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È arrivato nella seduta di oggi pomeriggio il via libera della Conferenza Unificata al decreto del ministro per la Pubblica amministrazione che definisce il contenuto del Piao, il Piano integrato di attività e organizzazione, previsto dall’articolo 6, comma 6, del decreto legge n. 80/2021, convertito dalla legge 6 agosto 2021, n. 113.  Nel corso della riunione, è stata accolta la richiesta di Regioni, Anci e Upi di posticipare la scadenza del 31 gennaio 2022 come termine ultimo per l’adozione dei Piao da parte delle amministrazioni.

Nel frattempo, è già stato avviato l’iter di approvazione del Dpr che abroga le disposizioni sull’adozione, da parte delle amministrazioni, dei piani e adempimenti destinati a essere assorbiti dal Piao. Per evitare duplicazioni e coordinare i contenuti delle sezioni del Piano, infine, il Dipartimento della Funzione pubblica adotterà specifiche linee guida.

Lo tsunami.

Un fantasma si aggira per l’Europa… No, non è il Comunismo e nemmeno la variante Sigma, che supera Omicron in contagiosità e salta a piè pari ben due lettere dell’alfabeto greco! Il fantasma si chiama Next Generation EU. Sì, proprio lui, il portentoso piano di investimenti per il rilancio dell’economia europea messa a dura prova dalla pandemia. 

L’Europol (l’Agenzia europea per il contrasto al crimine) il 15 ottobre 2021 ha annunciato l’avvio di Sentinel, una operazione di contrasto alle frodi che coinvolgerà la Procura europea (EPPO), Eurojust, l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e 19 Stati membri. L’operazione ha lo scopo di prevenire the expected wave of fraudla prevedibile ondata di frodi che interesserà la gestione dei fondi per il rilancio dell’economia: evasione ed elusione fiscale, corruzione, distrazione di fondi pubblici, appropriazione indebita e riciclaggio finanziario. 

Il messaggio dell’Europol è molto chiaro: è in arrivo un mare di risorse pubbliche che potrebbe generare uno tsunami di illegalità. 

Il Piano dei piani.

Ma l’Europol non può fare tutto da sola: il buon uso delle risorse europee è prima di tutto una responsabilità dei Paesi beneficiari di tali risorse. E così anche l’Italia, dopo avere approvato il PNRR, ha introdotto, con l’art. 6 del D.L. n. 80/2021, l’arma letale contro lo spreco di soldi pubblici: il PIAO, acronimo che identifica il nuovo Piano Integrato di Amministrazione e Organizzazione, che le pubbliche amministrazioni dovranno adottare in sostituzione dei numerosi documenti di programmazione attualmente previsti dalla normativa: Piano delle performancePiano operativo del lavoro agile (POLA)Piano triennale dei fabbisogni di personale (PTFP)Piano triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza (PTPCT) e Piano delle azioni positive per la parità di genere, ecc…

Insomma, il Piano dei piani, un unico documento di programmazione e controllo che, se ben gestito, potrebbe garantire una semplificazione degli adempimenti e rendere più efficiente il funzionamento degli uffici della pubblica amministrazione italiana.

Il grande minestrone. 

“Massima semplificazione, stop alla somma di tanti piani separati con una mole infinita di adempimenti burocratici compilati spesso senza una visione unitaria, massima chiarezza nei confronti degli utenti. Ogni amministrazione dovrà, quindi, predisporre un unico Piano con sezioni specifiche, indicando la programmazione degli obiettivi, gli indicatori di performance, le attese da soddisfare”

Con queste parole giovedì 2 dicembre 2021 il Ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha commentato il via libera della Conferenza Unificata alla bozza di decreto che definirà i contenuti dei PIAO. Ma il testo di questo decreto non è stato sottoposto ad alcun tipo di consultazione pubblica. E non è stato ancora approvato nemmeno il D.P.R (previsto dall’art. 6, comma 5 del D.L. n. 80/2921) che abrogherà i Piani e gli adempimenti confluiti nel PIAO. L’unica cosa certa, per ora, è che la data per l’adozione dei nuovi Piani integrati, che la normativa fissa al 31 gennaio 2022, sarà posticipata. 

Anche l’intento di attuare una drastica semplificazione degli adempimenti, mettendo finalmente ordine nella mare magnum dei sistemi di programmazione e controllo delle amministrazioni pubbliche, è più simbolico che effettivo. Luigi Oliveri, sul suo blog, il 3 dicembre 2021 ha elencato i piani e i programmi che devono essere adottati ogni anno dai Comuni: un terrificante elenco di ventisei documenti di programmazione! E solo cinque di questi adempimenti saranno effettivamente assorbiti nel PIAO. Una goccia nel mare!

