tratto da giustizia-amministrativa.it

Sale giochi – limitazioni agli orari di esercizio – competenze del Sindaco e del Consiglio comunale

“Il ricorso è infondato nella parte in cui (terzo motivo, quarto e quinto motivo) contesta le limitazioni agli orari di esercizio, immediatamente applicabili a tutti i gestori, introdotte dall’art. 64 del Regolamento comunale, che consentono l’apertura delle sale e l’accensione degli apparecchi per un massimo di otto ore tutti i giorni (dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 e alle 22.00), compresi i festivi.
Il consiglio comunale non ha usurpato poteri sindacali, né invaso il campo proprio delle competenze di quest’ultimo, avendo piuttosto fissato delle direttive di carattere generale, ancorché molto specifiche, che lasciavano, comunque, al sindaco un margine di autonomia nell’esercizio dei propri poteri (Tar Campania n. 2346/2017: Cons. St. Sezione 6.7.2018, n. 4145 e 11.7.2018, n. 4224).
La fissazione di limiti massimi agli orari di apertura delle sale giochi da parte del Consiglio comunale non configura un’usurpazione dei poteri sindacali, in quanto l’art. 42 del TUEL attribuisce al consiglio comunale il potere regolamentare e il compito di delineare gli indirizzi di carattere generale in tema di orari, sul cui tracciato il sindaco, ex art. 50, comma 7, TUEL, esercita il proprio potere discrezionale teso a fissare un orario più o meno contenuto nell’ambito delle fasce orarie predeterminate dal consiglio medesimo, in coerenza con l’interesse pubblico perseguito.
La limitazione degli orari di apertura o funzionamento delle sale da gioco o scommessa e degli altri esercizi in cui sono installate apparecchiature per il gioco è stata disposta dal Comune per tutelare la salute pubblica e il benessere socio-economico dei cittadini.
Una regolamentazione, come quella scrutinata, che prevede l’apertura per un massimo di otto ore al giorno risulta proporzionata rispetto agli obiettivi perseguiti (prevenzione, contrasto e riduzione del gioco d’azzardo patologico), realizzando un ragionevole contemperamento degli interessi economici degli imprenditori del settore con l’interesse pubblico a prevenire e contrastare fenomeni di patologia sociale connessi al gioco compulsivo, non essendo revocabile in dubbio che un’illimitata o incontrollata possibilità di accesso al gioco accresce il rischio di diffusione di fenomeni di dipendenza, con conseguenze pregiudizievoli sia sulla vita personale e familiare dei cittadini, che a carico del servizio sanitario e dei servizi sociali.”

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