25/03/2021 – Recovery Plan: l’Antitrust propone la sospensione del Codice dei contratti

L’AGCM ha inviato al Governo le proposte per la Legge sulla concorrenza, tra le quali è prevista la sospensione del Codice dei contratti.

Sospendere l’applicazione del Codice dei contratti e ricorrere alle disposizioni contenute nelle direttive europee in materia di gare pubbliche del 2014 alle procedure interessate dall’erogazione dei fondi europei del Next Generetion EU e alle opere strategiche.

È una delle due alternative inviate al Governo dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) in merito alle proposte per la legge sulla concorrenza. Si tratta della proposta del presidente dell’AGCM, Roberto Rustichelli, al Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi.

Una proposta che parte dalla consapevolezza del ruolo cruciale della Pubblica Amministrazione e degli Appalti pubblici che, come evidenziato dalla Commissione Europea, “rappresentano una quota sostanziale del PIL degli Stati membri dell’UE e svolgono un ruolo fondamentale nella crescita economica, nel progresso sociale e nel conseguimento di un obiettivo fondamentale di ogni Stato, ossia fornire servizi di qualità ai propri cittadini“.

Secondo l’Antitrust “un’amministrazione pubblica efficiente e una regolazione semplice e trasparente costituiscono una pre-condizione essenziale per lo sviluppo competitivo dell’economia italiana in termini di innovazione e crescita“.

Per l’AGCM la strada per la crescita avrebbe, però, un ostacolo: la normativa sugli appalti pubblici. Normativa che è stata riformata nel 2016 con la nascita del D.Lgs. n. 50/2016 che ha generato “un labirinto di norme che, di fatto, generano inefficienze nel public procurement“.

Secondo l’AGCM le possibili soluzioni per intervenire efficacemente nell’utilizzo dei fondi del Next Generetion EU sarebbero due:

  • uno più immediato che consisterebbe nella sospensione del Codice dei contratti limitatamente alle procedure interessate dai fondi europei e alle opere strategiche, con l’applicazione delle direttive Europee del 2014;
  • l’altro intervento, di medio periodo, prevedrebbe la revisione del Codice dei contratti nell’ottica di semplificare le procedure, stabilire regole certe e lasciare maggiore discrezionalità alle stazioni appaltanti.

In riferimento alla prima proposta, secondo l’Antitrust la sospensione del Codice risolverebbe le criticità principali, eliminando i vincoli che insistono, tra gli altri, sul subappalto, l’avvalimento, l’appalto integrato, i criteri di valutazione delle offerte, l’obbligo di nomina dei commissari esterni.

La seconda proposta dovrebbe prevedere modelli flessibili di affidamento e di esecuzione dei contratti pubblici, la riduzione dei formalismi e degli adempimenti non necessari. Il tutto a vantaggio dell’acquirente pubblico, che potrebbe spendere meglio le risorse assegnate, e delle imprese che in assenza di norme di eccessivo dettaglio avrebbero la possibilità di essere più libere da tutti quegli oneri che ad oggi rendono ingiustificatamente costosa e complessa la partecipazione agli appalti e ne ritardano l’aggiudicazione ed esecuzione.

 

Secondo l’Antitrust sarebbe necessario intervenire sulla specializzazione delle stazioni appaltanti e la digitalizzazione delle procedure.

Una maggiore specializzazione e qualificazione delle stazioni appaltanti, unita ad una maggiore discrezionalità, otterrebbe il vantaggio di applicare in modo appropriato procedure e criteri di aggiudicazione, senza essere necessariamente costrette ad utilizzare modelli eccessivamente rigidi.

La digitalizzazione consentirebbe di semplificare e rendere più celere la conclusione dei procedimenti amministrativi.

 

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