30/05/2019 – quando i segretari comunali scrivono – Enrico Antonio Cameriere: “Barricate”

quando i segretari comunali scrivono – Enrico Antonio Cameriere: “Barricate”

 
(dalla pagina FB di Enrico Antonio Cameriere) – Finalmente ci siamo, è uscito Barricate, se volete potete ordinare il cartaceo su tutte le piattaforme online. Vi segnalo che su Mondadori c’è anche uno sconto del 10%. Su Amazon l’ebook è anche Unlimited (chi è abbonato non paga nulla), per tutti gli altri, il costo è molto accessibile.

Se vi va, immergetevi nella jonica reggina, a Palizzi.

Un sud disperato e ribelle che si nasconde dietro alle barricate. In questo romanzo di barricate ve ne sono ovunque e dividono, allontanano, respingono. Vi sono quelle fisiche e materiali che si trovano per strada durante la violentissima rivolta di Reggio Calabria nel 1971, barricate infiammabili e spaventose ma più espugnabili di quelle che si trovano nei bar di paese dove i vecchi giocano a carte. Sono queste ultime le barricate di cui avere davvero paura poiché sono fatte con gli impenetrabili mattoni dell’omertà che non subiscono nemmeno una scalfittura fino all’estate del 2008 quando, sulla Jonica reggina, in un campo spaccato dal sole, tra ulivi e fichi d’india vengono rinvenute delle ossa umane. Toccherà a un antropologo di grande fama costretto a tornare nella sua Calabria per occuparsi del caso a intaccare, per la prima volta dopo 35 anni, le barricate di quella stessa omertà dalla quale, molti anni prima, aveva creduto di riuscire a fuggire. Il romanzo, che si svolge su due linee temporali, è animato da una pletora di personaggi ambigui, legati al mondo della criminalità organizzata in un torbido intreccio tra mafia, gruppi estremisti di destra e faccendieri collegati ai servizi segreti. Personaggi che innalzano nuove barricate, di nebbia e di sabbia negli occhi per nascondere un segreto che bussa dal passato. Un segreto che per anni si è sperato di nascondere dietro alla falsa quiete di luoghi dove non sembra accadere mai nulla, dove il tempo pare immobile, in un’atmosfera rarefatta e rovente, luoghi in cui, all’ombra degli ulivi, si mangia ‘nduja, pescestocco e pane conzato ascoltando imperturbabili il canto delle cicale.

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