12/12/2019 – Indennità minima di 1.400 euro al mese per i sindaci

Indennità minima di 1.400 euro al mese per i sindaci
La Rivista del Sindaco  12/12/2019 Qualità della PA
Per i sindaci dei Comuni piccoli, il decreto fiscale (emendamento del PD) prevede un’indennità minima, tra i 1.400 e i 1.500 euro netti. Sia Anci che Ali (ex Legautonomie) si erano mobilitati per richiedere una “indennità di dignità” per gli amministratori dei piccoli enti, ed ora è arrivato il via libera del governo, sancendo un’intesa tra le parti. L’intesa ha portato anche allo slittamento dei termini per definire le nuove tariffe rifiuti al 30 aprile.
Il nuovo metodo di calcolo debutterà con la riforma, al cui centro troviamo l’avvio della restituzione della vecchia spending review da 560 milioni all’anno (attuata con una legge del 2014), fino al 2018, grazie al rinnovamento della vecchia legge, passato un po’ inosservato.
Governo e sindaci hanno discusso di altri aspetti che preoccupano molto questi ultimi nel fare il bilancio di previsione. In primo luogo troviamo il Fondo crediti di dubbia esigibilità, ovvero l’obbligo di accantonamento per i Comuni, da compiere proporzionalmente alle riscossioni mancate negli ultimi anni; sale dal 90% al 95% la percentuale di accantonamento, se i propri fornitori sono pagati entro sei mesi, liberando così parte delle risorse destinate alla spesa corrente, soprattutto per quei Comuni con una raccolta delle entrate difficoltosa. Il decreto crescita ha introdotto per le amministrazioni più lente nella gestione dei debiti commerciali un altro obbligo di accantonamento per onorare le fatture, che però slitta al 2021. Si parla anche di eliminare il meccanismo di compensazione fra crediti e debiti delle PA, cosa che metterebbe in serie difficoltà numerose aziende che devono la propria sopravvivenza alle commesse comunali, stando a quanto sottolineato dalla Fise-Assoambiente; fatto vero sopratutto per le aziende di rifiuti, in particolari quelle del Sud, che devono attendere sempre tempi di pagamento piuttosto lunghi.
Politicamente parlando, il confronto era necessario per evitare al governo l’apertura di un nuovo fronte, costituito dai sindaci. Conte ha parlato di “importanti passi avanti”, come a sottolineare la buona riuscita del confronto. Alle sue parole si aggiungono quelle di Laura Castelli, vice ministra all’Economia che rilancia con un “grande lavoro sugli investimenti”, oltre alla norma abbatti-interessi ed il passaggio della titolarità dei debito allo Stato. I progressi sono riconosciuti anche da Antonio Decaro e Ali Matteo Ricci, presidenti dell’Anci, pur sottolineando ancora forti divergenze per quanto riguarda alcuni punti, primo dei quali la richiesta dei sindaci di attribuire direttamente ai Comuni i fondi che il governo vuole dedicare al bonus asili nido.
L’intesa sull’indennità minima pone quindi le basi per evitare che il confronto con le amministrazioni locali si surriscaldi. Ad oggi, le indennità dei sindaci sono ancora fissate in lire (decreto ministeriale del 2000), nonostante siano state oggetto di limature negli anni della crisi finanziaria pubblica. I sindaci dei Comuni fino a 3000 abitanti (più di 6.000) si vedrebbero così alzato il proprio compenso che passerebbe da 1.290 euro lordi (fino a 1000 abitanti) e 1.450 lordi (fino a 3000 abitanti) ai 1.400-1.500 euro netti. L’obiettivo di questo aumento non è tanto quello di arricchire i sindaci, quanto di riconoscerne le responsabilità e il ruolo.
Articolo di Massimo Chiappa

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