14/01/2021 – Cosa prevede il Recovery Plan del Governo Conte? Testo approvato in Cdm

Il Recovery Plan ha il via libera in Cdm. Con una dote di circa 222 miliardi, il testo attende l’ok di parti sociali e Parlamento: cosa prevede il Piano nazionale di ripresa e resilienza dell’Italia? Ecco come verranno spese le risorse del Recovery Fund.

Recovery Plan: il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al documento più importante per il rilancio dell’Italia dalla crisi pandemica.

Il testo, con tutto il dettaglio dei progetti e delle voci di spesa, sarà ora valutato dalle parti sociali, per poi approdare in Parlamento prima dell’invio a Bruxelles.

L’aria resta tesa nel Governo sulle risorse europee, visto che le due ministre di Italia Viva si sono astenute della votazione per il Recovery Plan.

Il momento è comunque cruciale per il Paese e il documento strategico: si trattadel cosiddetto Piano nazionale di ripresa e resilienza, ovvero il “programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU, lo strumento per rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19”, come si legge nella nota del Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio.

In pratica, sono le linee guida dettagliate, con programmi di riforme e voci di spesa, che serviranno all’Italia per spendere i 209 miliardi complessivi in arrivo da Bruxelles con il Recovery Fund.

L’interrogativo, quindi, è d’obbligo: Come verranno spesi questi soldi dal Belpaese? Come più volte ribadito l’erogazione dei fondi sarà condizionata all’attuazione di determinate riforme che dovranno andare di pari passo con le raccomandazioni formulate dall’Unione europea.

Recovery Plan – bozza del 12 gennaio 2021

RECOVERY PLAN, COSA PREVEDE: SFIDE E MISSIONI

Le risorse del Recovery Fund verranno erogate in base al Piano nazionale di ripresa e resilienza che ogni Stato deve presentare a Bruxelles.

Sarà questo importante documento, infatti, a dare attuazione concreta al programma Next Generation EU, approvato dall’UE come integrazione del Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027 per far fronte in via straordinaria alle conseguenze economiche e sociali della pandemia.

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Il termine ultimo per la presentazione del Pnrr alla Commissione Europea è aprile 2021, ma già da ottobre 2020 l’Unione ha incoraggiato i 27 Paesi a condividere la bozza o i progetti preliminari. Il presidente del Consiglio Conte auspica l’invio a Bruxelles entro la metà di febbraio 2021.

In Italia, il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione

sociale, ai quali si aggiungono le tre priorità trasversali donnegiovaniMezzogiorno. Il documento propone 4 sfide:

migliorare la resilienza e la capacità di ripresa dell’Italia; ridurre l’impatto sociale ed economico della pandemia; sostenere la transizione verde e digitale; innalzare il potenziale di crescita dell’economia e la creazione dell’occupazione.

Nella cornice di questi ampi obiettivi, il nostro Paese ha individuato 6 missioni da realizzare con le risorse, ben incanalate in progetti e riforme di medio-lungo periodo:

  1. Digitalizzazione, innovazione, competitività;
  2. Rivoluzione verde e transizione ecologica;
  3. Salute;
  4. Infrastrutture per la mobilità;
  5. Istruzione, formazione, ricerca e cultura;
  6. Equità sociale, di genere, territoriale

Da sottolineare, inoltre, che il Recovery Plan comprende 179 pagine. Come si legge nella bozza: “si articola in 6 Missioni, che a loro volta raggruppano 16 Componenti funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del governo. Le Componenti si articolano in 47 Linee di intervento per progetti omogenei e coerenti. I singoli Progetti di investimento sono stati selezionati secondo criteri volti a concentrare gli interventi su quelli trasformativi, a maggiore impatto sull’economia e sul lavoro

I progetti, nello specifico, sono suddivisi tra quelli “in essere” e gli altri nuovi.

 

RECOVERY FUND: COME SPENDERÀ I SOLDI L’ITALIA? LA BOZZA

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Come ha ripartito l’Italia le risorse del Recovery Fund nel suo piano? La bozza offre le indicazioni sulla ripartizione dell’ingente somma proveniente da Bruxelles.

Il documento approvato in Cdm comprende in totale 222 miliardi, aumentando la dote da spendere grazie all’inclusione di altri Fondi UE (13,5 miliardi di React-EU e 1,2 miliardi del Just Transition Fund).

Il Pnrr ha stimato l’utilizzo di almeno 196 miliardi di euro provenienti dal Next Generation EU, ai quali si aggiungono risorse da altri fondi UE.

La bozza specifica: “Il Dispositivo Europeo di Ripresa e Resilienza (RRF), la principale fonte finanziaria del Piano di Ripresa e Resilienza dell’Italia, assicura al nostro Paese nel periodo 2021-26 circa 65,4 miliardi di euro di sovvenzioni e 127,6 miliardi di euro di prestiti, ovvero complessivi 193 miliardi..Con le revisioni delle previsioni macroeconomiche della Commissione e il cambiamento dell’anno base per il calcolo degli importi, le risorse disponibili per l’Italia sono salite a 196,5 miliardi”.

