tratto da leautonomie.asmel.eu.it

di Matteo Barbero

La legge di Bilancio 2025 (207/2024) offre ai comuni tre possibilità di azione sul tributo, da esercitare entro il 15 aprile.

Partiamo dalla prima: il comma 750 prevede la modalità per così dire “ordinaria”, ossia l’adeguamento alla nuova articolazione prevista per l’Irpef nazionale e basata su tre scaglioni.

La seconda: il comma 751 consente, nelle more del riordino della fiscalità degli enti territoriali, di determinare per i soli anni d’imposta 2025, 2026 e 2027, aliquote differenziate sulla base dei precedenti quattro scaglioni di reddito.

Ed ecco la terza: il comma 752, infine, prevede che, qualora i comuni non adottino la delibera prevista dai commi 750 e 751 o non la trasmettano nei termini, l’addizionale Irpef venga applicata sulla base degli scaglioni di reddito e delle aliquote già vigenti in ciascun ente nell’anno precedente a quello di riferimento. Pertanto, quest’ultima previsione prevede l’opzione “zero”, ossia la facoltà di non deliberare alcunché, confermando così tacitamente le misure previste nel 2024, anche nel caso in cui si fosse differenziato su quattro scaglioni.

La scelta fatta sul 2025 non è vincolante per il biennio successivo, nel senso che gli enti possono modificarla. Ovviamente sono estranei alla questione gli enti che non applicano l’addizionale o che hanno adottato l’aliquota unica.

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