Lo ripetiamo: i PIAO saranno utili se ben gestiti. Ma se non è chiaro il senso dei PIAO, e se non sono chiari nemmeno i tempi, la struttura, i contenuti e le modalità di attuazione di questi documenti, allora stiamo cominciando a gestirli nel peggiore dei modi possibili. La volontà politica di gestire nel migliore dei modi i fondi del PNRR potrebbe alla fine tradursi in un ennesimo inutile adempimento. 

Un documento fatto di tante anime (performance, gestione del personale, legalità, digitalizzazione, pari opportunità, ecc…) cucite insieme senza alcuna coerenza: un minestrone dal sapore poco accattivante. 

Good bye PTPCT?

Il rischio associato alla gestione delle risorse del PNRR non è tanto un rischio di inefficienza (non riuscire a spendere i soldi), ma un rischio di caduta dell’imparzialità: le logiche di programmazione degli investimenti potrebbero essere sequestrate da soggetti privati interessati esclusivamente a incrementare i propri guadagni, a discapito degli interessi pubblici in gioco e della sostenibilità degli interventi. Anche l’esecuzione delle opere pubbliche, l’acquisizione dei servizi e l’erogazione di contributi potrebbe essere viziata da interferenze indebite ed esposta al rischio di riciclaggio e infiltrazione da parte delle organizzazioni criminali.

I PIAO potrebbero aiutare a gestire questi rischi, proprio perché sono destinati ad assorbire i PTPCT: la prevenzione dei fenomeni corruttivi finalmente cesserà di essere una attività autonoma e di fatto sganciata dagli obiettivi e dai processi strategici delle organizzazioni pubbliche. Da un lato, sarà necessario identificare rischi e misure coerenti con l’effettivo funzionamento delle amministrazioni: in un ospedale pubblico emergono dinamiche corruttive che sono completamente diverse da quelle che emergono in un Comune o in una società pubblica ed è venuto il momento di prendere atto di queste differenze. D’altro canto, l’integrazione dell’anticorruzione nei PIAO obbligherà le organizzazioni pubbliche a considerare l’imparzialità come un interesse primario da promuovere, al pari del buon andamento o del benessere organizzativo. 

A noi di Spazioetico, del resto, non cambierà quasi nulla. Non abbiamo mai fatto formazione avendo l’elaborazione e la conoscenza dei Piani triennali di prevenzione della corruzione come centro della formazione. Per noi i PTPCT rappresentavano un mero contenitore di informazioni su cui costruire percorsi di consapevolezza del rischio di corruzione, delle dinamiche tra interessi, della dimensione umana e organizzativa del fenomeno corruttivo.

Pertanto, ben venga la semplificazione. Ben venga anche il “fare di meno”, a patto che “si faccia meglio”. In un’ottica di RILANCIOdelle politiche di prevenzione della corruzione, la semplificazione dovrebbe partire da una seria analisi di ciò che ha funzionato e ciò che non ha funzionato. Dovrebbe anche essere “partecipata”, cioè dovrebbe includere i punti di vista dei molteplici attori, istituzionali e civici, che quotidianamente si occupano di queste tematiche. Ma questo non è certamente avvenuto ed è l’ennesima dimostrazione di quanto sia poco “OPEN” la nostra fragile democrazia. 

PIAO. Forse era meglio chiamarli PAO?

E sì, sarebbe il caso, in regime di semplificazione, di semplificare lo stesso acronimo. Perché, parliamoci chiaro, dove sta l’INTEGRAZIONE? Se le bozze che circolano sono attendibili, si tratta di un elenco di informazioni senza che ci sia alcun collegamento. Ci saremmo aspettati come minimo una sezione o anche solo la colonna di una tabella in cui, ad esempio, indicare il link tra misure anticorruzione e performance, digitalizzazione, formazione, ecc… Nulla di tutto questo. Ci chiediamo quale sia il valore aggiunto di questo documento che noi avevamo identificato SOLO ed ESCLUSIVAMENTE nella potenzialità di integrazione tra documenti che ci erano sempre sembrati scollegati.

A chi rendere conto?

Il PIAO si dovrà conformare alla normativa in materia di prevenzione della corruzione. Secondo l’articolo del più volte citato DECRETO-LEGGE 9 giugno 2021, n. 80, convertito con modificazioni dalla L. 6 agosto 2021, n. 113, le amministrazioni adottano il Piano integrato di attività e organizzazione, di seguito denominato Piano, nel rispetto delle vigenti discipline di settore e, in particolare, del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 e della legge 6 novembre 2012, n. 190. Alla lettera d) si legge: “gli strumenti e le fasi per giungere alla piena trasparenza ((dei risultati)) dell’attività e dell’organizzazione amministrativa nonché per raggiungere gli obiettivi ((in materia di contrasto alla corruzione)) ((,secondo quanto previsto dalla normativa vigente in materia e in conformità agli indirizzi adottati dall’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) con il Piano nazionale anticorruzione))“.

