Tratto da: leautonomie.it

tratto da leautonomie.it – a cura di Matteo Barbero

Nella riunione dello scorso 14 febbraio la Commissione Arconet ha esaminato le possibili soluzioni al problema della gestione della cassa vincolata.

Come noto, la deliberazione n. 17/SEZAUT/2023/QMIG della Corte dei conti – Sezione delle autonomie ne ha notevolmente ampliato l’estensione, di fatto parificandola a quella dei vincoli di competenza.

Ne deriva l’obbligo di gestire come vincolati gli incassi relativi, ad esempio, ai proventi delle sanzioni derivanti dal codice della strada, dei parcheggi e del rilascio dei titoli abilitativi in edilizia.

Si tratta una disciplina che, già prima dell’ultimo intervento della Corte, poneva rilevanti problemi gestionali e che adesso rischia di ingessare molti enti. Da qui la necessità di individuare una soluzione  livello normativo.

Arconet ne ha esaminate 3:

1) eliminare il vincolo della cassa solo per le entrate vincolate da legge “cd. deboli”. 

2) eliminare il vincolo della cassa per tutte le entrate vincolate da legge, mantenendolo solo per trasferimenti, mutui e finanziamenti;

3) sostituire la disciplina della cassa vincolata con quella della programmazione dei pagamenti.

In pratica, con la prima soluzione si tornerebbe alla situazione antecedente alla citata deliberazione della Sezione delle autotomie, come detto non certamente un ottimo paretiano.

Con la seconda, si opererebbe una autentica semplificazione, mentre la terza merita un approfondimento.

Il programma dei pagamenti è quello citato dall’art. 183, comma 8, del Tuel, norma come già evidenziato su queste colonne assai presuntuosa e velleitaria. Nell’ipotesi di Arconet si tratterebbe di renderlo un documento espresso, redatto su base almeno trimestrale secondo uno schema tipo da approvare con decreto. Il programma dovrebbe essere elaborato “in considerazione degli stanziamenti di bilancio e degli accantonamenti al fondo crediti di dubbia esigibilità”.

Sinceramente, risulta difficile capire cosa questo programma dovrebbe contenere, se non (forse) negli enti che pagano più contributi che fatture e che quindi possono scegliere a cosa dare la priorità (ovviamente le fatture, con buona pace dei beneficiari di contributi). In tutto gli altri casi, è evidente che le fatture debbano essere pagate in ordine di scadenza. 

Ovviamente chi scrive è a favore della soluzione 2, ma siamo pronti a scommettere che si andrà verso la 3.

Ed è già partito il toto acronimo per il nuovo (inutile) adempimento. Potremmo chiamarlo PdP, come Paperon de’ Paperoni.

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