Nel suo articolo sul Sole 24ore dal titolo “Enti locali, in manovra obblighi di accantonamento e replica delle addizionali su 4 livelli” Gianni Trovati fornisce da par suo alcune anticipazioni sui contenuti della manovra in via di definizione per gli enti locali.
Stando ai primi rumors, non dovrebbero essere previsti nuovi tagli (oltre a quelli già incorporati dalla legislazione vigente come spending review).
Tuttavia, Trovati segnala che potrebbe profilarsi la “richiesta di accantonamenti in bilancio da sbloccare poi, se l’andamento della finanza pubblica lo permette, per alimentare gli investimenti”. Sembra trattarsi di un meccanismo simile a quello già sperimentato con il fondo garanzia debiti commerciali, che appunto congela risorse fino a che gli enti non si mettono in linea con i tempi di pagamento delle fatture.
Ovviamente, si tratterà di capire come potrebbero essere quantificati gli accantonamenti, sia nel modo che ne quantum.
Come noto, in base alle nuove regole europee di finanza pubblica, l’aggregato di riferimento è la spesa primaria netta. Si tratta della spesa complessiva dalla quale sono detratte diverse e importanti componenti: gli oneri per interessi passivi, per le indennità di disoccupazione, per interventi finanziati UE e relativi cofinanziamenti nazionali, nonché per misure anticicloniche una tantum e, infine, quelle finanziate da misure discrezionali sul lato delle entrate.
Si tratta di un aggregato individuabile con sufficiente chiarezza a livello nazionale, ma con molti punti oscuri e possibili esiti paradossali se trasposto sugli enti territoriali.