L’articolo di Elena Brunetto e Patrizia Ruffini “Stallo dei bilanci comunali 2024: una sfilza di pendenze irrisolte” pubblico su Il Sole 24 ore conferma in modo efficace e fin troppo elegante l’assurda situazione che, come quasi tutti gli anni, si crea per gli enti locali a valle della manovra di bilancio.
Lo schema è sempre lo stesso: la legge detta la disciplina generale, ma ne demanda la traduzione operativa a provvedimenti di secondo grado che (quando va bene) vengono approvati in ritardo.
La lacuna più grave è rappresentata dalla mancata definizione dei tagli, dopo che si è faticosamente arrivati a ripartire quelli previsti dalla (ex) spending review informatica. A quanto pare di capire, il motivo del ritardo è legato alla necessità di trovare una quadra sull’assurdo parametro (curiosamente non previsto dalla disciplina del primo taglio) rappresentato dalla distribuzione dei finanziamenti Pnrr, su cui le posizioni di Governo e Anci paiono agli antipodi: secondo il primo, chi ha ricevuto maggiori finanziamenti (perlopiù di parte capitale) dovrebbe sopportare maggiori sacrifici sulla parte corrente: una lettura ancora più assurda della norma stessa, che apre a scenari difficilmente prevedibili.
Anche la partita della regolazione finale dei fondi Covid, trasformata in una sorta di gioco ad incastro, è ancora aperta e anche qui i numeri sono difficilmente stimabili, specie per quanto riguarda il riparto del fondo da 113 milioni destinato, in parte, agli enti in deficit di risorse e, per la restante quota (circa 77 milioni annui per il periodo 2024/2027) a mitigare i tagli della spending review fra tutti gli enti.
Neppure si è riusciti a trovare una soluzione normativa alla questione della cassa vincolata, scatenata dalla Corte dei conti ma che il legislatore ha il dovere di affrontare il prima possibile.
Insomma, la finanza locale, come si dice con una frase ormai trita e ritrita ma sempre attuale, continua ad essere un cantiere aperto.