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IMU, per i coniugi la scelta dell’immobile da esentare: questa la novità contenuta all’interno del DL fiscale 2022. Scopriamone di più.


IMU, novità per i coniugi residenti in due comuni diversi. Tra gli emendamenti presentati in Senato al Decreto Fiscale 2022 è infatti contemplata la possibilità che i coniugi residenti in due case poste in due comuni diversi possano scegliere autonomamente su quale dei due immobili applicare l’esenzione prevista per l’abitazione principale.

IMU e DL Fiscale 2022: ai coniugi la scelta dell’immobile da esentare

Tra le novità proposte dal Governo al decreto Fiscale 2022 viene infatti introdotta la possibilità di scegliere quale immobile esentare in caso di coniugi con residenze in comuni diversi.

La questione è dibattuta da anni tanto da essere stata sollevata in una recente interrogazione occorsa in Commissione Finanze alla Camera la scorsa estate. In quell’occasione era stato messo in luce lo scontro posto in essere tra l’interpretazione data dalla giurisprudenza negli ultimi anni e quella in precedenza elaborata dal MEF.

Per consolidata interpretazione giurisprudenziale infatti oggi l’esenzione IMU sull’abitazione principale non viene riconosciuta ai coniugi che hanno fissato la residenza in immobili situati in due comuni distinti. Per entrambe le case possedute sorge quindi l’obbligo di versare l’imposta al rispettivo Comune.

L’attuale normativa sull’IMU

L’attuale norma IMU in effetti nulla dice espressamente sulla questione, ma gli ermellini hanno più volte ribadito negli ultimi anni che l’esenzione IMU si applica sull’ abitazione principale, ossia l’immobile nel quale il possessore e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente. Per l’applicazione dell’esenzione IMU è quindi necessario che l’intero nucleo familiare dimori stabilmente e risieda anagraficamente nella medesima unità immobiliare.

La normativa IMU riconosce a tale principio una sola deroga, quella prevista dal comma 741 dell’art. 1 della L. 160/2019 (Legge di Bilancio 2020), che prevede il riconoscimento dell’esenzione IMU ai componenti del nucleo familiare che abbiano stabilito la propria dimora abituale e residenza anagrafica in immobili diversi, purché situati nello stesso Comune.

L’esenzione in tal caso si applica ad uno solo degli immobili, sulla base della scelta operata dai coniugi e comunicata al relativo ente impositore.

Secondo l’orientamento espresso dalla Suprema Corte, l’esenzione IMU oggi è quindi riconosciuta ai coniugi che non risiedono nello stesso immobile, solo su uno dei due immobili e solo nel caso in cui entrambi siano situati nello stesso Comune. Nessuna esenzione invece ed IMU da pagare in misura piena su entrambi gli immobili, nel caso in cui i coniugi abbiano due case situate in comuni diversi.

Le novità apportate dal nuovo emendamento

Con l’emendamento presentato invece la stessa norma potrebbe trovare estensione anche ai coniugi che hanno stabilito residenza in immobili situati in comuni diversi.

La modifica normativa presentata in sede di conversione del decreto Fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2022 prevede proprio la possibilità per i coniugi di scegliere quale dei due immobili possa godere dell’esenzione, mantenendo il tributo dovuto solo sull’altro, anche qualora la residenza anagrafica e la dimora abituale dei coniugi non siano nello stesso Comune.

Stando alle novità in fase d’approvazione, saranno pertanto i coniugi a scegliere su quale delle case di proprietà applicare l’esonero, equiparando di fatto tale fattispecie a quanto già previsto in caso di coniugi con residenze differenti ma nell’ambito dello territorio dello stesso comune.

Conclusioni

L’obiettivo di una simile norma è ovviamente quello di bilanciare le esigenze di contrasto a possibili fenomeni elusivi in materia di IMU, portate avanti dai comuni, titolari del gettito IMU ed in particolare da quelli ad elevata vocazione turistica dove si riscontra la maggior parte dei fenomeni elusivi legati a tale fattispecie,  con quella di garantire tutele a quei contribuenti che per esigenze lavorative o familiari hanno necessità di mantenere residenze disgiunte.

Del resto già nella risposta all’interrogazione di cui sopra, il Dipartimento delle Finanze nel prendere atto dell’orientamento espresso in materia dalla Corte di Cassazione si era altresì reso disponibile, ove ne fosse stata riscontrata la volontà politica, a predisporre una norma chiarificatrice su questa materia.

Bisogna pertanto restare in attesa del voto definitivo da parte del Senato per poter vedere posta la parola fine su questa materia che da anni alimenta contenzioso tra contribuenti ed enti locali, attraverso l’approvazione definitiva delle modifiche apportate in sede di conversione al decreto Fisco e Lavoro n. 146/2021.

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