03/02/2021 – I due corpi del segretario. La memoria è corta!

Era già tutto previsto, quando ascoltammo la registrazione audio video dell’udienza pubblica tenuta dinanzi alla Corte Costituzionale di discussione dell’ordinanza 39/2018 – ord.11 settembre 2017 del Tribunale di Brescia, in merito alla nomina del segretario comunale da parte del sindaco e dipendenza funzionale dal capo dell’amministrazione.

Dalle espressioni del relatore e dell’avvocato generale dello Stato, si colse la circostanza dubitativa, nel senso di scrutare se a prevalere, fosse ancora una volta, il potere, secondo la concezione classica di Hobbes, in base alla quale il potere sovrano è assoluto, altrimenti non può essere definito sovrano.

Infatti, con la Sentenza n. 23/2019 è prevalsa la tesi dell’avvocato Gianfranco Pignatone, secondo cui non sarebbe in discussione il potere di nomina, perché il segretario comunale è la figura apicale, con funzioni anche più elevate dei capi di dipartimento dei ministeri.

Fu di interesse il passaggio del giudice Nicolò Zanon, nella sua relazione che pone la discussione su come intervenire, nel caso dell’eventuale accoglimento delle questioni, aggiungendo la metafora dei “Due corpi del Re”, teorizzata da Ernst H. Kantorowicz, distinguendo il corpo mortale, soggetto alle malattie e alla vecchiaia, dal corpo «politico», invisibile, incorruttibile, che mai invecchia, si ammala o muore. Kantorowicz giunge alla scoperta della più grande, e laica, di queste figure fittizie: l’humanitas, la dignità stessa dell’essere uomo che accompagna, come un corpo mistico perenne, ogni singolo individuo.

Infatti, nel corpo politico, che passa da un segretario ad un altro in una successione virtualmente senza fine, si concentra l’essenza della sovranità, del potere.

In definitiva, senza tralasciare ogni considerazione critica sul contratto collettivo di lavoro del 17 dicembre 2020, il segretario è costretto ancora mostrare resilienza ovvero quella capacità di far fronte alla riconosciuta titolarità di attribuzioni di multiformi, e quindi riorganizzare il proprio ruolo dinanzi alle mille difficoltà, anche se è difficile ricercarne un dato positivo, ma mai alienare la propria identità.

La lettura di una sorta di negoziato che propongo, costituisce un’essenza di dignità, nella ricerca del punto di equilibrio, costituzionalmente orientato, tra le ragioni dell’autonomia degli enti locali, da una parte, e le esigenze di controllo indipendente sulla loro attività, dall’altra.

Buona fortuna.

 

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