibilità di replica: “Ho altro da fare!”

E come dargli torto? Come si può tollerare che una cosa importante come la prevenzione della corruzione (alla quale Spazioetico dedica tutte le sue giornate e buona parte delle sue nottate) venga banalizzata e trasformata in un obbligo soltanto formale?

“I” come Integrità.

I migliori e le migliori RPCT che abbiamo incontrato in questi anni (quelli bravi, quelli che ci credono forse più di noi) da molto tempo non si preoccupano più degli adempimenti. Puntano su altro: sviluppano policy per la gestione dei conflitti di interessi, promuovono il benessere organizzativo, si concentrano sui dilemmi etici, promuovono l’integrazione dei sistemi di controllo interno.

Nessuno vuole più sentir parlare di anticorruzione. Ma non possiamo non continuare a sviluppare strategie efficaci di prevenzione della corruzione.

Il Ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta il 9 Marzo 2021, presentando le linee programmatiche del Governo, ha proposto un nuovo alfabeto per la Pubblica amministrazione: A come ACCESSO, B come BUONA AMMINISTRAZIONE, C come CAPITALE UMANO, D come DIGITALIZZAZIONE. Ecco i nuovi (vecchi) totem, i Santi a cui votarsi per gli anni a venire. Parole d’ordine che andranno a sostituire “anticorruzione” che rimpiazzeranno “performance” che lasceranno il posto a “semplificazione“, come in un eterno ritorno. E allora in questo delirio riformatore, anche noi nel nostro piccolo…

…vorremmo suggerire al Ministro di aggiungere una sola lettera: “I” come INTEGRITA

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