05/03/2016 – Il Colosseo chiuso per topi. Figuraccia capitale

Il Colosseo chiuso per topi. Figuraccia capitale

di Salvatore Sfrecola

 

Dopo mafia capitale registriamo “figuraccia capitale”, a livello mondiale. Il Colosseo, il monumento che, più di ogni altro, individua Roma nella immaginazione di tutti nel mondo viene chiuso a causa della presenza di topi, con grande protesta degli stranieri in visita nella capitale. Una ennesima figuraccia, non solamente dell’amministrazione capitolina ma dell’Italia intera, della quale nessuno sembra preoccuparsi. Né, ovviamente, vergognarsi.

Anzi la cosa fa sorridere e sollecita battute, che vorrebbero essere spiritose, nei bar e sui mezzi pubblici. Magari ricordando la famosa frase, attribuita al Sindaco di Roma Ernesto Nathan, che dovendo risanare il bilancio dell’amministrazione cittadina dopo l’annessione al Regno d’Italia, cancellò una voce di spesa che riguardava l’acquisto di trippa per alimentare i gatti arruolati per tenere indenni dai topi gli archivi del Campidoglio. Per cui se ne uscì con la famosa frase “non c’è trippa per gatti” i quali furono da allora invitati ad alimentarsi diversamente, pur continuando a fare il loro dovere.

Che tristezza! La città dalla quale nel mondo si è irradiato il diritto che deve molto alla storia delle istituzioni civili non riesce ad essere all’altezza del suo ruolo di capitale d’Italia e di città d’arte e di storia, perché a Roma l’arte si confonde con la storia lungo 3000 anni, la storia civile, la storia religiosa della quale gli italiani ed i romani di oggi dovrebbero essere orgogliosi e gelosi custodi. Invece dobbiamo rimpiangere il praetor urbi che sarebbe intervenuto immediatamente.

C’è da essere indignati per il fatto in sé, e perché nessuno si dà carico di questa situazione, anzi si ricerca un alibi, arte antica dei politici e dei funzionari nella Capitale dell’inefficienza, oggi amministrata da un funzionario dello Stato di elevata qualificazione la cui presenza nessuno ha notato, certo perché occupato dell’ordinaria amministrazione, l’attività propria, come ho scritto più volte, di pubblici amministratori e funzionari se questa città funzionasse bene e non fosse, invece, da troppo tempo abbandonata a se stessa.

È chiaro che un commissario straordinario incaricato di gestire l’ordinaria amministrazione non può avventurarsi in programmi a lunga scadenza ma è evidente, proprio per essere l’incarico attribuito ad un prefetto della Repubblica, che il tema della sanità pubblica messa in pericolo dalla presenza dei ratti in tutta la città, così come l’altro tema dell’immagine che viene lesa gravemente da questo evento, sono argomenti di stretta competenza di un funzionario incaricato di mandare avanti la macchina amministrativa del Comune di Roma.

È dunque gravissimo quel che è accaduto ed è ancor più grave che non si senta parlare di misure adeguate per far fronte a questo come agli altri problemi che la città è chiamata ad affrontare nella vita ordinaria dei suoi cittadini.

Siamo tutti consapevoli del lungo degrado che mortifica la capitale d’Italia da troppo e delle difficoltà di un’amministrazione che non è stata governata nel rispetto della legalità e della trasparenza, ma proprio da un alto funzionario dello Stato ci si attendeva un colpo d’ala, almeno in vicende come questa dell’invasione dei topi e della condizione delle caditoie che, se tenute sgombre da foglie e cartacce, dovrebbero consentire il deflusso dell’acqua piovana negli scarichi diretti ad alimentare le fognature, a cominciare da quella cloaca massima, orgoglio della Roma antica ad evitare che, ad ogni acquazzone, le strade ed i marciapiedi della città si trasformino in torrenti fangosi.

La situazione di oggi a Roma è veramente preoccupante perché evidentemente neppure un funzionario dello Stato, appartenente a quella categoria che un tempo era considerata un esempio di efficienza e celerità nelle decisioni, riesce ad affrontare un’emergenza sanitaria che contribuisce ad offuscare gravemente l’immagine della Città. Viene voglia di dire “Prefetto Tronca, se ci sei batti un colpo”.

4 marzo 2015

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