16/10/2016 – Marianna Madia, disastro totale: così ha inguaiato il governo Renzi

Marianna Madia, disastro totale: così ha inguaiato il governo Renzi

 

Ore 16 e 16, Bologna. La ministra Marianna Madia prende la parola dal palco di un convegno: «L’ attuazione e l’ implementazione della riforma della pubblica amministrazione, che abbiamo fatto e di cui mi assumo tutta la responsabilità, non si esaurisce con la pubblicazione in gazzetta ufficiale. Il mio lavoro comincia oggi».

Ore 16 e 21, Roma. Il Consiglio di Stato comunica con preghiera di massima diffusione che sì, la ministra dice il vero e che il suo lavoro comincia effettivamente oggi. Il guaio è che comincia perché c’ è da rifare daccapo più o meno tutto quello che era stato fatto finora.

Il parere trasmesso al governo dai magistrati di Palazzo Spada in merito alla riforma della dirigenza pubblica non lascia infatti adito a fraintendimenti. Il responso della commissione speciale – presieduta dall’ ex ministro degli Esteri e presidente della Sezione atti normativi Franco Frattini – che ha passato ai raggi X il testo della legge è inequivocabile: questa riforma s’ ha da rifare.

A partire dalla questione finanziaria e dalla «perplessità» suscitata nei magistrati amministrativi dalla decisione del governo di approvare la riforma con invarianza di spesa. Tradotto: il costo zero sbandierato da Palazzo Chigi è tutt’ altro che assicurato. Altro punto dolente è la composizione della Commissione per la dirigenza, «cui lo schema di decreto assegna delicate funzioni di garanzia che presiedono al’ intero procedimento di conferimento e revoca degli incarichi dirigenziali». E che presenta due problemi: primo, «alcuni componenti non sono del tutto indipendenti dagli organi politici»; secondo, «la Commissione stessa, per come è costituita, non è in grado di assicurare un impegno a tempo pieno dei suoi membri».

Dopodiché, si passa al merito della riforma. E continua la valanga di rilievi, col Consiglio di Stato a rimarcare come occorrano regole atte ad assicurare: «Procedure e criteri di scelta del dirigente oggettivi, trasparenti e in grado di valorizzare le specifiche professionalità e competenze»; «durata ragionevole dell’ incarico»; «modalità di cessazione degli incarichi». Necessario un tagliando, poi, anche alla voce sistemi di valutazione, di cui la riforma è totalmente priva: una mancanza che «rischia di compromettere la funzionalità dell’ intero impianto».

Tirando le somme, «senza la concomitante adozione di norme sugli obiettivi e la valutazione, è impossibile che gli altri aspetti della riforma possano correttamente funzionare». E se questo è il mattino da cui bisogna vedere il buongiorno della riforma complessiva della Pa, allora c’ è poco da stare allegri: non solo «l’ annunciata riforma generale del pubblico impiego dovrebbe essere meglio coordinata con questo provvedimento», ma il Consiglio di Stato suggerisce persino di «valutare possibili correttivi alla norma primaria di delega». Buon lavoro, ministra.

di Marco Gorra

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