Quest’ultimi, con l’apporto anche delle somme del React EU, sono così suddivisi:

rivoluzione verde e transizione ecologica 68,9 miliardi di euro; digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura 46,18 miliardi di euro; infrastrutture per la mobilità 31,98 miliardi di euro; istruzione e ricerca 28,46 miliardi di euro; parità di genere e coesione sociale ed economica 21,28 miliardi di euro e salute 19,72 miliardi di euro.

Per ogni missione, i fondi prevedono ancora una ripartizione più dettagliata per riforme specifiche. Questo lo schema dell’ultima bozza:

Green

  • efficienza energetica e riqualificazione edilizia: 29,35 miliardi;
  • transizione energetica e mobilità: 18,22 miliardi;
  • tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica: 15,03 miliardi;
  • economia circolare: 6,3 miliardi

Digitalizzazione

  • Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella P.A.: 11,45 miliardi
  • Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo: 26,73 miliardi
  • cultura e turismo: 8 miliardi

Infrastrutture mobilità

  • alta velocità e manutenzione stradale 4.0: 28,30 miliardi
  • intermodalità e logistica integrata: 3,68 miliardi

Istruzione e ricerca

  • potenziamento didattica e diritto allo studio: 16,72 miliardi
  • ricerca: 11,77 miliardi

Parità di genere e coesione

  • politiche per il Lavoro: 12,62 miliardi
  • infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore: 10,83 miliardi
  • interventi speciali di coesione territoriale: 4,18 miliardi

Salute

  • assistenza di prossimità e telemedicina: 7,9 miliardi
  • innovazione assistenza sanitaria: 11,82 miliardi

RECOVERY PLAN E IMPATTO PIL

 

Il piano di investimenti avrà un impatto significativo sulla crescita del Paese. Questo si legge nella bozza del Pnrr.

In dettaglio, attraverso le riforme attuate nelle diverse macroaree previste dal Recovery Plan, la previsione è di un Prodotto Interno Lordo a +3% a fine periodo di investimento, ovvero nel 2026.

Il PIL nazionale dovrebbe beneficiare dei seguenti effetti negli anni: +0,3% nel 2021,+ 0,5% nel 2022, +1,3% nel 2023, +1,7% nel 2024, 2% nel 2025.

Riflettori puntati, comunque, sull’andamento del debito pubblico, in grave espansione in Italia a seguito degli interventi straordinari per la pandemia. Si legge nella bozza del Pnrr che:

“È evidente quanto sia cruciale per le prospettive di espansione dell’economia e per la sostenibilità del debito pubblicoselezionare progetti di investimenti pubblici ad alto impatto sulla crescita e accrescere l’efficienza delle Amministrazioni pubbliche preposte ad attuare tali progetti”

GOVERNANCE: CHI GESTIRÀ I FONDI PER IL RECOVERY PLAN?

Non solo come spenderà l’Italia i soldi del Recovery Fund: la domanda che si rincorre è anche: come verranno gestite le risorse e i progetti?

Sul tema il cdm ha espresso pareri contrastanti rispetto alla struttura presentata da Conte nella bozza. Il punto, infatti, è stato oggetto di un vero e proprio scontro politico tra Conte e il partito Italia Viva di Renzi.

Una governance per i progetti è richiesta dall’Unione Europea e dovrà essere quindi definita al più presto. La task force di Conte non sarà operativa, ma verrà modificata.

 

La cabina di regia era così pensata: un Comitato esecutivo, composto da presidente del Consiglio (Conte), ministro dell’Economia (Gualtieri) e ministro dello Sviluppo economico (Patuanelli). Il ministro degli Affari europei (Amendola), d’intesa con quello degli Affari esteri (Di Maio) sarebbero stati “referente unico con la Commissione europea per tutte le attività legate all’attuazione del piano”.

Ogni settore del piano avrebbe avuto un Responsabile di missione, coadiuvato da una squadra di tecnici, da selezionare tra “personale delle Pubbliche amministrazioni, personale di società pubbliche in house o partecipate, collaboratori nonché consulenti o esperti, anche estranei alla Pubblica amministrazione

Il Cdm del 12 gennaio non ha dato nuove delucidazioni sul tema e quindi la governance dovrà essere strutturata. Nel documento, in merito, è scritto: “Il governo presenterà al Parlamento un modello di governance che identifichi la responsabilità della realizzazione del Piano, garantisca il coordinamento con i ministri competenti a livello nazionale e gli altri livelli di governo, monitori i progressi di avanzamento della spesa”

Si attende a breve anche questo passaggio, che definirà in modo completo il Recovery Plan.

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