Al comma 5 si stabilisce che: “Entro ((centoventi giorni)) dall’entrata in vigore del presente decreto, con uno o più decreti del Presidente della Repubblica, adottati ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, previa intesa in sede di Conferenza unificata ((, ai sensi dell’articolo 9)), comma 2, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono individuati e abrogati gli adempimenti relativi ai piani assorbiti da quello di cui al presente articolo“.

Anche se ad oggi sembra rimanere in piedi il meccanismo di acquisizione da parte di ANAC, è scritto con chiarezza nella legge che i nuovi PIAO saranno inviati al Dipartimento della Funzione Pubblica. Così stabilisce il comma 4: “Le pubbliche amministrazioni di cui al comma 1 del presente articolo pubblicano il Piano e i relativi aggiornamenti entro il 31 ((gennaio)) di ogni anno ((nel proprio sito internet istituzionale e li inviano)) al Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri per la pubblicazione sul relativo portale“.

Un ritorno alle origini? Anche se in via teorica non è un male che il Governo si riappropri della titolarità delle politiche di prevenzione della corruzione, visto che la politica è stata la grande assente di questi anni nella promozione dell’integrità pubblica, ci chiediamo a chi, alla fine, le amministrazioni dovranno rendere conto

 

La parabola dell’uomo pio e fortunato.

La semplificazione, fine a se stessa, non è utile a nulla. E’ solo uno strumento che può aiutare a raggiungere certi obiettivi. Semplificare senza avere chiaro il senso di ciò che si fa può causare gravi danni, come dimostra questa antica e apocrifa parabola pseudo-biblica. 

Viveva un tempo a Gerico un uomo molto pio, che possedeva un campo di grano, tre mucche e cinque galline. Il buon Dio, per premiare la sua fede, benedì la casa dell’uomo pio e i suoi averi. Così il campo di grano fece il doppio del raccolto previsto, le mucche produssero latte che si trasformava da solo in burro e formaggio e le galline iniziarono a deporre uova con il guscio d’oro.

L’uomo divenne molto ricco e un giorno guardò la sua casa e la trovò troppo modesta per essere la dimora di un uomo pio e fortunato. Guardò anche il pollaio, la stalla, il silos del grano, la cantina con i formaggi e il letamaio e disse: “Non è giusto che un uomo pio e fortunato debba fare tutta questa fatica ogni giorno e uscire di casa per godere dei frutti del proprio lavoro. La vita di un uomo pio e fortunato deve essere semplice” 

Egli allora chiamò un architetto di Gerusalemme e gli ordinò di costruire una grande casa con dentro ogni cosa, anche il pollaio, il letamaio e il silos per il grano. Anche la stalla e la cantina per i formaggi. L’architetto fece il progetto su una tavoletta di argilla e lo mostrò all’uomo pio e fortunato che si adirò e disse: “Ma questa non è una casa! E’ un labirinto di cento stanze, con cento porte e cento chiavi diverse!”.

L’architetto spiegò che la casa aveva molte stanze perché doveva contenere molte cose e spiegò anche la funzione delle porte: “Servono a proteggere i tuoi averi! Vuoi forse che un ladro, entrando nella tua casa, ti rubi le mucche, il raccolto e le galline dalle uova d’oro? “ Ma l’altro rispose che un uomo pio e fortunato non teme i ladri e ordinò all’architetto di costruire una casa più semplice. 

Quella notte l’Angelo del Signore scese sulla terra di Israele per punire l’insensatezza dell’uomo pio e fortunato. Modificò il progetto della casa, disegnando il primo open space della storia. E comandò in sogno all’Architetto di non opporsi alla volontà di Dio. 

E così l’architetto di Gerusalemme costruì una casa con solo quattro mura perimetrali e un solo enorme spazio all’interno. E mise nei quattro angoli della casa mucche, galline, grano e formaggi. L’uomo pio e fortunato entrò nella sua nuova dimora pieno di gioia: ora tutto era nella sua casa e poteva goderne con semplicità, senza nemmeno bisogno di aprire una porta. 

Ma la gioia dell’uomo pio e fortunato presto divenne cupa tristezza: in poco tempo le galline mangiarono tutto il grano accumulato in un angolo della casa e morirono di indigestione. Così l’uomo perse il raccolto e le uova d’oro. E le sue mucche vagarono per la casa defecando in ogni angolo e persino sul burro e il formaggio. E così la casa dell’uomo pio, ormai sfortunato, diventò un immenso letamaio ed egli perse anche il burro e il formaggio. E poi fu soltanto pianto e stridore di denti.

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