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Buoni spesa, Nord e Sud pari 
di FRANCESCO CERISANO
Italia Oggi – Martedì, 31 Marzo 2020
 
I 400 milioni destinati ai comuni per la solidarietà alimentare a favore dei cittadini più bisognosi verranno (quasi) equamente divisi tra Nord e Sud. Alle regioni del Nord Italia andranno 153,5 milioni, mentre i territori del Mezzogiorno incasseranno 161 milioni. Il Centro Italia avrà invece 79 milioni di cui 37 nel Lazio e 15 per la sola città di Roma. La lettura delle spettanze a cui i singoli municipi avranno diritto per effetto dell’ ordinanza del governo annunciata sabato dal premier Giuseppe Conte, consegna una distribuzione assai equa delle risorse sul territorio nazionale.
Nel riparto dei contributi peserà la popolazione residente e la differenza tra il valore del reddito pro capite di ciascun comune e il valore medio nazionale. Un doppio parametro che da un lato avvantaggia le regioni più popolose del Nord Italia (che sono anche quelle col maggior numero di piccoli comuni) e dall’ altro premia i territori, a più basso reddito, del Mezzogiorno. Peccato però che il peso delle due «variabili» sia molto più sbilanciato a favore della popolazione residente che conterà per l’ 80%, mentre i valori reddituali peseranno per il 20%.
L’ effetto è che ben 320 milioni su 400 saranno attribuiti sulla base del numero di abitanti, mentre solo 80 milioni saranno distribuiti «in base alla distanza tra il valore del reddito pro capite di ciascun comune e il valore medio nazionale, ponderata con la rispettiva popolazione». Con la conseguenza che la Lombardia, regione più falcidiata dal Coronavirus per numero di contagi e vittime, sarà anche quella che potrà godere della maggiore fetta di risorse: 56 milioni di euro, di cui 642 mila euro a Bergamo, un milione a Brescia, 7,28 milioni a Milano. Piemonte ed Emilia-Romagna incasseranno 24 milioni a testa, mentre in Veneto andranno 27 milioni.
Al Sud la fetta più cospicua di contributi per i buoni spesa andrà alla Campania (50,7 milioni, di cui 7,6 al comune di Napoli), mentre per la Sicilia sono pronti 43,5 milioni (di cui 5 al solo comune di Palermo) e per la Puglia 33 (di cui circa 2 milioni al comune di Bari). I fondi arriveranno ai sindaci entro oggi. I comuni in esercizio provvisorio potranno utilizzare le risorse con variazioni di bilancio da approvare con delibera di giunta.
Non servirà, quindi, in un momento in cui è estremamente difficile riunire i consigli comunali, la delibera dell’ assemblea. I contributi spettanti a ciascun ente non potranno essere inferiori a 600 euro. Per i comuni della cosiddetta «Zona rossa» (gli undici municipi di Lombardia e Veneto, tra cui Codogno e Vo’ Euganeo, in cui sono scoppiati i primi focolai infettivi) il contributo verrà raddoppiato. Per finanziare il contributo minimo ai piccoli comuni e i fondi extra per la Zona rossa verranno proporzionalmente decurtati i fondi ai grandi centri (con più di 100 mila abitanti).
In Friuli-Venezia Giulia, Valle d’ Aosta e Trentino-Alto Adige le risorse saranno direttamente attribuite alle regioni che poi le riverseranno ai comuni. Oltre ai fondi stanziati dal governo, la solidarietà alimentare a favore dei cittadini in difficoltà potrà essere finanziata anche con donazioni che i comuni faranno confluire in appositi conti corrente aperti presso la propria tesoreria o presso le Poste. Le donazioni daranno diritto a una detrazione del 30% (per un importo lordo non superiore a 30 mila euro) a fini della dichiarazione dei redditi. L’ approvvigionamento da parte dei comuni di buoni spesa e generi alimentari o prodotti di prima necessità sarà facilitato non essendo sottoposto alle procedure del codice appalti.
Quindi non si dovranno fare bandi. Saranno gli uffici dei servizi sociali di ciascun ente a individuare, tra i nuclei familiari più esposti agli effetti economici del Coronavirus, la platea dei beneficiari e l’ importo a cui hanno diritto «per soddisfare le necessità più urgenti ed essenziali». Nell’ assegnazione dei contributi ai nuclei familiari in difficoltà, l’ ordinanza, firmata domenica dal capo della protezione civile Angelo Borrelli, dà la priorità a quelli che non sono già assegnatari di sostegno pubblico. Il che porterebbe a escludere che i buoni spesa possano andare a chi, ad esempio, sta già percependo il reddito di cittadinanza.

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